Necropoli del Portone o dei Marmini

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 Necropoli, sito archeologico
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L’antica necropoli, detta del Portone o dei Marmini, s’estendeva a partire da questo punto; era costituita in massima parte da tombe di età ellenistica, con qualche tomba più arcaica, ma continuò a essere frequentata anche in età romana. Gli scavi cominciarono ai primi del Settecento e portarono alla luce centinaia di tombe il cui materiale rifornì il collezionismo antiquario dell’epoca.
Da allora gli oggetti trovati nella necropoli hanno viaggiato moltissimo e ne possiamo ammirare esemplari in musei di tutto il mondo. Una grande quantità di oggetti, rinvenuti durante degli scavi effettuati negli anni 1818-1834 da Giusto Cinci, uno dei proprietari terrieri di questa zona, fu acquistata in blocco dal Granduca Leopoldo II nel 1828. Questa collezione passò poi al Museo Archeologico di Firenze dove sono ancora oggi conservate; è possibile vedere le urne nella sala X, sulle pareti di sinistra, insieme ad altri materiali provenienti dal territorio volterrano, mentre i gioielli sono visibili nella sezione degli ori provenienti dalle collezioni medicee e lorenesi (sala I, vetrina IV; sala II vetrina I e II).
La maggior parte delle tombe, a causa della pessima conservazione delle strutture, vennero ricoperte e oggi sono visibili solo due di esse; altre tombe, che possiamo vedere dalla strada, furono rinvenute negli anni ‘60 durante i lavori per la costruzione della strada.
Attraversiamo la porta e dopo circa 300 metri troviamo le prime tombe. Le tombe, in origine,erano disposte lungo le vie di comunicazione; in questo caso la strada non corrisponde a quella antica che era più a Est. Le sepolture che vediamo oggi lungo la via moderna sono quelle che in origine si trovavano ai margini della necropoli; questo fatto, e la pessima conservazione, ci danno un’ impressione di povertà che non corrisponde alla realtà, visto che alcuni dei corredi funerari provenienti da questa si rivelarono fra i più ricchi della città.
Gli ipogei sono costituiti da una o più camere scavate nell’arenaria di varie forme e dimensioni: circolari, quadrate, ellittiche; generalmente sono formate da una sola camera a cui si accedeva tramite un corridoio in leggera pendenza (chiamato dròmos). Gli ipogei erano spesso segnalate da un tumulo sormontato da cippi a forma di cipolla, di pigna o di obelisco. Si sono conservati numerosi esemplari di questi cippi che in epoche successive venivano molto spesso riutilizzati per altri scopi; significativa appare la presenza, all’interno del battistero di Volterra, di un cippo in marmo utilizzato come acquasantiera. Il tumulo poteva anche essere sostituito da un monumento funerario costituito da una costruzione in pietra più o meno complessa.
Le ceneri dei defunti erano racchiuse in urne in pietra o in vasi cinerari. A Volterra si diffonde, a partire dal IV sec. a. C., la tendenza ad utilizzare vasi decorati con figure rosse di imitazione greca che erano prodotti sul posto. Questo tipo di vasi, chiamati kelèbai, erano lavorati probabilmente da artigiani locali che avevano contatti con artisti greci ed erano esportati sia nel territorio controllato un nobile.

Fonte:
Sezione Didattica della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
www.comune.firenze.it./soggetti/sat/didattica
Nearby cities:
Coordinate:   43°24'41"N   10°51'50"E
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