La cinta muraria

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Le mura sono sempre rimaste in vista, nel corso dei secoli, e hanno colpito, con la loro monumentalità, l’attenzione dei viaggiatori appassionati di antichità, che si inoltravano in una Maremma impervia, affrontando le difficoltà di un viaggio disagevole.
Sia Sir Richard Colt Hoare nel 1790, sia George Dennis (nella prima metà dell’ 800), rispettivamente banchiere e diplomatico di nazionalità inglese, entrambi eruditi e appassionati di antichità , rimasero colpiti dalla cinta muraria e soprattutto dalla straordinaria grandezza dei blocchi, che lasciava intuire le difficoltà incontrate nella costruzione.
La cinta muraria si snoda per circa 3 chilometri lungo le pendici delle due colline, adeguandosi ai dislivelli del terreno. La costruzione è realizzata con paramenti esterni in blocchi lapidei di grandi dimensioni e di forma non regolare, mentre la parte interna, compresa tra i paramenti stessi, consiste in un riempimento di terra e pietrame di piccole dimensioni per consentire il drenaggio delle acque, fondamentale per la stabilità della struttura.Il materiale da costruzione (calcare o arenaria) varia da zona a zona, a seconda della disponibilità nelle cave retrostanti il tratto in fase di realizzazione.
Blocchi di minori dimensioni, di forma pressoché parallelepipeda, che tendono a disporsi su filari orizzontali, sono presenti nelle zone ovest e sud-ovest : si tratta di un rifacimento di età ellenistica (IV secolo a.C.), poiché il pendio della collina, in questo punto particolarmente accentuato, e la pressione del riempimento interno di terra, avevano probabilmente provocato frane e dissesti.
Lungo il circuito murario si dovevano aprire 7 porte, di cui solo alcune sono state messe in luce: una delle porte di accesso è visibile nei pressi dell’attuale ingresso all’antica città di Roselle.

Fonte:
www.parcodeglietruschi.it/cda/pte/view/scheda.jsp?OTYPE...