Certosa di San Nicola

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La Certosa di San Nicola è stata, per quattrocento anni (1400-1800) centro animatore della media valle del Sinni.
Intorno alla Certosa é nata ed è vissuta la Comunità rurale di Francavilla, attingendo alla cultura cistercense non solo insegnamenti per la guida religiosa ma anche stimoli per lo sviluppo agricolo e artigianale, per il progresso economico e la crescita civile in generale.
Della Certosa restano oggi solo i ruderi, L'edificio fu distrutto nel 1809, dopo che la soppressione degli ordini monastici del 1806 non era bastata per spegnere i focolai di dissenso verso i Napoleonidi nella grande rivoluzione che ha stravolto gli assetti dell'Europa ed ha aperto le valli di Basilicata alle sanguinose vicende dell'Ottocento.
Ordine monastico caro alla famiglia d'Angiò, quello dei Certosini accoglieva tra gli uomini vocati (o spesso "dedicati") alla vita contemplativa moltissimi figli cadetti delle nobili famiglie medioevali.
A quest'Ordine si rivolsero i Sanseverino quando, nelle alterne vicende dello Scisma Pontificio di Occidente, nelle travagliate lotte per il dominio del Regno di Napoli, nelle cruente competizioni tra Durazzeschi e Angioini pensarono di fare cosa gradita a Luigi II d'Angiò, nuovo re di Napoli dall'agosto 1390, decidendo di fondare un monastero in una delle loro contee.
Fu Venceslao di Sanseverino, duca di Venosa, conte di Tricarico e Chiaromonte, che avviò gli atti preliminari per ottenere le autorizzazioni necessarie e per formalizzare la donazione dei terreni e l'assegnazione della "dote" al Monastero.
L'ubicazione del Cenobio fu fissata prima nella località San Filippo dell'Agro di Senise. Con fra Matteo da Tito del Monastero di S. Martino di Napoli, nominato dall'Ordine quale commissario, deputato per I'accettazione del donativo di Venceslao, tale ubicazione fu ridiscussa e modificata fino a definire una sede più confacente al tipo di fisionomia desiderata per il nuovo insediamento dai Certosini; essi preferivano sviluppare, oltre alle produzioni agricole, anche allevamenti in una economia pastorale, cui meglio si confacevano I terreni di Rubio e di Sant'Elania dove poi la Certosa fu definitivamente ubicata; parte di questi terreni furono acquisiti dopo lunghe trattative conclusesi con una permuta tra i Sanseverino e i Monaci Basiliani della vicina Carbone.
La costruzione iniziò nel 1395.
Movente ufficiale della donazione fu quello tutto personale di Venceslao, che dichiara nella carta di fondazione del 1391 di essere stato spinto a creare un nuovo Centro dal desiderio di ottenere la remissione dei peccati e la salvezza della sua anima. Tutto in linea con le finalità contemplative, personalistiche e individualistiche dell'Ordine Certosino, così come saranno in linea con queste stesse finalità le promesse che pure i vassalli di Francavilla sottoscriveranno nel legare la loro sorte a quella della Certosa.
Vicende drammatiche interruppero la costruzione del Monastero. La caduta in disgrazia dei Sanseverino e l'uccisione di Venceslao nel 1404, resero difficile le posizioni dei Cenobiti anche se i buoni rapporti dell'Ordine con la Corte di Napoli permisero loro di difendere i beni avuti in dono e recuperare almeno parte di quelli che vari tentativi di esproprio avevano tolto alla loro giurisdizione. La conferma delle donazioni, esplicitata da Giovanna II e da Luigi III d'Angiò, si arricchì dell'autorizzazione ai Certosini di "congregare vassallos" e fondare quindi una comunità agricola trasferendo ai detti vassalli alcuni dei privilegi concessi al Monastero (1425-1488).
Sulla collina che era servita come "direzione" e "campo base del cantiere" durante la costruzione della Certosa si insediarono quindi i vassalli di "Villa Franca".
Trovarono sull'altura, da cui si domina la vallata dl Sant'Elania e i boschi di Rublo, una cappella, le capanne, i magazzini, i dormitori, le botteghe, gli ovili abbandonati dai muratori e dai mastri d'ascia oltre che dai primi monaci trasferitisi nella nuova Certosa. II centro rurale di "Villa Franca" accoglieva gli scampati alla rovina del vicino Casale di Rubio e si ingrossava via via con gli arrivi di altri coloni dalle campagne circostanti e dalle zone vicine: Latronico, Lauria, Chiaromonte, Moliterno. Arrivi selezionati secondo precise regole di organizzazione, funzionali all'esigenza della Certosa, e di etica comportamentale, che furono poi scritti in un patto tra Certosini e vassalli: l'atto di concessione contenuto nella pergamena redatta dal notaio Dantolo della Diocesi di Anglona il 13 gennaio 1439.
La pergamena custodita in copia autentica presso l'archivio arcivescovile di Potenza è stata messa in luce dal Prof. Antonio Giganti, docente di Storia Medioevale all'Università di Bari, nell'anno 1978. È il primo documento storico in cui compare la comunità di Francavilla e in cui se ne sancisce la nascita da parte delle istituzioni dell'epoca.
La sua formulazione in latino notarile e in volgare (per renderla comprensibile ai vassalli pur assistiti da testimoni), dopo aver raccolto il giuramento, elenca tanti obblighi; "Ii detti frati volino dalli detti vassalli primo et principalmente che siano buoni uomini et timorati dl Dio, che guardino le domeniche et altre feste comandate et andino omne feste a vedere la messa e guardino tutti li altri comandamenti dl Dio e faccino elemosine quando ponno" ...
... "Item detti frati non volino in la loro terra barattieri puttanieri renegati imbriacuni e che portino odio l'uno all'altro" ...
... "Item volino li detti frati per la loro honesta et honore delli detti vassalli che loro femine non prattichìno allo territorio delli detti frati...
La stessa pergamena elenca poi i diritti concessi ai vassalli che "sono franchi e liberi di ogni angaria e parangaria"...
"Item li detti frati concedano alli detti vassalli per fare loro vinee e masserie"... "che si possono cogliere gliando loro per li porci che tengono in casa"... "che forti li possino fare a torno a torno alle terre"... "che possono cogliere le castanee a metà".., "che si possa vendere la possessione.
E inoltre; "che li detti vassalli paghino omne anno la decima"... "e che ipsi siano tenuti di difendere II monasterio" e "aggiutare lo priore e lo procuratore dui o tre giornate...".
Nel 550° anniversario Francavilla sul Sinni ha ricordato questo suo atto di nascita ed ha ascoltato con i primi risultati del progetto di ricerca storica, avviato durante il 1989, propositi e programmi di interessanti approfondimenti.
Nell'affollatissimo convegno, svoltosi il 29 dicembre 1989, ha raccolto incoraggiamenti, lezioni e consigli, per un promettente lavoro, da eminenti esponenti della Cultura come Fonseca per l'Università di Basilicata, Sisinni per il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali, Adamesteanu patriarca dell'Archeologia, Giganti docente dell'Università di Bari.
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Coordinate:   40°4'11"N   16°12'47"E
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