Chiesa e Parrocchia di Santa Felicita (Comune di Firenze)
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Piazza Santa Felicita, 3
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Chiesa
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L'attuale chiesa settecentesca sorse sulle fondamenta di una precedente chiesa romanica, a sua volta eretta sul luogo di una basilica cimiteriale cristiana. E' dedicata alla santa vissuta all'epoca dell'imperatore Marco Aurelio, che con i suoi sette figli subì il martirio da parte del prefetto Publio. La prima chiesa, risalente agli inizi del V secolo, era di notevoli dimensioni e circondata da un'ampia zona destinata alla sepoltura. I lavori di scavo e i successivi rifacimenti hanno riportato in luce resti delle fondamenta ed epigrafi che si erano conservate sotto le successive costruzioni. Nell'XI secolo fu costruito l'edificio romanico; al 1055 risale la prima menzione documentaria di un annesso monastero di monache benedettine. Di tale edificio si conserva, tuttavia, solo la Sala capitolare trecentesca (accesso dal chiostro) con affreschi frammentari (1387) di Niccolò di Pietro Gerini (Crocifissione e, nel soffitto, clipei con il Redentore e le Sette Virtù). La chiesa romanica, a tre navate, seppur con successive aggiunte di cappelle e altari, mantenne sostanzialmente la sua struttura fino al XVIII secolo. Risale al 1473 la sagrestia di impronta brunelleschiana, patrocinata dalla famiglia Canigiani, ove sono conservate la trecentesca Madonna col Bambino e santi di Taddeo Gaddi, e le quattrocentesche Adorazione dei Magi di Francesco d'Antonio e Santa Felicita con i suoi sette figli di Neri di Bicci. Pure quattrocentesca è la cappella Barbadori (1419-1423); progettata dal Brunelleschi, il patronato passò poi a Lodovico di Gino Capponi, il quale ne affidò la decorazione al Pontormo, che vi lavorò dal 1525 al 1528. Perduta la pittura della volta, rimangono nella prestigiosa cappella gli Evangelisti dei pennacchi e due dei più alti capolavori del maestro di Pontorme: la Vergine Annunciata e l'Angelo Annunziante sulla parete laterale e la pala con la Deposizione sopra l'altare di fondo: chiusa nella bellissima cornice dorata, con la sua dimensione surreale di corpi allungati e aggrovigliati e la sua gamma di colori dai toni cangianti, costituisce uno dei testi pittorici più importanti del Primo Manierismo. La vetrata col Trasporto al sepolcro è una copia di quella che fu realizzata da Guglielmo de Marcillat nel 1526. La volontà di creare un pendant con questo ambiente portò, alla fine del XVI secolo, alla decorazione della cappella opposta, di patronato dei Canigiani, per mano di Bernardino Poccetti (Miracolo di Santa Maria della Neve, 1589-90). Nel 1565, come ricorda lo stesso Vasari, Cosimo I decise la costruzione del lungo corridoio che doveva collegare l'antico Palazzo dei Priori di piazza della Signoria con la nuova residenza medicea, già proprietà dei Pitti, passando appunto dalla chiesa di Santa Felicita, che cominciò in tal modo a ricoprire un ruolo di primo piano nella vita di Corte. Al Cigoli si deve il disegno della Cappella Maggiore di proprietà dei Guicciardini (ove nel 1540 fu sepolto il grande storico Francesco), i cui lavori si protrassero fino a quando venne decorata la volta dal Cinganelli (1620 ca.); sull'altare, la pala con l'Adorazione dei Pastori attribuito a Francesco Brina (1587). Seguendo un progetto di modernizzazione avviato dalla Controriforma, nel 1735 le monache iniziarono la costruzione della nuova chiesa affidandola all'architetto Ferdinando Ruggieri, che si ispirò a modelli tardo-cinquecenteschi, nella ricerca di un chiaro ritmo classico nell'unica navata: dell'antica chiesa furono preservate solo le due simmetriche Cappelle Barbadori-Capponi e Canigiani, oltre al coro seicentesco. Nella chiesa si ammirano anche il Martirio dei Maccabei (1863) di Antonio Ciseri, al terzo altare di destra; l'Incontro di Sant'Anna e San Gioacchino, attribuito a Michele di Ridolfo Ghirlandaio, nella testata del transetto destro; l'Assunzione della Vergine e sante (1677), attribuita al Volterrano, nella testata di quello di sinistra. Se la soppressione leopoldina non arrecò grandi mutamenti alla vita monastica, poiché le monache rimasero in Santa Felicita, la soppressione napoleonica del 1808-10 mise invece fine al monastero benedettino.
Fonte: I Luoghi della Fede - Regione Toscana
Sito Web: web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano
www.santafelicita.it/index/
Fonte: I Luoghi della Fede - Regione Toscana
Sito Web: web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano
www.santafelicita.it/index/
Articolo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Felicita_(Firenze)
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