Corridoio Vasariano (Comune di Firenze)
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Luogo interessante, Museo / Galleria d'arte
Il Corridoio Vasariano fu realizzato in soli 5 mesi per volere del granduca Cosimo I de' Medici nel 1565 dall'architetto Giorgio Vasari, che già aveva realizzato l'attuale Galleria degli Uffizi. L'opera fu commissionata in concomitanza del matrimonio tra il figlio del granduca, Francesco, con Giovanna d'Austria.
L'idea del percorso sopraelevato era nata per dare opportunità ai granduchi di muoversi liberamente e senza pericoli dalla loro residenza al palazzo del governo, visto l'appoggio ancora incerto della popolazione verso il nuovo Duca e il nuovo sistema di governo che aveva abolito l'antica Repubblica fiorentina, sebbene gli organi repubblicani fossero ormai solo simbolici da quasi un secolo.
Il mercato delle carni che si svolgeva su Ponte Vecchio fu trasferito per evitare cattivi odori al passaggio del granduca e al suo posto furono spostate le botteghe degli orafi che ancora oggi occupano il ponte.
Fra le curiosità di questo passaggio sopraelevato c'è il giro intorno alla torre de' Mannelli all'estremità del Ponte Vecchio, per la strenua opposizione della famiglia proprietaria di questo edificio medievale ad abbatterla. Al centro del Ponte Vecchio si aprono una serie grandi finestre panoramiche sull'Arno in direzione del Ponte Santa Trinita. Queste finestre, ben diverse dai piccoli e discreti oblò rinascimentali, furono realizzate nel 1939 su desiderio di Benito Mussolini. In quell'anno Adolf Hitler venne in visita ufficiale per stringere l'Asse fra Italia e Germania, visitando Roma e appunto Firenze.
Il corridoio nasce per creare un collegamento chiuso e riservato da Palazzo Vecchio a palazzo Pitti e, nel tratto che qui interessa, si presenta sostenuto da un porticato ad archi sostenuto da robusti pilastri in muratura. Internamente le diverse campate del portico sono messe in comunicazione tra loro per mezzo di archetti, tanto da costituire una galleria. Per quanto riguarda l’impresa nel suo complesso, questa fu voluta da Cosimo I de’ Medici (in concomitanza con il matrimonio del principe erede Francesco con l’arciduchessa d’Austria Giovanna d’Asburgo) per collegare la vecchia reggia (il palazzo che appunto da allora si disse Vecchio) con la nuova residenza (palazzo Pitti) sfruttando gli spazi della fabbrica degli Uffizi e attraversando l’Arno sopra le botteghe del Ponte Vecchio. Più in particolare, partendo da Palazzo Vecchio, il corridoio scavalca con un’unica arcata l’attuale via della Ninna, passa sopra il tetto della chiesa di San Pier Scheraggio, quindi scende in quota e entra nella fabbrica degli Uffizi; dopo aver ripreso il suo andamento lungo il lungarno degli Archibusieri, si sovrappone ai tetti delle botteghe di Ponte Vecchio, scarta la torre dei Mannelli con un aggetto su beccatelli, scavalca con un arco via de’ Bardi, si trasforma in un nartece di fronte alla chiesa di Santa Felicita, entra nell’orto dei Guicciardini ed approda ai giardini di Palazzo Pitti in corrispondenza dell’attuale rondò di Bacco. Il corridoio, per tutto l’intero percorso qui descritto, fu realizzato su progetto di Giorgio Vasari e costruito con estrema celerità: aperto il cantiere il 12 marzo 1565, i lavori si conclusero infatti il 17 dicembre dello stesso anno, con esclusione del montaggio degli infissi che furono messi in opera nel dicembre del 1568. “Collegamento tra due rive, tra due sponde, tra le due città divise dal fiume, Firenze e il là d’Arno, tra due palazzi, l’uno del duca l’altro della duchessa, il Corridoio è una via aerea esclusiva e privata, lunga bel 1300 braccia (760 metri) che consente ai duchi un’eccezionale libertà di spostamento a ogni ora del giorno e della notte, in totale sicurezza e discrezione, dal luogo dei ‘negotia’ a quello degli ‘otia’” (Funis 2011). Come ben documentato da Francesca Funis, la matrice tipologica dell’opera è di derivazione romana ed è da mettere in relazione con i ripetuti soggiorni di Vasari a Roma: l’altezza dei piloni e la serrata concatenazione delle arcate a tutto sesto (ci riferiamo nuovamente al tratto del lungarno degli Archibusieri) trova in particolare riferimento agli acquedotti antichi, come pure lo trova l’assenza di ordini e la ricercata semplicità, peraltro propria di una architettura decisamente rivolta all’utile e al funzionale, oltre che confacente alla tradizione fiorentina. “A questa volontaria semplificazione linguistica corrisponde una obbligata povertà dei materiali: i risalti delle fasce orizzontali e verticali sono realizzati in comune laterizio, con le mezzane montate a piccoli aggetti progressivi: la pietra è riservata alle cornici delle finestre, tonde come oculi verso la città, rettangolari verso il fiume. I materiali sono tutti di reimpiego o reperiti nella piana fiorentina, in un ridotto raggio dal capoluogo, dove vige il feudale sistema delle ‘comandate’, cioè prestazioni d’opera obbligate. I laterizi, mezzane rotte e arrotate, mezzane campigiane e pianelle, vengono dalle fornaci di Campi, Sesto e Lastra a Signa; i ciottoli, largamente usati nell’apparecchio murario che si innalza sulle botteghe del ponte Vecchio, sono estratti dall’Arno; la pietra serena delle finestre da Fiesole; le pietre e le colonne della loggia del pesce, costruita lungo il fiume appena sei anni prima e demolita per far posto al Corridoio, sono reimpiegate nel nuovo edificio” (Funis 2011). Originariamente aperto (come ancora oggi si vede) il tratto di loggiato qui preso in considerazione fu poco dopo, nel 1572, ridotto a botteghe, che poi andarono a svilupparsi su sporti dal lato del fiume, con modalità in tutto simili a quelle che mostrano le botteghe del Ponte Vecchio. Furono proprio questi aggetti che, abbattuti a seguito dell’inondazione del 1864, consigliarono di rafforzare muro e spallette, liberando la loggia dai suoi inquilini (tali demolizioni, spesso datate al 1884, sono in realtà già segnalate nel 1875 nella guida di Emilio Burci). Sulla cantonata che guarda al Ponte Vecchio è uno scudo con l’arme ducale medicea, riproduzione moderna dell’originario distrutto dalle intemperie. Attualmente il corridoio dipende dalla Galleria degli Uffizi, che è competente anche per la collezione di autoritratti e per le importanti raccolte di dipinti dei Seicento e Settecento che vi sono esposte.
Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
L'idea del percorso sopraelevato era nata per dare opportunità ai granduchi di muoversi liberamente e senza pericoli dalla loro residenza al palazzo del governo, visto l'appoggio ancora incerto della popolazione verso il nuovo Duca e il nuovo sistema di governo che aveva abolito l'antica Repubblica fiorentina, sebbene gli organi repubblicani fossero ormai solo simbolici da quasi un secolo.
Il mercato delle carni che si svolgeva su Ponte Vecchio fu trasferito per evitare cattivi odori al passaggio del granduca e al suo posto furono spostate le botteghe degli orafi che ancora oggi occupano il ponte.
Fra le curiosità di questo passaggio sopraelevato c'è il giro intorno alla torre de' Mannelli all'estremità del Ponte Vecchio, per la strenua opposizione della famiglia proprietaria di questo edificio medievale ad abbatterla. Al centro del Ponte Vecchio si aprono una serie grandi finestre panoramiche sull'Arno in direzione del Ponte Santa Trinita. Queste finestre, ben diverse dai piccoli e discreti oblò rinascimentali, furono realizzate nel 1939 su desiderio di Benito Mussolini. In quell'anno Adolf Hitler venne in visita ufficiale per stringere l'Asse fra Italia e Germania, visitando Roma e appunto Firenze.
Il corridoio nasce per creare un collegamento chiuso e riservato da Palazzo Vecchio a palazzo Pitti e, nel tratto che qui interessa, si presenta sostenuto da un porticato ad archi sostenuto da robusti pilastri in muratura. Internamente le diverse campate del portico sono messe in comunicazione tra loro per mezzo di archetti, tanto da costituire una galleria. Per quanto riguarda l’impresa nel suo complesso, questa fu voluta da Cosimo I de’ Medici (in concomitanza con il matrimonio del principe erede Francesco con l’arciduchessa d’Austria Giovanna d’Asburgo) per collegare la vecchia reggia (il palazzo che appunto da allora si disse Vecchio) con la nuova residenza (palazzo Pitti) sfruttando gli spazi della fabbrica degli Uffizi e attraversando l’Arno sopra le botteghe del Ponte Vecchio. Più in particolare, partendo da Palazzo Vecchio, il corridoio scavalca con un’unica arcata l’attuale via della Ninna, passa sopra il tetto della chiesa di San Pier Scheraggio, quindi scende in quota e entra nella fabbrica degli Uffizi; dopo aver ripreso il suo andamento lungo il lungarno degli Archibusieri, si sovrappone ai tetti delle botteghe di Ponte Vecchio, scarta la torre dei Mannelli con un aggetto su beccatelli, scavalca con un arco via de’ Bardi, si trasforma in un nartece di fronte alla chiesa di Santa Felicita, entra nell’orto dei Guicciardini ed approda ai giardini di Palazzo Pitti in corrispondenza dell’attuale rondò di Bacco. Il corridoio, per tutto l’intero percorso qui descritto, fu realizzato su progetto di Giorgio Vasari e costruito con estrema celerità: aperto il cantiere il 12 marzo 1565, i lavori si conclusero infatti il 17 dicembre dello stesso anno, con esclusione del montaggio degli infissi che furono messi in opera nel dicembre del 1568. “Collegamento tra due rive, tra due sponde, tra le due città divise dal fiume, Firenze e il là d’Arno, tra due palazzi, l’uno del duca l’altro della duchessa, il Corridoio è una via aerea esclusiva e privata, lunga bel 1300 braccia (760 metri) che consente ai duchi un’eccezionale libertà di spostamento a ogni ora del giorno e della notte, in totale sicurezza e discrezione, dal luogo dei ‘negotia’ a quello degli ‘otia’” (Funis 2011). Come ben documentato da Francesca Funis, la matrice tipologica dell’opera è di derivazione romana ed è da mettere in relazione con i ripetuti soggiorni di Vasari a Roma: l’altezza dei piloni e la serrata concatenazione delle arcate a tutto sesto (ci riferiamo nuovamente al tratto del lungarno degli Archibusieri) trova in particolare riferimento agli acquedotti antichi, come pure lo trova l’assenza di ordini e la ricercata semplicità, peraltro propria di una architettura decisamente rivolta all’utile e al funzionale, oltre che confacente alla tradizione fiorentina. “A questa volontaria semplificazione linguistica corrisponde una obbligata povertà dei materiali: i risalti delle fasce orizzontali e verticali sono realizzati in comune laterizio, con le mezzane montate a piccoli aggetti progressivi: la pietra è riservata alle cornici delle finestre, tonde come oculi verso la città, rettangolari verso il fiume. I materiali sono tutti di reimpiego o reperiti nella piana fiorentina, in un ridotto raggio dal capoluogo, dove vige il feudale sistema delle ‘comandate’, cioè prestazioni d’opera obbligate. I laterizi, mezzane rotte e arrotate, mezzane campigiane e pianelle, vengono dalle fornaci di Campi, Sesto e Lastra a Signa; i ciottoli, largamente usati nell’apparecchio murario che si innalza sulle botteghe del ponte Vecchio, sono estratti dall’Arno; la pietra serena delle finestre da Fiesole; le pietre e le colonne della loggia del pesce, costruita lungo il fiume appena sei anni prima e demolita per far posto al Corridoio, sono reimpiegate nel nuovo edificio” (Funis 2011). Originariamente aperto (come ancora oggi si vede) il tratto di loggiato qui preso in considerazione fu poco dopo, nel 1572, ridotto a botteghe, che poi andarono a svilupparsi su sporti dal lato del fiume, con modalità in tutto simili a quelle che mostrano le botteghe del Ponte Vecchio. Furono proprio questi aggetti che, abbattuti a seguito dell’inondazione del 1864, consigliarono di rafforzare muro e spallette, liberando la loggia dai suoi inquilini (tali demolizioni, spesso datate al 1884, sono in realtà già segnalate nel 1875 nella guida di Emilio Burci). Sulla cantonata che guarda al Ponte Vecchio è uno scudo con l’arme ducale medicea, riproduzione moderna dell’originario distrutto dalle intemperie. Attualmente il corridoio dipende dalla Galleria degli Uffizi, che è competente anche per la collezione di autoritratti e per le importanti raccolte di dipinti dei Seicento e Settecento che vi sono esposte.
Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
Articolo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Corridoio_Vasariano
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