Palazzo Guadagni (Comune di Firenze)

Italy / Toscana / Florence / Comune di Firenze / Piazza Santo Spirito, 10

Il palazzo, costruito ai primi del Cinquecento (dal 1502 al 1506 circa) per il ricco mercante Rinieri di Bernardo Dei su case e terreni della stessa famiglia, rimase in possesso del casato fino alla sua estinzione, nel 1683, quando, donato ai Buonomini di San Martino, venne acquistato dai Guadagni (1684). Questi promossero vari interventi finalizzati ad ammodernare la struttura e, in particolare, affidarono a Giovanni Battista Foggini il compito di creare una biblioteca nella casa limitrofa, pertinenza della proprietà e posta in comunicazione interna con questa (si veda al numero civico 9). Dai Guadagni l’intera proprietà passò per via ereditaria nel 1837 ai Dufour Berte. La ricchissima collezione di opere d’arte sistemata in questi anni nei suoi interni è restituita dal dettagliato elenco fattone da Federico Fantozzi nella sua guida del 1842. I Dufour Berte, tuttavia, lo abitarono solo saltuariamente, affittandolo a varie personalità, tra le quali si ricordano James Jackson Jarves, Urbano Rattazzi, Valfredo della Gherardesca e sua moglie Margherita Ruspoli. Dal 1912 al 1964 il secondo piano è stato occupato dal Kunsthistorisches Institut in Florenz, prima del suo trasferimento nell’attuale sede di via Giusti. Nel corso del tempo, pur subendo alcuni rimaneggiamenti nel Seicento (in particolare visibili nella corte) e poi a metà dell’Ottocento (dopo il 1845, ad opera di Giuseppe Poggi che tra l’altro rinnovò lo scalone e provvide a un diverso accesso per le carrozze alle nuove scuderie, e ancora nel 1862-1870), il palazzo è riuscito a conservare la sua originaria configurazione rinascimentale e a mantenere, nell’ambito dell’architettura cittadina, un ruolo di assoluta preminenza, imponendosi quale modello per molti altri palazzi eretti dai ceti dirigenti nei periodi successivi. Attribuito, in mancanza di una documentazione certa, ora a Baccio d’Agnolo ora, con maggiore attendibilità, a Simone del Pollaiolo detto il Cronaca, l’edificio è testimonianza di “una misura tutta fiorentina” (Ginori Lisci), nella quale decoro e dignità si esprimono appieno pur senza fare ricorso a sfarzo e a decori superflui. “Le tre zone principali della facciata, che nel palazzo michelozziano già mostravano il loro alleggerimento graduale, qui sono ben definite, e anche la bugnatura, che è limitata alla cantonata e ai lati, è conforme a un criterio di semplicità ed eleganza. Tutta questa ricerca dell’essenzialità è d’altra parte accentuata dal vuoto creato dall’aereo loggiato superiore, sorretto dalle raffinatissime ed esili colonne” (Ginori Lisci). In effetti la facciata è un modello di equilibrio e misura: al piano terreno, dove si sviluppa su ambedue i lati la tradizionale panca di via, è un paramento murario liscio in pietra forte marcato da robuste pilastrate angolari a bugnato e da un portone centinato incorniciato da bugne e finestre quadre. Al primo e al secondo piano sono finestre centinate con bugne in rilievo e piatte. All’ultimo piano si sviluppa il grandioso loggiato a colonne architravate coronato da un’ampia gronda sporgente. Un ulteriore elemento di pregio del palazzo era l’estesa decorazione a graffito (ben documentata da vario materiale fotografico in parte riproposto dai Thiem), indicata dalla letteratura come opera giovanile di Andrea del Sarto, già pesantemente restaurata negli anni degli interventi di Giuseppe Poggi e andata completamente distrutta durante un più recente intervento di restauro alla facciata (1968). Da segnalare la bella lumiera posta sulla cantonata, riconducibile all’arte del Caparra (autore dei ferri di palazzo Strozzi) e i due portoni in legno scolpito con una doppia serie di rosoni e, nelle mezze lune in alto, con l’arme dei Dei. Le facciate sono state interessate da un restauro nel 1932 e quindi nel 1968-1969, quest’ultimo premiato dalla Fondazione Giulio Marchi. Un ulteriore intervento alla facciata e al suo apparato lapideo, ampiamente documentato sul “Bollettino Ingegneri”, data al 1991- 1993. Nel dicembre del 2008 è stato effettuato un intervento di manutenzione straordinaria alle coperture. Al piano terreno, con ingresso da via Mazzetta 10, il palazzo ospita dal 1914 la biblioteca comunale Pietro Thouar. Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini

www.palazzospinelli.org/architetture/

Sito Web Biblioteca Thouar:
www.comune.fi.it/comune/biblioteche/thouar/home.html
via Mazzetta n. 10
50125 Firenze
tel./fax 0552398740
e-mail bibpt@comune.fi.it


www.firenze-oltrarno.net/italiano/arte/palazzoguadagni....
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Coordinate:   43°45'57"N   11°14'50"E
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