L'Area Archeologica di Vallebuona (Volterra) | sito archeologico

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A Nord dell’area archeologica [dell’Acropoli], nella zona in cui oggi è un quartiere moderno, sono stati trovati cospicui resti di abitazioni signorili della Volterra romana; degni di rilievo sono due mosaici trovati durante la costruzione del Macelli Pubblici nel 1969 e conservati al Museo Guarnacci. Quest’area conserva scarse testimonianze della Volterra etrusca; vi è infatti possibile notare solo i resti di una struttura muraria di età ellenistica che per lungo tempo è stato creduto fosse il basamento di un tempio, ma la cui funzione, non ben precisata, dovrebbe limitarsi ad un intervento di assetto scenografico del colle. Il monumento più imponente è il teatro, che è databile all’età augustea. Questo grandioso edificio venne scavato negli anni’50, ma alcuni ritrovamenti occasionali avevano già segnalato la sua presenza. Fu grazie all’intervento dell’archeologo volterrano Enrico Fiumi che il teatro venne portato alla luce. Egli utilizzò come operai una squadra di malati di mente ricoverati presso l’Ospedale Psichiatrico di Volterra, come ricorda la targa posta all’ ingresso dell’edificio a ricordo del loro contributo.
Durante gli scavi è stata trovata buona parte dell’ epigrafe dedicatoria del teatro, oggi conservata al Museo Guarnacci, essa ci informa che furono due membri della famiglia Cecina, Aulo Cecina Largo e Aulo Cecina Severo, a costruire a loro spese il teatro. Questi due personaggi facevano parte di una delle famiglie volterrane più ricche e influenti i cui membri nel corso del I sec. a. C. si trasferirono a Roma per essere più vicini al centro della vita politica dello stato; entrambi i fondatori del teatro furono consoli, ma anche molti loro consanguinei ebbero importanti incarichi a Roma. Scendendo dall’ingresso ci troviamo all’altezza di una galleria coperta (cripta) che doveva facilitare l’accesso del pubblico alla cavea, la zona destinata agli spettatori; oggi questa galleria è quasi completamente franata, ma nei tratti ancora superstiti della volta possiamo vedere scarsi resti dell’intonaco che in origine ricopriva completamente le pareti ed il soffitto.
La cavea si appoggia alla collina e si compone di due ordini di gradinate rispettivamente di nove (media cavea) e dieci (ima cavea) file di sedili separati da uno stretto passaggio semicircolare. I sedili, che si sono conservati solo in alcuni settori, erano ricavati lavorando il calcare locale; alcune scalette di accesso ai posti sono disposte a raggiera confluendo verso il basso; nell’ordine superiore sono 11, mentre in quello inferiore sono sei; le scale di accesso sono realizzate in pietra di Montecatini Val di Cecina di colore nero. La differenza di materiale fra le gradinate le scalette creava un effetto cromatico voluto, poiché le gradinate erano bianche. Doveva contenere circa 1300-1700 posti, rientrando quindi nella categoria dei teatri medio - piccoli. Le ultime due file di gradini recavano incisi i nomi di molte delle famiglie volterrane, si trattava di un sistema per riservare i posti alle autorità e alle famiglie più influenti della città.
Al di sopra della cripta si trova una grande terrazza ornata al centro da tre esedre, che contenevano statue dell’imperatore, a cui era evidentemente dedicato il teatro, e dovevano servire per il culto imperiale. Delle teste di statua raffiguranti Augusto, Livia e Tiberio, sono state trovate durante gli scavi e sono evidentemente i resti superstiti delle tre statue che si trovavano nelle esedre. Non è infrequente trovare questo tipo di costruzione in un teatro (a esempio anche Fiesole ha una struttura simile al di sopra della cavea); questo perche è proprio grazie all’impulso dato da Augusto che molte opere pubbliche furono realizzate a spese di ricchi mecenati che, insieme al ricordo della loro donazione, lasciano frequenti richiami all’imperatore e alla sua famiglia.
In origine l’ingresso al teatro avveniva da Sud e questa terrazza era la parte del teatro più vicina all’ingresso, che però non si è conservato. Alla terrazza si accedeva tramite scalinate che portavano poi alla galleria sottostante. Ai piedi della cavea vi è un semicerchio del diametro di 17,60 m., l’orchestra, delimitata da un muretto (pulpitum), dietro la quale vi è il proscenio, uno spazio rettangolare coperto da un pavimento ligneo sul quale si movevano gli attori. Tra il proscenio ed il pulpitum vi è un canale (aulaeum), che conteneva il sipario che si ripiegava al momento dello spettacolo.
Fra le gradinate della cavea e i parasceni vi sono due gallerie chiamate pàrodoi che dalle estremità del semicerchio immettono nell’orchestra; sono due gallerie coperte da una volta a botte in conglomerato cementizio, su cui si conservano delle tracce di intonaco. Mediante due porte le gallerie sono collegate con i vestiboli che fiancheggiano i parasceni. I vestiboli erano frequentati dagli spettatori per poter accedere al portico retro stante la scena. In epoca più tarda (fine II d. C.) il teatro subì alcuni lievi interventi, ma cessò definitivamente la sua attività verso la fine del III sec. d. C.; secondo i primi scavatori la causa fu un terremoto che ne fece crollare parte della struttura. Alle spalle della scaena si trova un porticato (la Porticus Post Scaenam), costruito in più fasi.
Si entrava dal lato più vicino al teatro e la prima sala era adibita a spogliatoio (apodyterium), da qui si passava in un ambiente quadrangolare provvisto di due nicchie absidate che costituivano le vasche per l’immersione in acqua fredda (frigidarium). Seguiva una stanza ellittica di passaggio che immetteva nelle stanze destinate ai bagni caldi; tale ambiente era pavimentato con un mosaico che è ancora visibile sul posto.
Questa stanza possedeva due porte su un lato e una sull’ altro, che corrisponde allo spazio chiuso che si trova nel mezzo fra le due porte; questo era un espediente per impedire la dispersione del calore dalle stanza calde a quelle fredde. Le stanze successive sono il tepidarium, il calidarium e illaconicum. In questi ambienti i pavimenti sono sopraelevati dal suolo per mezzo di pilastrini in terracotta (suspensurae); in questo modo l’ aria calda proveniente dai forni circolava nello spazio vuoto sotto il pavimento e si irradiava nelle pareti fino alla volta. Tutte le stanze conservano ancora parte della decorazione in marmo delle pareti e alcuni mosaici; sono proprio i mosaici che ci permettono di datare questo impianto termale: lo stile delle rappresentazioni non è, infatti, anteriore al III sec. d. C. Inoltre furono utilizzati alcune parti della decorazione marmorea del teatro, cosa questa che ci induce a pensare che le terme siano posteriori alla distruzione del teatro. Le terme di S. Felice sono l’unica grande struttura conosciuta che si trovi al di fuori delle mura della città. Probabilmente la scelta di questa posizione è dovuta sia al fatto che era un punto ottimale per l’approvvigionamento dell’acqua, sia alla vicinanza di una importante via di comunicazione con il territorio circostante la città. L’edificio fu esplorato per la prima volta da mons. Mario Guarnacci nel 1759; dal nome di questo illustre studioso furono chiamate Guarnacciane. Le terme si compongono di stanze disposte non una dopo l’altra come nel caso delle terme di Vallebuona, ma in maniera radiale; sono identificabili le zone destinate ai bagni caldi perche i pavimenti sostenuti dalle suspensurae sono conservati in maniera migliore. Sul lato nord è anche visibile una delle vasche per i bagni in acqua calda accanto a cui si trova il forno per il riscaldamento (praefurnium).
Tutte le stanze erano rivestite di marmo e avevano pavimenti a mosaico; due di questi mosaici furono trasferiti al museo Guarnacci e oggi ornano i pavimenti delle sale XII e XXII. Una vasca di forma absidale lunga 3 m. e profonda 1,85 m. fu scoperta nel 1894 e venne quindi smontata e trasferita nel giardino del museo Guarnacci, in cui è tuttora visibile. Non sappiamo con esattezza quando l’edificio fu costruito, una iscrizione frammentaria oggi perduta non è sufficiente per la datazione, ma in base ai mosaici possiamo attribuirne la costruzione a non prima del III sec. d. C.

Fonte:
spazioinwind.libero.it/popoli_antichi/Etruschi/Volterra...
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Coordinate:   43°24'13"N   10°51'36"E
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