Palazzo Pitti (Comune di Firenze)

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 palazzo, museo, Villa, 15th century construction (en)

Attorno al 1457 e fino al 1466 sono documentati in questa zona i lavori per la costruzione della casa di Luca Pitti: stando alla testimonianza di Giorgio Vasari il palazzo fu eretto dall’architetto Luca Fancelli su un precedente disegno di Filippo Brunelleschi. Nella portata del catasto del 1469 è dichiarata una “chasa nuova con giardino dietro”, corrispondente al corpo centrale dell’edificio, con al terreno tre portali alternati a quattro piccole e alte finestre rettangolari, due piani superiori ciascuno con sette grandi finestroni collegati da una balconata esterna e, al sommo, un basso loggiato. Gli alti costi sostenuti e la perdita di potere e prestigio politico della famiglia Pitti portarono alla sospensione dei lavori ancora in corso, definitivamente abbandonati dopo la morte di Luca nel 1473. Tra il 1549 e l’anno seguente Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici, acquistò le varie porzioni del palazzo e dei terreni limitrofi, avviando subito imponenti lavori di sistemazione e ampliamento. In particolare nel 1561 il cantiere fu affidato a Bartolomeo Ammannati (dal 1566 assistito da Alfonso di Santi Parigi) che eresse l’attuale cortile principale raddoppiando la profondità della fabbrica. Parallelamente si intervenne nel giardino dove, tra l’altro, venne realizzata la grotta grande (1584 circa). Nel 1616 il granduca indisse un concorso per l’ampliamento del palazzo che vide vincitore Giulio Parigi: a partire dal 1619 questi lavorò alla realizzazione di due addizioni allineate al palazzo preesistente, fino a determinare, replicando la sequenza modulare della porzione quattrocentesca, il grande corpo centrale a tre piani. I lavori, iniziati dalla porzione nord (1619-1629), si conclusero, oramai seguiti da Alfonso Parigi il Giovane succeduto alla direzione della fabbrica dopo la morte del padre nel 1635, attorno al 1640, anno nel quale si aprì un nuovo cantiere per un ulteriore ampliamento: l’intervento, conclusosi circa vent’anni dopo, portò all’accrescimento del palazzo di altre cinque assi di finestre per parte, al piano terra e al primo piano, configurando l’intero attuale prospetto, e sempre ripetendo il modulo quattrocentesco di partenza. Nei decenni seguenti l’interesse sembrò spostarsi sulla sistemazione del giardino e degli interni, per quanto si possa documentare una ininterrotta produzione di progetti per nuove opere di ampliamento del fronte e di sistemazione della grande piazza antistante (tra i molti si ricordano quelli di Pietro da Cortona redatti negli anni in cui lo stesso attendeva alle decorazioni delle nuove sale di rappresentanza al piano nobile, 1641-1647). Nel 1763, per ordine del governatore della Toscana, maresciallo Antonio Botta Adorno, si aprì il cantiere per la realizzazione di due ali a delimitare i lati della piazza, come caldeggiato da molti dei progetti precedenti. I lavori presero l’avvio dal lato verso porta Romana sotto la direzione dell’architetto Giuseppe Ruggieri, a definire un corpo di fabbrica che i documenti indicano con il termine di rondò, adattamento del francese rondeau. Nel 1780 il rondò di destra appare già configurato (sebbene si debba dare compimento alla sua sistemazione esterna) e nel 1783 si lavorava a quello di sinistra (detto conseguentemente nuovo e poi di Bacco, a occupare un’area già occupata da uno stanzone per la legna), questa volta sotto la direzione di Gasparo Maria Paoletti, poi sostituto dall’ingegnere Piero Conti e quindi da Giuseppe Cacialli. Parallelamente a questi lavori, nel 1821, fu conferito a Pasquale Poccianti (coadiuvato nella direzione dei lavori da Giuseppe Martelli) l’incarico di realizzare il nuovo e attuale monumentale vestibolo di accesso al palazzo. Sarà lo stesso Poccianti a farsi carico anche del completamento dei lavori ai rondò, che potranno dirsi terminati attorno al 1840. Nel 1860 palazzo Pitti passò tra i beni della Corona d’Italia e, negli anni di Firenze capitale (1865-1871) fu residenza di Vittorio Emanuele II. La cessione allo Stato italiano (a interessare palazzo, giardino e piazza, fino alla mezzeria della via) è del 1919. La sistemazione della piazza (progettazione e direzione lavori dell’ingegnere Luciano Marchetti) è del 1994-1996. Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini

www.palazzospinelli.org/architetture/

www.florenceholidays.com/vacanza-firenze-musei-palazzo-...

www.firenze-oltrarno.net/italiano/arte/palazzopitti.php
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