Ex diga di Rutte Piccolo, Tarvisio (UD)
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diga, disaster site (en)
L’impianto è nato a livello di progetto negli anni 40, quando il tarvisiano, val Romana e la valle del Predil erano considerati siti interessanti per la creazione di impianti e mini-centrali. Il fondo del serbatoio è stato completamente impermeabilizzato (18286 m2) mediante la deposizione prima di una massicciata di 12 cm di spessore, rullata, poi bitumata con sistema a semipenetrazione con emulsione a freddo e quindi verniciata con bitume puro. Infine si è steso un doppio manto di conglomerato bituminoso da 4 cm di spessore.
L’impianto doveva essere completato con la (mini) centrale di Rutte, in pratica da realizzare a qualche metro dal coronamento ed alimentata dal Rio Bianco, nonché da un canale di derivazione dal lago di Fusine e dal Rio Nero e Rio Ferro, che dovevano alimentare il bacino. Già nei primi momenti (probabilmente durante le prove di invaso) si notarono fessurazioni localizzate tra la struttura di rivestimento del fondo ed il terreno sottostante (dolomia), in prossimità della struttura a contrafforti. Le crepe furono riparate e sigillate.
Il bacino funzionò regolarmente in pratica per 13 anni, alla fine dei quali però i sedimenti avevano raggiunto lo spessore di 9 m. Si decise di svuotare il bacino e sghiaiare ma così facendo si portò alla luce anche la fragile dolomia sottostante.
Si invasò nuovamente ma si formò immediatamente un cratere di 2x12 mt in corrispondenza del punto oggetto di sigillatura 13 anni prima.
All'improvviso i contrafforti e gli archi collassarono, e il bacino si svuotò in 65 minuti, senza provocare danni a persone.
Altre info e foto
www.progettodighe.it/
L’impianto doveva essere completato con la (mini) centrale di Rutte, in pratica da realizzare a qualche metro dal coronamento ed alimentata dal Rio Bianco, nonché da un canale di derivazione dal lago di Fusine e dal Rio Nero e Rio Ferro, che dovevano alimentare il bacino. Già nei primi momenti (probabilmente durante le prove di invaso) si notarono fessurazioni localizzate tra la struttura di rivestimento del fondo ed il terreno sottostante (dolomia), in prossimità della struttura a contrafforti. Le crepe furono riparate e sigillate.
Il bacino funzionò regolarmente in pratica per 13 anni, alla fine dei quali però i sedimenti avevano raggiunto lo spessore di 9 m. Si decise di svuotare il bacino e sghiaiare ma così facendo si portò alla luce anche la fragile dolomia sottostante.
Si invasò nuovamente ma si formò immediatamente un cratere di 2x12 mt in corrispondenza del punto oggetto di sigillatura 13 anni prima.
All'improvviso i contrafforti e gli archi collassarono, e il bacino si svuotò in 65 minuti, senza provocare danni a persone.
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Coordinate: 46°29'34"N 13°35'28"E
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