Museo Archeologico Nazionale (Tarquinia)
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Piazza Cavour, 1
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Ospitato nel quattrocentesco palazzo Vitelleschi, il museo, fondato nel 1916, ha come nucleo originario le collezioni ottocentesche della raccolta comunale e della collezione Bruschi-Falgari. Tutti i reperti provengono quasi totalmente dalla vicina necropoli di Monterozzi, comprendendo un periodo di circa otto secoli; conseguentemente viene presentato un’allestimento che segue criteri tipologici su tre piani dell’edificio.
Al piano terra sono sistemati reperti lapidei dalle tombe di Monterozzi: lastroni a rilievo (porte di tomba in nenfro) con fregi a rilievo del VII sec. e sarcofagi etruschi ordinati per famiglie di appartenenza. Spicca quello di Laris Pulena, contenente una lunga iscrizione etrusca che ne celebra il ruolo di aruspice, e quelli della famiglia Partunus, cosiddetti "del Magnate" e "del Sacerdote", con bei ritratti dei defunti sdraiati (IV-III sec.). L’itinerario prosegue al primo piano con bronzi e coroplastica appartenente ai corredi funerari della necropoli, ordinati cronologicamente: tra i ritrovamenti di epoca villanoviana da notare, in bronzo, il carrello teriomorfo, una borraccia e protomi di grifo pertinenti ad un calderone di produzione greca. Seguono i corredi di epoca orientalizzante della tomba cosiddetta "di Bocchoris" (VIII-VII sec.), con situla e collana in faience egiziana, e, da una tomba presso Ischia di Castro, un uovo di struzzo dipinto, probabilmente di origine greco-orientale. Altre quattro stanze nel piano contengono la magnifica collezione di ceramiche di epoca arcaica e classica di produzione greca e locale. Una serie di vasi etrusco-corinzi della prima metà del VI sec attesta la produzione locale, assieme ai buccheri di scuola tarquiniese. Di importazione attica sono le anfore a protomi equine, tra la più antiche a Tarquinia (inizi VI sec), insieme ad altre ceramiche a figure nere come la coppa del pittore di Xenokles e le anfore del pittore di Antimenes. I capolavori di ceramica a figure rosse degli inizi del V sec. sono rappresentati dil crateri del pittore di Berlino, con scena del ratto d’Europa e del pittore di Kleophrades con atleti in allenamento, dall’anfora di Phintias, con scena della contesa del tripode e dalla grande kylix con assemblea divina, di Oltos. Nell’ultima sala del piano sono contenuti materiali etruschi e romani di oreficerie e glittica, bronzi arcaici, oggetti votivi dal santuario cosiddetto dell’Ara della Regina (III-II sec), e una serie di vasi etruschi a figure rosse di produzione tarquiniese e falisca (IV sec). All’imbocco della scala per il piano superiore, una sala ospita un altro capolavoro di coroplastica locale, costituito daii due cavalli alati che decoravano il frontone del tempio dell’Ara della Regina. Nel secondo piano vengono conservati gli affreschi staccati da sette tombe della necropoli di Monterozzi, dalla fine del VI sec (tomba delle Olimpiadi, raffigurante scene di danza, un simposio maschile e giuochi funebri) al II sec. (tomba Bruschi, con corteo di magistrato e accompagnamento di demoni), che offrono un’interessantissima panoramica sullo sviluppo stilistico ed iconografico della pittura funebre etrusca.
Fonte:
www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S76.html
Al piano terra sono sistemati reperti lapidei dalle tombe di Monterozzi: lastroni a rilievo (porte di tomba in nenfro) con fregi a rilievo del VII sec. e sarcofagi etruschi ordinati per famiglie di appartenenza. Spicca quello di Laris Pulena, contenente una lunga iscrizione etrusca che ne celebra il ruolo di aruspice, e quelli della famiglia Partunus, cosiddetti "del Magnate" e "del Sacerdote", con bei ritratti dei defunti sdraiati (IV-III sec.). L’itinerario prosegue al primo piano con bronzi e coroplastica appartenente ai corredi funerari della necropoli, ordinati cronologicamente: tra i ritrovamenti di epoca villanoviana da notare, in bronzo, il carrello teriomorfo, una borraccia e protomi di grifo pertinenti ad un calderone di produzione greca. Seguono i corredi di epoca orientalizzante della tomba cosiddetta "di Bocchoris" (VIII-VII sec.), con situla e collana in faience egiziana, e, da una tomba presso Ischia di Castro, un uovo di struzzo dipinto, probabilmente di origine greco-orientale. Altre quattro stanze nel piano contengono la magnifica collezione di ceramiche di epoca arcaica e classica di produzione greca e locale. Una serie di vasi etrusco-corinzi della prima metà del VI sec attesta la produzione locale, assieme ai buccheri di scuola tarquiniese. Di importazione attica sono le anfore a protomi equine, tra la più antiche a Tarquinia (inizi VI sec), insieme ad altre ceramiche a figure nere come la coppa del pittore di Xenokles e le anfore del pittore di Antimenes. I capolavori di ceramica a figure rosse degli inizi del V sec. sono rappresentati dil crateri del pittore di Berlino, con scena del ratto d’Europa e del pittore di Kleophrades con atleti in allenamento, dall’anfora di Phintias, con scena della contesa del tripode e dalla grande kylix con assemblea divina, di Oltos. Nell’ultima sala del piano sono contenuti materiali etruschi e romani di oreficerie e glittica, bronzi arcaici, oggetti votivi dal santuario cosiddetto dell’Ara della Regina (III-II sec), e una serie di vasi etruschi a figure rosse di produzione tarquiniese e falisca (IV sec). All’imbocco della scala per il piano superiore, una sala ospita un altro capolavoro di coroplastica locale, costituito daii due cavalli alati che decoravano il frontone del tempio dell’Ara della Regina. Nel secondo piano vengono conservati gli affreschi staccati da sette tombe della necropoli di Monterozzi, dalla fine del VI sec (tomba delle Olimpiadi, raffigurante scene di danza, un simposio maschile e giuochi funebri) al II sec. (tomba Bruschi, con corteo di magistrato e accompagnamento di demoni), che offrono un’interessantissima panoramica sullo sviluppo stilistico ed iconografico della pittura funebre etrusca.
Fonte:
www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S76.html
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