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Covo

Italy / Lombardei / Covo /

[modifica] Cenni storici

Le origini del paese ancor oggi non sono del tutto chiare e quindi soggette ad ipotesi avanzate dagli studiosi che analizzano le realtà della zona. Per cercare spiegazioni concrete spesso ci si concentra sull’origine del toponimo: in questo caso difatti l’ipotesi più accreditata farebbe derivare il nome da cavus, ovvero canale, che indicherebbe il fosso bergamasco, canale artificiale ampliato notevolmente in età medievale, ma risalente all’epoca romana.
Si potrebbe quindi ipotizzare che i primi insediamenti abitativi risalgano a quel periodo, indicati con il nome di ad cavum, ovvero villaggio presso il canale.
Tuttavia questa non è l’unica teoria riguardante l’etimologia: un’altra vorrebbe far derivare il nome da cave che in lingua franca significava cantina, a dimostrazione della notevole produzione vinicola presente sul territorio. Infine vi è la versione legata alla tradizione popolare, che accosterebbe il termine a covone di grano (elemento presente anche sullo stemma comunale), che sottolineerebbe la spiccata tradizione rurale del borgo fin da tempi remoti.
Il primo documento scritto che attesta l’esistenza del paese risale all’anno 920, nel periodo storico in cui questi territori erano stati conquistati dai Franchi: questi nuovi dominatori istituirono la secolare istituzione del Sacro Romano Impero, in cui introdussero il feudalesimo. Erano gli anni in cui in tutto il territorio della provincia di Bergamo imperversavano le lotte tra guelfi e ghibellini, e Covo non ne fu esente: in tal senso documenti dell’epoca raccontano che il borgo si dotò di numerose fortificazioni e di un castello a scopi difensivi.
Il borgo ebbe un notevole sviluppo, essendo inoltre posto in una zona ricca di strade commerciali che collegavano le principali città della Lombardia, e venne inizialmente assegnato in feudo ad una certa Contessa Matilde. Questa, con un atto datato 1098, donò i suoi poóssedimenti territoriali alla diocesi di Cremona, che ne mantenne il possesso per parecchi anni. Tuttavia nella zona si faceva sempre più forte l’influenza esercitata dalla famiglia guelfa dei conti di Cortenuova che cercarono a più riprese di strapparne il possesso.
L’apice degli scontri si verificò nel novembre del 1237, quando nelle vicinanze si scontrarono gli eserciti guelfi delle città di Brescia e Milano e quelli ghibellini composti dalle truppe imperiali dell’imperatore Federico II, sostenitore delle città di Bergamo e Cremona. L’esito arrise a questi ultimi e Covo, schierato con la fazione guelfa, subì la distruzione di gran parte degli edifici preposti alla difesa, tra i quali anche il castello che venne raso al suolo.
Il maniero venne ricostruito dopo breve tempo da Buoso da Duera, signore di Soncino, il quale lo dotò di ben nove torri. Tuttavia la pace era un lontano miraggio, tanto che si verificarono nuovi attacchi da parte dei milanesi, intenzionati a riprendere il comando sull’intera zona. Questi sferrarono l’attacco decisivo al castello e costrinsero alla resa il proprietario, che si rifugiò presso Cremona.
La situazione di instabiltà politica durò fino alla prima metà del XV secolo, quando irruppe la Repubblica di Venezia che, applicando una politica lungimirante in ambito sociale ed economico, riuscì a porre fine all’epoca medievale e gli scontri ad essa legati. I territori vennero quindi assegnati al condottiero Bartolomeo Colleoni, legatissimo alla città lagunare, che donò al paese una preziosa reliquia di San Lazzaro.
Con la Serenissima Covo condivise le sorti fino al trattato di Campoformio quando venne aggregata alla Repubblica Cisalpina. Dopo la successiva assegnazione di questi territori agli austriaci, che inserirono il paese nel Regno Lombardo-Veneto, avvenne il definitivo passaggio al Regno d'Italia, dopodiché non si verificarono più episodi di rilievo, con il paese intento a vivere della propria quotidianità dettata dai ritmi rurali.
[modifica] Luoghi d'interesse

L’edificio di maggior richiamo presente nel paese è indubbiamente la chiesa parrocchiale. Edificata in luogo di un vecchio edificio di culto verso la fine del XVIII secolo utilizzando materiali ottenuti dalla demolizione di antichi edifici, tra cui due piccole chiesette e le torri del vecchio castello, è dedicata ai santi Filippo e Giacomo. Al proprio interno custodisce una reliquia di San Lazzaro, regalata alla popolazione da Bartolomeo Colleoni, un organo di pregevole fattura ed opere pittoriche di buon pregio.
Sia il castello che altri edifici medievali, però, sono andati distrutti nel corso dei secoli, e l’unico resto riferibile a quel periodo è la torre posta su quella che un tempo era la porta sud del maniero stesso.
Numerose sono infine le cascine, memoria dell’anima rurale che il borgo ha conservato per parecchi secoli: tra queste vanno ricordate la Cascina Valemma, la Cascina Trobbiate, la Cascina Arrigona, risalenti al XVII secolo, nonché la Cascina Castellana, la Cascina Cavallina e la Cascina Bordona, edificate attorno al XVI secolo.
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Coordinate:   45°29'57"N   9°46'15"E
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