Convento di San Francesco della Rabatana di Tursi
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Su un alto poggio che fronteggia il caratteristico nucleo originario di Tursi (MT), la Rabatana, affacciato sui ripidi calanchi argillosi, si ergono i resti di un monumento imponente ed elegante: il convento di S. Francesco d’Assisi.
Il convento dell’Ordine dei frati Minori Osservanti fu fondato intorno al 1337 e sin dalla sua nascita accolse un noviziato, un professorato ed uno studio di filosofia.
La sua storia è ricostruibile in parte grazie ai documenti venuti alla luce fino ad oggi: si ha notizia di un primo intervento di ampliamento nel 1609 quando la struttura venne tra l’altro dotata di una ricca biblioteca, molto famosa all’epoca; altre opere, come il completamento della mensa e soprattutto gli invasivi rimaneggiamenti della Chiesa, quali l’aggiunta di stucchi di gusto barocco e la creazione di nicchie e edicole per le statue dei santi nell’unica grande navata, sono riconducibili alla fine del Seicento. Occupato militarmente dai francesi di Napoleone Bonaparte alla fine del Settecento, il convento fu saccheggiato e bruciato, compresa la celebre biblioteca; e fu proprio a seguito delle soppressioni Napoleoniche, che i frati abbandonarono completamente il convento, il 14 febbraio 1807, per farvi ritorno nel 1818, con la riconquista del Regno delle Due Sicilie da parte di Ferdinando IV. L’edificio subì anche ingenti danni durante il terremoto del 1857, solo in parte sanati dalla Mensa Vescovile di Tursi; ma le disavventure non erano destinate a finire qui: infatti, a seguito dell’emanazione della legge del 7 luglio 1866, che prevedeva la soppressione di tutti gli ordini e corporazioni religiose, il convento fu nuovamente abbandonato, e la proprietà passò al demanio; fu così che venne adibito a luogo di sepoltura, fino al 1894, anno di costruzione del cimitero di Tursi. L’intera struttura e il terreno circostante furono poi venduti dal Comune, nel 1892, per lire 2.493, 60 all’arcidiacono della Cattedrale di Tursi, mons. Daniele Virgallita, il quale chiamò le suore “Margheritine Francescane”, perché si occupassero dell’educazione di orfane e fanciulle bisognose, ma anche quest’esperienza durò poco: le religiose andarono via e per un breve periodo ritornarono i frati. Nel frattempo cresceva l’indebitamento “gestionale” e questo indusse l’arcidiacono ad alienare la proprietà: una parte fu venduta al frate don Pasquale De Vito da Grassano e un’altra al sacerdote don Rocco De Felice. Nel 1909 ci fu il totale abbandono da parte dei frati e cinque anni dopo, la definitiva chiusura.
Su un alto poggio che fronteggia il caratteristico nucleo originario di Tursi (MT), la Rabatana, affacciato sui ripidi calanchi argillosi, si ergono i resti di un monumento imponente ed elegante: il convento di S. Francesco d’Assisi.
Il convento dell’Ordine dei frati Minori Osservanti fu fondato intorno al 1337 e sin dalla sua nascita accolse un noviziato, un professorato ed uno studio di filosofia.
La sua storia è ricostruibile in parte grazie ai documenti venuti alla luce fino ad oggi: si ha notizia di un primo intervento di ampliamento nel 1609 quando la struttura venne tra l’altro dotata di una ricca biblioteca, molto famosa all’epoca; altre opere, come il completamento della mensa e soprattutto gli invasivi rimaneggiamenti della Chiesa, quali l’aggiunta di stucchi di gusto barocco e la creazione di nicchie e edicole per le statue dei santi nell’unica grande navata, sono riconducibili alla fine del Seicento. Occupato militarmente dai francesi di Napoleone Bonaparte alla fine del Settecento, il convento fu saccheggiato e bruciato, compresa la celebre biblioteca; e fu proprio a seguito delle soppressioni Napoleoniche, che i frati abbandonarono completamente il convento, il 14 febbraio 1807, per farvi ritorno nel 1818, con la riconquista del Regno delle Due Sicilie da parte di Ferdinando IV. L’edificio subì anche ingenti danni durante il terremoto del 1857, solo in parte sanati dalla Mensa Vescovile di Tursi; ma le disavventure non erano destinate a finire qui: infatti, a seguito dell’emanazione della legge del 7 luglio 1866, che prevedeva la soppressione di tutti gli ordini e corporazioni religiose, il convento fu nuovamente abbandonato, e la proprietà passò al demanio; fu così che venne adibito a luogo di sepoltura, fino al 1894, anno di costruzione del cimitero di Tursi. L’intera struttura e il terreno circostante furono poi venduti dal Comune, nel 1892, per lire 2.493, 60 all’arcidiacono della Cattedrale di Tursi, mons. Daniele Virgallita, il quale chiamò le suore “Margheritine Francescane”, perché si occupassero dell’educazione di orfane e fanciulle bisognose, ma anche quest’esperienza durò poco: le religiose andarono via e per un breve periodo ritornarono i frati. Nel frattempo cresceva l’indebitamento “gestionale” e questo indusse l’arcidiacono ad alienare la proprietà: una parte fu venduta al frate don Pasquale De Vito da Grassano e un’altra al sacerdote don Rocco De Felice. Nel 1909 ci fu il totale abbandono da parte dei frati e cinque anni dopo, la definitiva chiusura.
Nearby cities:
Coordinate: 40°15'1"N 16°28'33"E
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