Villa San Carlo Borromeo
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casa, parco
La Villa San Carlo Borromeo sorge su una collina artificiale, base di un insediamento celtico dell’VIII secolo a.C. I romani, successivamente, costruirono la loro roccaforte, utilizzata già da Giulio Cesare. Poi, toccò ai longobardi trasformarla in una loro fortezza. Sulle sue rovine, i Visconti, nel Trecento, costruirono il “palazzo”, chiuso sui quattro lati.
Fu Federico Borromeo (1564-1631) nel 1629 a abbattere un lato. Nel 1630, egli accolse nella Villa i migliori teologi del tempo, per sottrarli alla peste di Milano.
Altri interventi furono compiuti da Giberto Borromeo (1671-1740). A quell’epoca, l’attuale pianterreno era, ancora, primo piano. Giberto completò l’arredamento, aggiungendo mobili, lampadari, splendide opere d’arte a tutto ciò che già Federico aveva collocato. Giberto, nel suo testamento, vincolò gli eredi al rispetto del restauro da lui ordinato e diretto e dell’integrità degli arredi.
Nel 1911, Fausto Bagatti Valsecchi (1843-1914) diresse un altro restauro, secondo i criteri dell’epoca. Il committente era Febo Borromeo d’Adda. Durante la Repubblica di Salò, le SS occuparono la Villa, arrecando gravi danni. Dopo la loro ritirata, sono state poste, sulla facciata del Museo Sant’Ambrogio, a uno degli ingressi della Villa, due stelle di Davide.
In sette secoli, molti raccontano di avere frequentato la Villa, da Leonardo da Vinci agli scrittori e artisti sforzeschi, da san Carlo Borromeo (1538- 1584) a Ippolito Pindemonte (1753-1828), da Denis Diderot (1713-1784) a Stendhal (1783-1842), da Alessandro Manzoni (1785-1873) a Benedetto Croce (1866-1952), da Antonio Rosmini (1797-1855) a Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), da Giovanni Verga (1840-1922) a Luigi Pirandello (1867- 1936) e, più recentemente, da Eugène Ionesco (1912-1994) a Jorge Luis Borges (1899-1986), da Elie Wiesel a Shen Dali.
L’Università internazionale del secondo rinascimento, nel 1983, ha acquisito dalla famiglia Borromeo la Villa e il parco, lasciati da oltre vent’anni in stato di abbandono. Il terrazzo era crollato, il tetto era danneggiato, gl’infissi erano rovinati, l’edera aveva eroso i muri esterni, il parco era quasi ovunque inattraversabile. Il primo importante restauro mirava, quindi, alla salvaguardia del bene. Se ciò non fosse avvenuto, la nevicata del gennaio 1985 avrebbe determinato il crollo dell’edificio.
Il restauro è stato proseguito fino a oggi, con criteri rigorosamente conservativi, avvalendosi di esperti, consulenti, tecnici, storici, filologi, ingegneri, architetti, sempre sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali e Architettonici di Milano. Esso ha riguardato:
1. il parco, fra l’altro reinserendo, con rigore filologico, piante scomparse negli ultimi due secoli;
2. l’edificio principale (tetto, terrazzo, solai, camini, statue e pietre, bassorilievi, balconi, infissi, scale e scaloni, camere, bagni, sale, pareti e soffitti artistici, seminterrati, interrati);
3. i tre Musei del parco (Museo Sant’Ambrogio, Museo Sant’Eustorgio, Museo San Protasio);
4. il Museo della Ghiacciaia, quasi una cattedrale semisotterranea; 5. la peschiera;
6. il muro di cinta e i tre cancelli d’ingresso.
Altre due ghiacciaie, il sotterraneo che percorre il parco e si dirige altrove, provvisto di magnifiche arcate, sono da restaurare.
Approfonditi e accurati studi storici, archeologici, filologici, geofisici, statici, architettonici, pittorici sono stati compiuti, riscontrando ciascuna volta la linguistica specifica di questo restauro: sculture, camini, archi, cancelli, stemmi, statue, infissi, balconi, portali, porte, marmi, disegni, pitture.
Impiantistica, illuminazione, telematica, arredo, opere d’arte, mobili: tutto è stato selezionato e definito, facendo parte integrante del restauro come restituzione in qualità. Questa è una vera e propria valorizzazione del bene che diviene oggi
1. l’icona del secondo rinascimento,
2. il Palazzo del turismo culturale e artistico,
3. il salotto intellettuale, imprenditoriale e finanziario di Milano,
4. la sede dell’Università internazionale del secondo rinascimento, della casa editrice Spirali, di fondazioni e associazioni di carattere socioculturale,
5. la sede di congressi, corsi, seminari, riunioni conviviali di enti pubblici e privati italiani e stranieri,
6. la sede di un Museo permanente e di un Museo per grandi mostre.
La Villa ospita, inoltre, l’Hotel Villa San Carlo Borromeo, a cinque stelle lusso, il Ristorante San Carlo, il Borges Café e i loro numerosi servizi, tra cui il catering, che porta i sapori, la finezza e la magnificenza della grande cucina della Villa anche altrove, nelle case, nelle aziende, negli uffici, negli studi, nelle istituzioni.
www.villasancarloborromeo.com/
Fu Federico Borromeo (1564-1631) nel 1629 a abbattere un lato. Nel 1630, egli accolse nella Villa i migliori teologi del tempo, per sottrarli alla peste di Milano.
Altri interventi furono compiuti da Giberto Borromeo (1671-1740). A quell’epoca, l’attuale pianterreno era, ancora, primo piano. Giberto completò l’arredamento, aggiungendo mobili, lampadari, splendide opere d’arte a tutto ciò che già Federico aveva collocato. Giberto, nel suo testamento, vincolò gli eredi al rispetto del restauro da lui ordinato e diretto e dell’integrità degli arredi.
Nel 1911, Fausto Bagatti Valsecchi (1843-1914) diresse un altro restauro, secondo i criteri dell’epoca. Il committente era Febo Borromeo d’Adda. Durante la Repubblica di Salò, le SS occuparono la Villa, arrecando gravi danni. Dopo la loro ritirata, sono state poste, sulla facciata del Museo Sant’Ambrogio, a uno degli ingressi della Villa, due stelle di Davide.
In sette secoli, molti raccontano di avere frequentato la Villa, da Leonardo da Vinci agli scrittori e artisti sforzeschi, da san Carlo Borromeo (1538- 1584) a Ippolito Pindemonte (1753-1828), da Denis Diderot (1713-1784) a Stendhal (1783-1842), da Alessandro Manzoni (1785-1873) a Benedetto Croce (1866-1952), da Antonio Rosmini (1797-1855) a Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944), da Giovanni Verga (1840-1922) a Luigi Pirandello (1867- 1936) e, più recentemente, da Eugène Ionesco (1912-1994) a Jorge Luis Borges (1899-1986), da Elie Wiesel a Shen Dali.
L’Università internazionale del secondo rinascimento, nel 1983, ha acquisito dalla famiglia Borromeo la Villa e il parco, lasciati da oltre vent’anni in stato di abbandono. Il terrazzo era crollato, il tetto era danneggiato, gl’infissi erano rovinati, l’edera aveva eroso i muri esterni, il parco era quasi ovunque inattraversabile. Il primo importante restauro mirava, quindi, alla salvaguardia del bene. Se ciò non fosse avvenuto, la nevicata del gennaio 1985 avrebbe determinato il crollo dell’edificio.
Il restauro è stato proseguito fino a oggi, con criteri rigorosamente conservativi, avvalendosi di esperti, consulenti, tecnici, storici, filologi, ingegneri, architetti, sempre sotto la direzione della Soprintendenza ai beni Ambientali e Architettonici di Milano. Esso ha riguardato:
1. il parco, fra l’altro reinserendo, con rigore filologico, piante scomparse negli ultimi due secoli;
2. l’edificio principale (tetto, terrazzo, solai, camini, statue e pietre, bassorilievi, balconi, infissi, scale e scaloni, camere, bagni, sale, pareti e soffitti artistici, seminterrati, interrati);
3. i tre Musei del parco (Museo Sant’Ambrogio, Museo Sant’Eustorgio, Museo San Protasio);
4. il Museo della Ghiacciaia, quasi una cattedrale semisotterranea; 5. la peschiera;
6. il muro di cinta e i tre cancelli d’ingresso.
Altre due ghiacciaie, il sotterraneo che percorre il parco e si dirige altrove, provvisto di magnifiche arcate, sono da restaurare.
Approfonditi e accurati studi storici, archeologici, filologici, geofisici, statici, architettonici, pittorici sono stati compiuti, riscontrando ciascuna volta la linguistica specifica di questo restauro: sculture, camini, archi, cancelli, stemmi, statue, infissi, balconi, portali, porte, marmi, disegni, pitture.
Impiantistica, illuminazione, telematica, arredo, opere d’arte, mobili: tutto è stato selezionato e definito, facendo parte integrante del restauro come restituzione in qualità. Questa è una vera e propria valorizzazione del bene che diviene oggi
1. l’icona del secondo rinascimento,
2. il Palazzo del turismo culturale e artistico,
3. il salotto intellettuale, imprenditoriale e finanziario di Milano,
4. la sede dell’Università internazionale del secondo rinascimento, della casa editrice Spirali, di fondazioni e associazioni di carattere socioculturale,
5. la sede di congressi, corsi, seminari, riunioni conviviali di enti pubblici e privati italiani e stranieri,
6. la sede di un Museo permanente e di un Museo per grandi mostre.
La Villa ospita, inoltre, l’Hotel Villa San Carlo Borromeo, a cinque stelle lusso, il Ristorante San Carlo, il Borges Café e i loro numerosi servizi, tra cui il catering, che porta i sapori, la finezza e la magnificenza della grande cucina della Villa anche altrove, nelle case, nelle aziende, negli uffici, negli studi, nelle istituzioni.
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Coordinate: 45°34'45"N 9°7'2"E
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