Il Diolkos Corinto | antico, storico, trasporti, sito archeologico, Luogo interessante

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Quando si viaggia da Atene a Corinto - una distanza di circa 80 chilometri – e si lascia l’Attica per entrare nel Peloponneso, si attraversa un istmo, una stretta e piuttosto bassa lingua di terra, di 6 km di larghezza, che collega la Grecia centrale (Sterea Hellas) con il Peloponneso, nonché con la parte est del Golfo Saronico. Sia economicamente che strategicamente, l’istmo di Corinto, come questa stretta striscia di terra viene chiamata, ha sempre svolto un ruolo molto importante nella storia della Grecia. E’ la sola comunicazione tra il nord e il sud del paese. Popolazioni, eserciti e materie prime lo hanno costantemente attraversato.

Questo fatto fondamentale contribuì alla nascita di una importante città, Corinto, sul bordo meridionale del golfo omonimo. Vi furono momenti in cui la sua influenza si fece sentire oltre il golfo Saronico verso il Mar Egeo e al di là del golfo di Corinto verso l’Adriatico.

Quindi, due porti importanti furono fondati nell’antichità su entrambi i lati dell’Istmo: il Lechaion sul Golfo di Corinto, e Kenchreai sulle rive del Golfo Saronico.

Come portare una nave dal golfo di Corinto al golfo Saronico e viceversa? La questione afflisse la marineria greca fin dai tempi più antichi. Fu risolto verso la fine del VII secolo a.C., o all’inizio del sesto secolo, con una audace decisione che portò alla più grande realizzazione tecnica della Grecia arcaica: la costruzione del cosiddetto Diolkos o scalo.

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Tra il 1956 e il 1959, la Società archeologica greca effettuò gli scavi che permisero di rintracciare il percorso del Diolkos. Ne fu, infatti, portato alla luce la maggior parte, che di fatto scorreva quasi parallelo al moderno canale, dal Golfo di Corinto al golfo Saronico.

Il Diolkos aveva una carreggiata con una larghezza di 10 metri al punto di partenza sul Golfo di Corinto. La pavimentazione in pietra cominciava sul limite della spiaggia. Le navi venivano prese da questo punto di partenza senza essere trascinate sul Diolkos. Poggiavano inizialmente su alcuni cilindri di legno, per venire poi trasferite sopra a un veicolo dotato di speciali ruote. Per ridurre il peso della nave, per quanto possibile, essa doveva essere scaricata prima di essere issata sul Diolkos, mentre le merci continuavano il loro viaggio sulla strada ordinaria per l’altro capo dell’istmo su appositi carri. La carreggiata si restringeva dai 6 ai 3,50 metri dopo il punto di partenza dello scalo, ed era pavimentata con pietra porosa in tutta la sua lunghezza. Due profondi solchi paralleli, alla distanza di 1,50 metri gli uni dagli altri, segnavano il Diolkos.

Così, la nave veniva trascinata per tutto l’istmo. Al raggiungimento dello scalo sul capolinea del Golfo Saronico, veniva calata in mare, e riempita di nuovo con le merci, continuava il viaggio. Questa soluzione non si limitò solo a velocizzare il traffico. Consentì alle navi che transitano tra il Mediterraneo centrale ed orientale di evitare il lungo periplo, irto di pericoli, del Peloponneso.

Il Diolkos fu più volte riparato e restaurato nei secoli successivi e rimase in uso sino al tempo di Augusto, anche se la comparsa di navi sempre più grandi e sicure, contribuì a limitare la sua utilità. Non vi è quasi alcuna menzione del suo uso nei secoli successivi, quelle poche sono in connessione con le attività belliche.

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Coordinate:   37°56'54"N   22°57'52"E
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