Palazzo Dardinelli-Fenzi (Comune di Firenze)

Italy / Toscana / Florence / Comune di Firenze / Via Camillo Cavour, 39

Si tratta di un edificio cinquecentesco (almeno per il nucleo centrale di tre assi, che è quello riprodotto nelle tavole di Ferdinando Ruggieri) riconducibile all’attività di Santi di Tito, poi significativamente ampliato e rimaneggiato nell’Ottocento, con facciata riccamente decorata. Più in particolare (come risulta in Firenze 1850), nel 1851, al tempo della proprietà Fenzi e su progetto dell’architetto Domenico Giraldi, la facciata fu soprelevata di un piano e ampliata di due assi per lato, riproponendo gli elementi propri del corpo centrale, di modo che oggi l’intero fronte, se pure di età diverse, si mostra di disegno unitario e senza soluzione di continuità. Così Federico Fantozzi nella sua guida del 1842: “Vuolsi architettata da Santi di Tito e mostra infatti la sua maniera trita, minuta e senza grandiosità: le due finestre però del primo piano, sono veramente belle e ben proporzionate”. Attualmente - come accennato - si sviluppa per quattro piani su sette assi, i tre centrali inquadrati da lesene verticali. Al primo piano è un finestrone ad arco con un balcone in asse con il portone principale, affiancato da sei finestre rettangolari con timpano e sormontato da un scudo con l’arme dei Dardinelli (di rosso, al cane rampante d’argento, accostato da due ferri di lancia pure d’argento). Al secondo piano sono sette finestre architravate e, al centro, lo scudo con l’arme dei Fenzi (d’azzurro, al sinistrocherio di carnagione, vestito di rosso, tenente un giglio di giardino al naturale, e al capo cucito d’Angiò). L’intervento ottocentesco ha qualificato questo fronte con una estesa decorazione a graffito che si sviluppa su tutte le superfici, con racemi vegetali, rosette, palmette, grifi alati, vasi biansati, tutti rigorosamente inquadrati nelle varie specchiature determinate dalle fasce marcapiano e dalle lesene verticali; al piano terra i graffiti riproducono specchiature marmoree e cornici. Per quanto riguarda gli interventi succedutisi nella prima metà del Novecento così Mazzino Fossi riassumeva le vicende: “Nel maggio del 1904 furono restaurati i graffiti. Nell’ottobre del 1908 restauro al pietrame della facciata. Nel gennaio-febbraio 1913 pratiche per eseguire un’apertura sotto una finestra del piano terreno: il permesso è accordato (forse si tratta dell’ultima finestra a destra). Nel maggio-giugno del 1921 è chiesto e ottenuto il permesso di aprire uno sporto nella facciata. Nel giugno del 1939 restauro della facciata. Il 18 marzo del 1947 viene concesso il permesso di aprire due sporti sotto le finestre fiancheggianti la porta, a condizione che siano richiusi quelli esistenti alle estremità; il 7 giugno 1947 il permesso viene revocato”. Il palazzo, frazionato in varie unità abitative, è stato interessato da un intervento di restauro complessivo tra il 1994 e il 1995: in particolare la decorazione a graffito (che nel 1993 si diceva leggibile solo parzialmente, con ampie zone di intonaco cadute) è stata in buona parte correttamente ricostruita sulle tracce dell’esistente, in modo da mantenere unitarietà e dignità all’insieme. Alcuni ambienti al terreno sono utilizzati dalla contigua biblioteca Marucelliana. Sempre al terreno, in corrispondenza del numero 73r, è un ulteriore scudo con l’arme dei Castelli del quartiere di San Giovanni (d’azzurro, alla barca al naturale fluttuante sul mare dello stesso, e accompagnata in capo da una stella a otto punte d’oro), famiglia che tuttavia non appare ricordata dalla letteratura consultata tra quelle nel tempo proprietarie. Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
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Coordinate:   43°46'38"N   11°15'26"E
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