Vulci
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rovine/vestigia, sito archeologico
Vulci è ubicata su un pianoro, una piattaforma calcarea di origine vulcanica lungo la riva destra del fiume Fiora, oggi detto Pian di Voce, sul territorio dell’odierna Montalto di Castro, a metà strada da Canino e a ridosso del suo territorio, nella Maremma Laziale in Provincia di Viterbo: relativamente lontana dal mare ma con l’alimentazione dei suoi abitanti garantita da una ricca produzione agricola, raggiunge una notevolissima importanza sia territoriale che extraterritoriale e può essere considerata una "metropoli" del suo tempo.
Proprio tra il IX ed l’VIII secolo a.C. Vulci diventa infatti Velcha, una delle più grandi città-stato etrusche, e dal settimo a sesto secolo a.C. la città crescerà ancora politicamente, militarmente e territorialmente, poi nel sesto secolo l’artigianato locale si arricchirà di manodopera greca, dando vita ad una altamente qualitativa produzione di ceramiche e sculture, lapidee e bronzee, le quali vengono esportate con successo in pratica su i mercati dell’intera area mediterranea: Velcha diventa così conosciuta in tutto il mondo antico per il suo forte sviluppo marinaro associato ad un vitale commercio di prodotti d’artigianato con la Grecia e l’Oriente - la "Serenissima" etrusca!
La città riesce anche a superare la crisi del V secolo, tanto che nella prima metà del IV secolo riprendono le sue opere pubbliche con la costruzione delle mura e del tempio: ma nella seconda metà del secolo la crescente pressione di un sempre più aggressivo espansionismo romano viene accusato e la città di Vulci inizia una lotta senza quartiere per la sua indipendenza e per la stessa sopravvivenza, che la porterà inesorabilmente ad una lenta decadenza e la vedrà infine sconfitta insieme a Bolsena nel 280 a.C. dalla macchina bellica romana sotto il comando del Console Tiberio Coruncanio, addirittura rafforzata da altre città etrusche a lui alleatesi... (contesto storico questo molto importante per poter più avanti leggere e capire gli affreschi della Tomba dei Saties!).
Una Vulci sconfitta è costretta innanzitutto a cedere a Roma la maggior parte dei propri territori, tra cui quelli preziosissimi interni e costieri, fondamentali gli uni per l’agricoltura e gli altri per il commercio via mare: la città è in pratica tagliata fuori da tutto, strategicamente imprigionata dai Romani entro se stessa, un atto punitivo per la sua dura e caparbia opposizione a Roma anche nel tentato ruolo di promotrice e coordinatrice di una più efficace e sinergica lega militare etrusca - un danno irreparabile, perché con l’autonomia sparisce anche l’economia, la città implode, decade rapidamente e svanisce come inghiottita da un buco nero della storia.
Fonte:
www.tusciaromana.info/3Cultura/c_sto_rom_vulci.htm
Proprio tra il IX ed l’VIII secolo a.C. Vulci diventa infatti Velcha, una delle più grandi città-stato etrusche, e dal settimo a sesto secolo a.C. la città crescerà ancora politicamente, militarmente e territorialmente, poi nel sesto secolo l’artigianato locale si arricchirà di manodopera greca, dando vita ad una altamente qualitativa produzione di ceramiche e sculture, lapidee e bronzee, le quali vengono esportate con successo in pratica su i mercati dell’intera area mediterranea: Velcha diventa così conosciuta in tutto il mondo antico per il suo forte sviluppo marinaro associato ad un vitale commercio di prodotti d’artigianato con la Grecia e l’Oriente - la "Serenissima" etrusca!
La città riesce anche a superare la crisi del V secolo, tanto che nella prima metà del IV secolo riprendono le sue opere pubbliche con la costruzione delle mura e del tempio: ma nella seconda metà del secolo la crescente pressione di un sempre più aggressivo espansionismo romano viene accusato e la città di Vulci inizia una lotta senza quartiere per la sua indipendenza e per la stessa sopravvivenza, che la porterà inesorabilmente ad una lenta decadenza e la vedrà infine sconfitta insieme a Bolsena nel 280 a.C. dalla macchina bellica romana sotto il comando del Console Tiberio Coruncanio, addirittura rafforzata da altre città etrusche a lui alleatesi... (contesto storico questo molto importante per poter più avanti leggere e capire gli affreschi della Tomba dei Saties!).
Una Vulci sconfitta è costretta innanzitutto a cedere a Roma la maggior parte dei propri territori, tra cui quelli preziosissimi interni e costieri, fondamentali gli uni per l’agricoltura e gli altri per il commercio via mare: la città è in pratica tagliata fuori da tutto, strategicamente imprigionata dai Romani entro se stessa, un atto punitivo per la sua dura e caparbia opposizione a Roma anche nel tentato ruolo di promotrice e coordinatrice di una più efficace e sinergica lega militare etrusca - un danno irreparabile, perché con l’autonomia sparisce anche l’economia, la città implode, decade rapidamente e svanisce come inghiottita da un buco nero della storia.
Fonte:
www.tusciaromana.info/3Cultura/c_sto_rom_vulci.htm
Articolo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Vulci
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Coordinate: 42°24'56"N 11°37'56"E
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