Piacenza

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Piacenza è situata nella Pianura Padana ad un'altitudine di 61 metri s.l.m. e sorge sulla riva destra del Po, dove in esso confluiscono il fiume Trebbia a ovest e il torrente Nure ad est della città. Ad una quindicina di chilometri in direzione sud, compaiono i declivi dei Colli Piacentini, prime propaggini dell'Appennino Ligure. La posizione geografica ne ha da sempre determinato le sorti strategico-militari e ne ha fatto un importante nodo autostradale e ferroviario.
[modifica] Clima
Per approfondire, vedi le voci Stazione meteorologica di Piacenza Centro e Stazione meteorologica di Piacenza San Damiano.
Piacenza è la città dell'Emilia-Romagna con il clima più continentale, di conseguenza gli inverni sono leggermente più rigidi rispetto alle altre città della regione e le precipitazioni risultano maggiori. Le minime invernali registrate sono inferiori inoltre a quelle delle vicine città lombarde. La vicinanza della città al fiume Po porta come conseguenza che, in tutti i periodi dell'anno, il clima sia caratterizzato da una forte umidità: d'inverno si manifesta con grande frequenza il fenomeno della nebbia, d'estate le condizioni meteorologiche sono spesso di afa opprimente.
Sino alla fine degli anni ottanta sono state registrate nevicate record. Nei giorni della nevicata del secolo del 1985 che colpì il nord Italia si superò il metro e mezzo. La neve a Piacenza è sempre caduta durante il periodo invernale, fenomeno alquanto naturale, ma da diversi anni a questa parte, probabilmente a causa dei cambiamenti climatici, il fenomeno si è rarefatto e la neve fa la sua comparsa solo in occasioni sporadiche, peraltro con precipitazioni di lievi entità. Negli ultimi anni la neve è tornata abbondante e nell'inverno del 2008/2009 si sono registrate precipitazioni nevose record. La temperatura massima media in gennaio è 3-4 gradi mentre in luglio raggiunge i 29-31-32-33 gradi.
[modifica] Storia

Per approfondire, vedi la voce Storia di Piacenza.


I francesi passano il Po a Piacenza il 7 maggio 1796, Giuseppe Pietro Bagetti
[modifica] Simboli


Gonfalone secondo il decreto di concessione
Lo stemma di Piacenza, secondo il regio decreto del 27 settembre 1938, è uno scudo partito, il primo di rosso a un quadrato d'argento; il secondo d'argento a una lupa d'azzurro lampassata di rosso. In realtà nello stemma in uso la lupa è di colore nero.
La parte rossa in cui è raffigurato un quadrato bianco o argenteo costituisce anche lo stemma della Provincia di Piacenza. Sull'origine di questo partito gli studiosi si dividono: per alcuni questa metà rimanderebbe alle insegne della Legione Tebea o Tebana, ai tempi di Diocleziano, nella quale era arruolato il martire cristiano e patrono Antonino. Nella tradizionale iconografia, infatti, il santo protettore è ritratto mentre regge il vessillo militare. La placca quadrata probabilmente rappresenta il tipico accampamento romano, il castrum. Altri mettono in dubbio sia l'appartenenza di Antonino alla Legione Tebea sia la storicità di questa legione così come è tramandata e sostengono che il quadrato sia la stilizzazione di un dado, da ricollegarsi al passaggio di Cesare e alla sua famosa frase all'attraversamento del Rubicone, "il dado è tratto". A generare l'incertezza sono gli stessi piacentini che lo chiamano comunemente "il dado".
Nella parte bianca viene raffigurata la lupa capitolina, emblema di Roma. Ciò simboleggia lo stato di "civitas romana" (e il conseguente dono delle insegne con la lupa) di cui la città, la prima colonia fondata dai romani insieme alla gemella Cremona nel 218 a.C., fu omaggiata.
La bandiera è rossa e bianca (colori presenti anche nello stemma) con al centro la lupa capitolina di colore nero, simbolo della città.
Il gonfalone, rosso con al centro un rettangolo di tessuto bianco recante lo stemma cittadino, recita: Città di Piacenza, Primogenita d'Italia. Secondo la blasonatura del decreto esso dovrebbe essere interamente bianco. L'appellativo "Primogenita" sta a significare il fatto che la città nel 1848 è stata la prima a chiedere l'annessione al nascente Regno d'Italia, allora Regno di Sardegna.
[modifica] Onorificenze conferite alla città
La città di Piacenza è tra le 27 Città decorate con medaglia d'oro come "benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i motti insurrezionali del 1848 e la fine della prima Guerra Mondiale nel 1918. Inoltre è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione perché è stata insignita della medaglia d'oro al valor militare il 9 aprile 1949.[1]
Medaglia alle Città Benemerite del Risorgimento Nazionale
«Prima fra le città italiane, il 10 maggio 1848, con plebiscito pressoché unanime, votava la sua annessione al Piemonte, meritando dal Re Carlo Alberto l'appellativo di Primogenita.»
Medaglia d'oro al valor militare
[modifica] Monumenti e luoghi d'interesse



Chiesa di Sant'Antonino, patrono di Piacenza.
Piacenza è città d'arte e dispone di un ragguardevole patrimonio artistico, frutto della storia millenaria che l'ha caratterizzata.
[modifica] Architetture religiose
Duomo
basilica di Sant'Antonino.
basilica di San Savino.
Basilica di San Francesco d'Assisi si trova in Piazza Cavalli all'incrocio con via XX Settembre. È realizzata in stile gotico lombardo del XII secolo (1278-1373). Sulla facciata sono visibili due contrafforti, un rosone, una cuspide e alcune guglie, mentre archi rampanti sono presenti sui lati; su quello destro è ancora esistente parte dei chiostri di cui rimane un porticato. Al suo interno, ornato di affreschi del XV e XVI secolo, venne proclamata l'annessione della città al Regno di Sardegna (1720-1861) nel 1848. Il portale mediano della basilica reca al sommo una lunetta con il rilievo di San Francesco stigmatizzato, e all'interno, sulla parete destra del deambulatorio, v'è un bassorilievo con Rettore in cattedra e frati, eseguiti nella bottega di Giovanni Antonio Amadeo intorno al (1490).
La basilica di San Giovanni in Canale è un tempio fondato nel 1220 dai Domenicani. Tre campate ampliarono a metà del secolo XVI gli interni gotici di questo complesso; nella stessa epoca venne anche ampliato il coro. Tra i vari monumenti sepolcrali che vi si conservano vi è una tomba dipinta, unica a Piacenza, ed il grande sarcofago della famiglia Scotti. Il sepolcro di Guglielmo da Saliceto del 1501), posto nel chiostro denota i caratteri dello stile dell'Amadeo.


L'organo progettato da Padre Davide da Bergamo
La rinascimentale basilica di Santa Maria di Campagna si trova in piazzale delle Crociate, così chiamato perché in questo luogo papa Urbano II bandì la prima crociata nel 1095. Fu edificata tra il 1522 ed il 1528 per poter conservare più degnamente una Madonna lignea policroma, detta "della Campagnola" venerata come miracolosa. La pianta era inizialmente a croce greca, ma in seguito assunse una forma a croce latina rovesciata in seguito all'allungamento del presbiterio. La chiesa è facilmente riconoscibile grazie all'imponente tiburio ottagonale e alla lanterna. Splendidi gli affreschi opera di Giovanni Antonio Sacchi detto il Pordenone che abbelliscono la cupola e due cappelle poste sul lato sinistro. Altre opere sono di Galeazzo, Antonio, Giulio e Bernardino Campi, Camillo Procaccini, Guercino, il Malosso, De Longe, Bibbiena, Stern e Avanzini. La chiesa rappresenta forse il maggior capolavoro raggiunto dall'architetto piacentino Alessio Tramello. Contiene inoltre due pregevoli organi a canne fabbricati dai Serassi di Bergamo. Quello più grande è collocato in cornu Epistolae, costruito tra nel 1825 e nel 1838, consta di due tastiere, ciascuna di 69 tasti (Do-1/Do6) corrispondenti la prima all'Organo Eco e la seconda al Garnd'Organo. Le sue particolarità lo rendono quasi unico in Italia perché possiede il meccanismo della Banda Turca (piatti, grancassa, campanelli, rullante, sistro, ecc), il registro dei campanelli, delle campane d'armonia ai tasti e delle campana al pedale. Lo strumento è stato progettato del famoso organista e compositore dell'Ottocento Musicale Organistico Italiano Padre Davide da Bergamo il quale compose moltissime sonate, sinfonie, elevazioni su quest'organo. Invece l'organo più piccolo, collocato nella navata sul pavimento, è stato costruito nel 1836 ed era in origine strumento di "casa" dei Serassi collocato nella basilica nel 1991 dal Teatro Municipale.
Per approfondire, vedi la voce Organo Serassi della Basilica di Santa Maria in Campagna.


La chiesa di San Sisto
La chiesa di San Sisto è un'altra basilica rinascimentale che vanta un prezioso coro ligneo del 1514. I lavori iniziarono intorno al XIV secolo dove antecedentemente si trovava un tempio edificato nell'874 per volere dell'imperatrice Angilberga, moglie di Ludovico II del Sacro Romano Impero ed è la prima opera religiosa dell'architetto Alessio Tramello nella sua maturità. Ospita la copia del capolavoro di Raffaello Sanzio, la Madonna Sistina: l'originale, eseguito per la chiesa piacentina, venne venduto dai benedettini nel 1754 ad Augusto III re di Polonia ed elettore di Sassonia. Ancora oggi la Madonna Sistina", con i suoi angioletti, è l'ambasciatrice più conosciuta della Gemäldegalerie di Dresda ove rappresenta uno dei pezzi più pregiati. La basilica di San Sisto, per secoli il principale monastero benedettino della città prima che le soppressioni decretassero l'allontanamento definitivo dei religiosi, sta tornando ad appropriarsi di capitoli importanti della sua storia, trascurati in passato a causa delle traversie, prima napoleoniche e poi post-unitarie, dalle quali il monumentale complesso ne è uscito separato in due. La quasi totalità del monastero risulta oggi occupata dai militari del Secondo Reggimento Genio Pontieri e gli spazi in uso a San Sisto, trasformata in parrocchia, comprendono la chiesa e una piccola parte dell'edificio un tempo dimora dei benedettini. In quest'ala si stanno concentrando i restauri. Ingresso gratuito.
San Sepolcro, è un'altra importante basilica realizzata da Alessio Tramello tra il XV e il XVI secolo. La verticalità della facciata è accentuata dalla presenza di contrafforti, mentre un portale barocco contribuisce ad arricchirla. Il nome forse deriva da un pellegrino piacentino che, tornato dalla visita del Santo Sepolcro a Gerusalemme, nel 938 fece edificare un luogo di culto che poi andò distrutto. In epoca napoleonica fu riadattata come ospedale militare e solo nel 1903 fu nuovamente riconsacrata alla preghiera.
Del XVI secolo è la basilica di Sant'Agostino; sconsacrata, ora ospita varie mostre. La facciata granitica è in stile neoclassico, realizzata da Camillo Morigia. È l'unica chiesa della città i cui interni, ampi ed armoniosi, presentano cinque navate. Frammenti di affreschi del Malosso sono visibili sulle pareti del transetto.
La chiesa delle Benedettine fu opera di Domenico Valmagini. Un convento è annesso all'edificio.
la chiesa di San Lorenzo del XIV secolo. Al suo interno si potevano ammirare gli affreschi del Ciclo di Santa Caterina, oggi conservati nel Museo Civico.
La chiesa di San Donnino in stile romanico ha la facciata rifatta nel 1889 da Camillo Guidotti che tra il 1924 e il 1925 restaurò anche
La chiesa di Sant'Anna, originaria del XII secolo e ricostruita nel 1334, che conserva la statua lignea di San Rocco, opera di Giovanni Angelo Del Maino del 1534.
La basilica di Sant'Eufemia, anch'essa in stile romanico. In questa chiesa sono state sepolte le spoglie del vescovo Aldo Gabrielli da Gubbio, colui che consacrò l'edificio che conserva una figura femminile, scultura lignea del 1516 circa, opera di Giovanni Angelo Del Maino.
La chiesa di San Pietro un tempo dei gesuiti.
La chiesa di Santa Brigida d'Irlanda, fondata fra l'826 e l'850 dall'irlandese San Donato vescovo di Fiesole per ospitare i pellegrini irlandesi. La chiesa, assieme all'annesso ospedale ed ospizio dei pellegrini, con vari possedimenti e beni venne donata il 20 agosto dell'850 all'Abbazia di San Colombano di Bobbio.[2]
La chiesa di San Paolo è un edificio in stile barocco ma, come altre chiese piacentine, in periodi antecedenti al 1600 vi era un altro luogo di culto. Documentato con certezza è un edificio religioso trecentesco ed ancora un'altra chiesa antecedente al Mille. La chiesa ha una facciata molto semplice e l'interno è ad unica navata con sei cappelle laterali. Le opere conservate all'interno di San Paolo sono San Biagio guarisce un fanciullo e San Biagio accolto in paradiso dal Redentore di Giovanni Evangelista Draghi. Di Robert de Longe sono Martirio di San Biagio. Di un pittore trecentesco anonimo è la Madonna con Bambino in trono. Di Pietro e Bartolomeo Baderna sono gli Episodi della sacra scrittura e l'affresco con la Caduta di San Paolo sulla via di Damasco. Gli affreschi raffiguranti le Beatitudini sono di Luciano Ricchetti mentre le decorazioni della volta sono di Angelo Capelli. Il pergamo di Giovanni Leoni è un progetto del piacentino Andrea Guidotti.
[modifica] Architetture civili


Il Gotico.
Palazzo Comunale della città, detto il Gotico, e suo vero simbolo. Edificato a partire dal 1281 per volere di Alberto Scoto, reggente guelfo della città.
Numerosi sono i palazzi di origine aristocratica e borghese, di notevole pregio caratterizzati da bellissimi giardini. Piacenza risulta appunto "città di palazzi" come nessun altro centro della Val Padana. Mancando una corte fissa (il Palazzo Farnese non fu sempre sede della famiglia dal momento che dopo un certo periodo la capitale ducale fu trasferita a Parma), i nobili ebbero la possibilità di ostentare il proprio rango con lussuose opere architettoniche. Tra i vari, si ricordano:
Palazzo Mulazzani
Palazzo Mandelli, eretto verso la metà del XVIII secolo odierna sede della Banca d'Italia.
Palazzo Scotti da Fombio (noto anche come Collegio Morigi) opera di Giuseppe Marione del 1780 con fronte posteriore a loggiato aperto a "U". Stucchi, tempere e affreschi pregiati adornano lo scalone e il salone d'onore.
Palazzo Landi si trova all'angolo di via Roma con via Giordano Bruno e fu edificato nel Medio Evo, ma la sua ricostruzione, da parte di maestri lombardi, è di fine XV secolo. Il pregevole portale rinascimentale ,in marmo, è di Giovan Pietro da Rho. Oggigiorno è sede del Tribunale.
Palazzo Costa
Palazzo Rota Pisaroni
Palazzo Somaglia
Splendidi sono, inoltre, i giardini pubblici e privati del centro storico, racchiusi fra i palazzi ai quali donano ulteriore bellezza, quasi nascosti alla vista dei passanti i secondi visibili attraverso raffinate cancellate in ferro battuto, conferendo particolare suggestione alla città.
Palazzo Farnese, importante edificio la cui costruzione venne iniziata nel 1568 su desiderio di Ottavio Farnese (secondo duca di Parma e Piacenza) e di sua moglie, Margherita d'Austria, figlia di Carlo I di Spagna. Il progetto iniziale venne elaborato da Francesco Paciotto da Urbino e il cantiere fu affidato ai maestri murari Giovanni Bernardo Dalla Valle, Giovanni Lavezzari e Bernardo Panizzari detto il Caramosino. Il progetto venne poi modificato nel 1589, quando l'architetto Jacopo Barozzi detto Il Vignola, ne prese parte, modificandone l'alzata. Il palazzo non venne terminato poiché i lavori subirono una lunga pausa nel 1568 per mancanza di fondi e per assenza di una direzione competente ma anche per il disinteressamento di Margherita d'Austria. Soltanto nel 1588 riaprirono i cantieri su interesse di Alessandro Farnese e dei figli Ranuccio I Farnese (1670), e Ranuccio II Farnese (1690) che si adoperarono ad ornare sale con splendide decorazioni e arredamenti preziosi. Dal 1731, anno di decesso dell'ultimo duca della dinastia Farnese, inizia un lungo periodo di decadenza che terminerà solo nel 1909 quando iniziarono le prime opere di restauro. Oggi ospita varie rassegne culturali ed è sede del Museo Civico.
Altri da menzionare sono
Palazzo del Governatore, edificio del XVIII secolo, in stile neoclassico opera di Lotario Tomba. Sulla facciata presenta un orologio ai cui lati sono posti una meridiana solare e un calendario perpetuo. È inoltre la sede della Camera del Commercio
Palazzo dei Mercanti, di origine seicentesca, attuale sede del comune.
Il Palazzo Comunale, il Palazzo del Governatore e il Palazzo dei Mercanti sono ubicati ai lati della Piazza denominata dei Cavalli, (Piasa Caväi o, più semplicemente, la Piasa per i piacentini), da sempre il centro della città e della sua vita, ricalca, probabilmente, l'originario impianto dell'accampamento romano nella fattispecie il foro con le vie che si dipartono rettilinee e con incroci ad angolo retto. Prende il nome dalle due statue equestri raffiguranti Ranuccio e Alessandro Farnese, realizzate da Francesco Mochi da Montevarchi tra il 1612 e il 1628.
Fino al 1798 esisteva il Teatro della Cittadella che venne distrutto da un incendio e fu successivamente sostituito con il Teatro Municipale, inaugurato nel 1804. Progettato dall'architetto Lotario Tomba, ha una facciata ispirata a quella del Teatro alla Scala di Milano. Alessandro Sanquirico, scenografo presso il teatro milanese, fu appunto il decoratore degli interni. I lavori di ristrutturazione degli ultimi decenni hanno, fra l'altro, trasformato l'ex Sala degli Scenografi (posizionata al di sopra della Sala Grande) in un piccolo teatro di 320 posti.
[modifica] Altro
Viale pubblico passeggio o Facsal è la passeggiata nel verde del centro storico. Il Facsal è essenzialmente il percorso su una parte di ciò che è rimasto delle vecchie mura. Ombreggiato da platani secolari e in posizione di rilievo (essendo appunto posto sulle mura cittadine rinascimentali), è luogo di passeggiate o riposo sulle numerose panchine di cui è disseminato. Parte dal centro storico (corso Vittorio Emanuele II) e arriva fino al piazzale della Libertà, non lontano dalla stazione ferroviaria.
Via Taverna (la Strä Lvä o Strä Alvä) con la vicina via Campagna era una delle zone più popolari del centro storico. Tuttora sono considerate residenza di chi è piacentino da innumerevoli generazioni (localmente piasintëin dal sass) e nell'immaginario è tuttora luogo delle specificità piacentine per antonomasia. Era detta Strada Levata poiché si trova in una posizione più alta rispetto ad altre vie limitrofe come via Campagna.
Piazza Cavalli (Piasa Caväi) è la piazza duecentesca su cui sorgono il palazzo Gotico, il palazzo del Governatore e la chiesa di San Francesco e da cui parte via XX settembre. Le due statue equestri poste ai lati opposti della piazza sono diventati uno dei simboli della città insieme alla piazza stessa e al palazzo Gotico.
Via XX Settembre (la Strä Drita), nota per i suoi balconi in ferro battuto, collega piazza Duomo e piazza Cavalli in quanto era uso nel medioevo collegare con una strada dritta il simbolo del potere politico con quello religioso. Fu rinominata via XX settembre per forgiare la memoria popolare sul ricordo della conquista di Roma da parte del re d'Italia nel 1870. È attualmente la via dello shopping per eccellenza, insieme al corso Vittorio Emanuele (San Raimond o, più recentemente, al Curs). In alcuni periodi storici era chiamata anche la Strä di Urévas (la Strada degli Orefici) perché vi si trovavano diverse botteghe di oreficeria.
La muntä di rat è la caratteristica scalinata che collega via Mazzini alla più bassa via San Bartolomeo (San Burtlamé). Secondo la tradizione popolare, era detta "montata dei topi" perché questi roditori l'avrebbero percorsa al fine di lasciare le zone cittadine più basse e adiacenti al Po durante le alluvioni e le piene del fiume. In realtà è più probabile che l'etimologia sia riconducibile a "montata ratta", espressione che stava ad indicare una ripida salita.
Porta Galera un tempo era un quartiere popolare del centro storico. I piacentini chiamavano così le parti terminali di via Scalabrini e via Roma, con relative adiacenze, comprese nella parrocchia di Sant'Anna. Oggi la zona è popolata da numerosi stranieri, specialmente da comunità arabe e sudamericane
Piazzale Roma anche detta la Lupa è la vecchia porta nelle mura che volgeva in direzione di Roma. Il suo soprannome deriva dalla colonna monumentale posta al centro della piazza sull'apice della quale è scolpita la lupa, simbolo di Roma, con gli infanti Romolo e Remo. È situata alla conclusione a sud di via Roma e via Scalabrini e segna l'inizio della via Emilia.
Sant'Agnese (Sant'Agnesa) quartiere, un tempo popolare, al limitare del centro storico che porta il nome della patrona dei barcaioli, essendo un tempo la zona in cui i canali costruiti dai pescatori confluivano nel fiume Po.
Piazza Borgo era il limite a ovest della vecchia città romana. Si formò quando nell'XI secolo con il fenomeno dell'inurbamento arrivarono delle masse contadine dalla campagna sperando di trovare fortuna. Non trovando posto in città, ancora delimitata dalle vecchie mura romane, costruirono le loro case al di fuori del territorio urbano, case che furono poi inglobate dal comune in seguito. Da questa piazza si diramano via del Castello, via Campagna e via Taverna, tre delle strade considerate storiche dai piacentini.
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Coordinate:   45°2'45"N   9°41'24"E

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