Basilica di San Miniato al Monte (Comune di Firenze)

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 Chiesa, basilica (en)

Secondo la tradizione, il santo martire Miniato, perseguitato durante il regno di Decio, nel III secolo, sarebbe stato sepolto proprio sul monte ove poi sorse l'omonima chiesa. La basilica, insieme con l'annesso monastero benedettino, fu voluta dal vescovo Ildebrando nel luogo dove si riteneva fossero state rintracciate le reliquie del santo, tuttora conservate nella cripta. L'atto di fondazione risale al 1018, quando vennero iniziati i lavori della chiesa, conclusisi intorno al 1207. Eretto sul posto di una chiesa più antica, il nuovo edificio riflette i successivi momenti costruttivi nelle sue diverse parti, dalla più antica cripta alla ricca pavimentazione marmorea della navata centrale. Anche la bellissima facciata, bicroma secondo la tradizione toscana, fu realizzata a partire dal finto colonnato del registro inferiore; il mosaico del frontone, raffigurante il Cristo benedicente fra la Vergine e San Miniato, risale agli inizi del XIII secolo. Il policromismo che contraddistingue la facciata caratterizza anche l'interno, dominato dal presbiterio rialzato. La chiesa, uno dei capolavori del romanico toscano, unisce l'impianto basilicale di derivazione classica a elementi tipicamente romanici; alcuni capitelli sono romani, altri romanici. La sua decorazione più antica è costituita perlopiù da mosaici e tarsie marmoree pregevolissime, delle quali l'esempio più significativo è la fascia centrale del pavimento. Questa parte, che presenta la decorazione originale, reca interessanti motivi figurati, arricchiti di significati simbolici. Anche il bellissimo Zodiaco, motivo di origine pagana, acquista qui una valenza simbolica cristiana con la suddivisione in dodici segni allusivi, secondo taluni, ai dodici Apostoli. Assai ricca dal punto di vista decorativo anche la zona absidale con gli splendidi intarsi marmorei dell'altare, del recinto e del pulpito, dominata dal bellissimo mosaico recante la data 1297; presenta il Cristo benedicente raffigurato fra la Vergine Maria, San Miniato, i simboli degli Evangelisti e il donatore inginocchiato, e si caratterizza per l'uso di una tecnica musiva a forti contrasti chiaroscurali. La sagrestia raccoglie le straordinarie Storie di San Benedetto, realizzate da Spinello Aretino (1387 circa) per volontà del committente, Benedetto degli Alberti. Nel XV secolo la chiesa si arricchì di nuovi capolavori. Nel 1447 Piero de' Medici commissionò a Michelozzo (o, secondo un'altra ipotesi, all'Alberti) la cappella del Crocifisso, il piccolo tempietto inserito in fondo alla navata centrale per ospitare il famoso Crocifisso che avrebbe piegato la testa in segno di assenso nei confronti di San Giovanni Gualberto che aveva perdonato l'uccisore del fratello. Le aquile sono l'emblema dell'Arte di Calimala, che dal XIII secolo sovrintendeva alla manutenzione della chiesa. La cappella del Cardinale del Portogallo, che si apre sulla navata sinistra, costituisce uno straordinario gioiello rinascimentale per aver mantenuto quell'insieme di architettura, pittura e scultura col quale era stato originariamente concepito: essa fu costruita per accogliere le spoglie di Giacomo di Lusitania, Cardinale del Portogallo, morto nel 1459 in giovanissima età a Firenze. Qui lavorarono alcuni dei maggiori artisti del momento, scelti e sovvenzionati dallo zio del defunto, che realizzarono il grandioso progetto. Ideata forse da Antonio Manetti, con successivo intervento dei Rossellino, questa sorta di scrigno impreziosito da pitture, pietre e marmi colorati, vide collaborare Luca della Robbia per la copertura in terracotta invetriata con le Virtù Cardinali (1461) e Antonio Rossellino per lo splendido monumento funebre con l'effigie del Cardinale (1461-66). Quanto alla decorazione pittorica, essa fu affidata in parte ad Alesso Baldovinetti, autore degli Otto profeti nei pennacchi degli archi e degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa nelle lunette, oltre che della suggestiva Annunciazione; a lui succedettero i fratelli Pollaiolo con i due Angeli reggicortina ai lati della tavola d'altare raffigurante i Tre Santi Vincenzo, Giacomo ed Eustachio, ancora opera dei due artisti (ora sostituita da una copia; l'originale si trova agli Uffizi).

Fonte: I Luoghi della Fede - Regione Toscana
Sito Web: web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano
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Coordinate:   43°45'34"N   11°15'54"E
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