Galleria degli Uffizi (Comune di Firenze)

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 palazzo, Museo / Galleria d'arte

Il palazzo in cui ha sede la Galleria, fu costruito alla metà del Cinquecento dall`architetto Giorgio Vasari (1511-1574) nel periodo in cui Cosimo I de` Medici, granduca di Toscana, andava consolidando anche burocraticamente il suo recente dominio: in origine infatti esso era destinato a contenere gli "Uffici" delle magistrature (da qui il nome) ...

L’importanza della fabbrica nello spazio urbano è tale che, in questa sede, altro non si potrà che riportare una succinta memoria della sua storia, rimandando per gli opportuni approfondimenti alla bibliografia segnalata in nota (ugualmente limitata ai testi più importanti). L’edificio fu voluto da Cosimo I de’ Medici per riunire in un’unica sede tutte le magistrature civili giudiziarie e finanziarie, cioè tutti gli ‘uffizi’, allora dislocati in varie sedi della città. Il progetto, affidato a Giorgio Vasari che diresse il cantiere fino all’anno della sua morte (1574), vide fin dal 1545 avviarsi gli interventi di demolizione delle molte case e botteghe che caratterizzavano la densa struttura urbana della zona, comprendente l’area della Zecca, della chiesa di San Pier Scheraggio e varie strade e piazzette. La fondazione della fabbrica risale al 1560 e il cantiere si può dire ultimato nelle strutture essenziali venti anni dopo, nel 1580, quando la nuova fabbrica andò a saldarsi con l’edificio della Zecca formando un’unica grande fabbrica che, attestata verso l’Arno con una grande loggia aperta, si chiudeva verso la piazza con l’antica loggia dei Lanzi (si veda), mentre verso il fiume e ancora oltre fino a palazzo Pitti si arricchiva di un collegamento soprelevato (si veda Corridoio vasariano). Tra l’altro, morto appunto il Vasari nel 1574 e proseguiti i lavori da Alfonso Parigi e da Bernardo Buontalenti, venne da quest’ultimo sistemata la loggia ai piani superiori del palazzo, inizialmente concepita come una terrazza aperta e collegata nel 1582 a una belvedere sulla loggia de’ Lanzi, sempre da Buontalenti trasformato in un giardino pensile con una loggetta centrale (il tutto demolito nel 1840 nell’ambito dei lavori di riordinamento diretti dall’architetto Pasquale Poccianti). Colpito da un violento incendio che interessò l’ala di ponente nel 1762, l’edificio fu oggetto di un progetto redatto dall’architetto Ignazio Pellegrini (1763) incentrato sulla trasformazione della loggia de’ Lanzi in monumentale portico di ingresso alla Galleria, al quale tuttavia non venne dato seguito. Tra gli interventi di restauro, ampliamento e rinnovamento seguiti nel corso dell’Ottocento ricordiamo quelli eseguiti con la direzione dell’architetto Filippo Nini nel 1822, di Giovanni Pacini nel 1832 e quelli già ricordati legati all’attività di Pasquale Poccianti (1840). L’edificio fu danneggiato sia nel 1945 a causa delle esplosioni delle mine tedesche, sia nel 1966 dall’alluvione del 4 novembre, e conseguentemente risarcito. Dell’importanza della grande fabbrica nello spazio urbano fiorentino e, al tempo stesso, del suo ruolo nell’ambito della storia dell’architettura occidentale, così annota Marcello Jacorossi (in Palazzi 1972): “(si tratta) di uno degli edifici più grandiosi della città, di carattere audacemente innovatore, sia per la concezione prospettica e scenografica, sia per le proporzioni, sia per il capovolgimento dei rapporti tra spazio esterno e volume architettonico, in quanto l’edificio gira sui tre lati interni di un cortile allungatissimo, mentre non esistono ‘facciate’ esterne. la continuità spaziale è accentuata dal plastico porticato che si apre al piano inferiore dell’edificio, interrompendosi sul lato ovest all’imbocco di via Lambertesca. Dall’angolo di questa via fino al fondo della Loggia dei Priori, il palazzo incorpora l’antico edificio della Zecca, la cui architettura sussiste al piano terreno. Verso l’Arno, loggia aperta che si affaccia sul fiume, con un grande arco a pieno sesto. Loggia a colonne sopra il piano superiore”. La grande fabbrica si caratterizza per la particolare conformazione ad U della pianta. L’ordine architettonico delle facciate è il dorico toscano, con membrature in pietra arenaria grigia (pietra serena) e intonaco bianco. La porzione del palazzo compresa tra il piazzale e via della Ninna incorpora ampi resti della chiesa romanica di San Pier Scheraggio, della quale sono visibili sulla strada le colonne che separavano la navata mediana da quella di sinistra, demolita nel 1410 per l’allargamento della stessa via della Ninna. Sempre all’esterno sono da segnalare le ventotto statue in marmo di illustri toscani (tra questi Andrea Orcagna, Nicola Pisano, Giotto, Donatello, Leon Battista Alberti, Michelangelo, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio) collocate nelle nicchie dei pilastri del portico (quattro a guardare l’Arno), eseguite tra il 1835 e il 1856 nell’ambito di un progetto promosso da Vincenzo Batelli ma già previsto nel progetto cinquecentesco, dai maggiori scultori del tempo, tra i quali Lorenzo Bartolini, Aristodemo Costoli, Giovanni Duprè, Pio Fedi, Luigi Pampaloni e Ferdinando Romanelli. Sull’arco mediano del braccio verso l’Arno, a guardare il piazzale interno, è una statua raffigurante Cosimo I, opera del Giambologna (1585), affiancata da due sculture allegoriche raffiguranti il Rigore e l’Equità, di Vincenzo Danti (1566). I nomi sulle porte che si aprono sotto il loggiato alludono alle magistrature per le quali il palazzo fu costruito. Il palazzo è inoltre noto per ospitare la Galleria degli Uffizi, per qualità e importanza storica delle opere conservate uno dei musei più importanti al mondo. Vi trovano inoltre sede il Gabinetto Disegno e Stampe, la Biblioteca e vari uffici della Soprintendenza speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo museale della città di Firenze.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
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Sito Web: www.firenzemusei.it/uffizi/
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