San Saba - Rione XXI (Roma)

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 quartiere / vicinato, quarter (urban subdivision) (en)

Unico fra i rioni romani, il XXI porta il nome del santo cui è intitolata la chiesa principale. La desinenza genera a volte equivoci (capita di sentire "Santa Saba"), ma Saba fu sicuramente un uomo. Fondatore del monachesimo, abate di Palestina, il suo corpo fu sepolto qui, quando nel VII secolo i suoi seguaci arrivarono a Roma. Il rione (ex XII Regione) sorge dov'era il colle Remuria, da dove forse Remo vide in volo gli avvoltoi e dove avrebbe voluto edificare la nuova città. Verde e ricca d'acque, la zona era detta " Piscina Publica" per la presenza di sorgenti alle quali erano attribuite diverse virtù terapeutiche: la fonte di Mercurio, cui attingevano i mercanti per purificarsi dai commerci illeciti,; o quella dedicata ad Apollo e alla milza, la cui acqua aveva proprietà purgative. Non a caso, proprio in questa zona furono costruite le terme di Caracalla, superbo dono dell'imperatore al popolo, dato che i patrizi avevano già i loro più esclusivi bagni. Ricche d'opere d'arte e di mosaici, le terme si dividevano nei canonici tre settori con l'acqua a diverse temperature: Frigidarium, Tepidarium e Calidarium, con il contorno di locali accessori come le palestre, le biblioteche, le sale di convegno e i deambulatori. Potevano contenere fino a 1600 bagnanti contemporaneamente, sotto i cui piedi si muoveva tutta una 'città', dai forni per riscaldare l'acqua alla fitta rete di condutture, all'intricata serie di strade sotterranee percorse da carri che trasportavano fascine e biancheria. Le terme funzionarono fino ai primi secoli del medioevo. Nel tardo Ottocento furono utilizzate come caserme. Molte le sacre leggende legate al rione, come quella della 'fasciola', che avrebbe originato l'antico titolo della chiesa accanto alle terme, poi dedicata ai santi Nereo e Achilleo: si narra che l'apostolo Pietro, nel fuggire da Roma (l'episodio è lo stesso del "Domine quo vadis"), avesse perduto una piccola benda (una fasciola) che gli fasciava una piaga del piede. La benda sarebbe stata poi raccolta da una pia matrona, e più tardi si sarebbe pensato di conservare la reliquia in una chiesa, intitolandola alla reliquia stessa. Lungo la Passeggiata Archeologica, voluta da Guido Baccelli nel 1887 (l'inaugurazione risale però al 1917), sorge la bellissima chiesa di Santa Balbina, nata sui resti dell'antica Domus Cilonis. Altra chiesa, altra leggenda: quella di un prodigioso candelabro, fatto di una pietra ardente e inestinguibile (forse un richiamo all'asbesto o amianto), e del suo legame con una statua di arciere, fieramente proteso a scoccare una freccia. Ambedue le opere si sarebbero trovate dove adesso c'è la chiesa. Una scritta minacciosa in etrusco sulla statua dell'arciere ammoniva :"Se alcuno mi tocca, io ferirò". Il candelabro continuò ad ardere per molti secoli, fino a quando un uomo toccò la statua: la freccia scoccò e il fuoco si spense per sempre.
Prima di lasciare la Passeggiata Archeologica, ancora uno sguardo alla via delle Terme di Caracalla: su quella che un tempo era una valle, cavalcò Enrico VII verso San Giovanni in Laterano per farsi cingere il capo con la corona imperiale. Il piccolo colle, la Remuria, raggiunge la massima elevazione proprio in corrispondenza con la chiesa di San Saba. Fu edificata su un vecchio oratorio medioevale del VII secolo, che a sua volta utilizzava un edificio romano, forse la IV Coorte dei Vigili. Un tragico evento si verificò qui nel 768: l'antipapa Costantino fu imprigionato nel monastero dopo essere stato accecato. Vicenda più gentile è invece quella cui allude un'iscrizione sul portale: "Ex qua domo cotidie pia mater mittebat ad clivum Scauri scutellam leguminum", "da questa casa, ogni giorno la pia madre portava una scodella di legumi al Clivo di Scauro". La pia madre in questione era Santa Silvia, che ogni giorno portava da qui, dove era la sua casa, un piatto di legumi al figlio Gregorio Magno che abitava poco distante, nel monastero di Sant'Andrea al Clivo di Scauro. Di tutt'altro tono, e apparentemente non appropriata a una chiesa, è invece la storia raccontata su un affresco del XIII secolo lungo la navata di sinistra: l'affresco raffigura tre donne nude in una camera da letto. In realtà si tratta della "leggenda di San Nicola di Bari e delle tre zitelle". Le tre donne erano le figlie bellissime di un'onesta ma povera famiglia, il cui padre era assai preoccupato perché le figliole non avevano dote e, intanto, la bellezza ne metteva a rischio la virtù. L'uomo invocò allora san Nicola, di cui era devoto. Il Santo esaudì la preghiere e lanciò, attraverso la finestra della camera da letto delle ragazze, una borsa piena di monete d'oro che garantì la dote per tre matrimoni. San Saba è tra le più pregevoli testimonianze dell'alto Medioevo in Italia e in Europa. E il quartiere, che ora lasciamo, è un'isola di pace: quartiere in origine popolare, gemello dell'Aventino da cui lo separa il lungo 'boulevard' tra la Piramide e la Passeggiata Archeologica. Oggi, per la posizione a due passi dal pieno centro e per il carattere - quasi un paese incastonato nel traffico romano - è una mecca per le agenzie immobiliari.
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Coordinate:   41°52'44"N   12°29'21"E
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