antico borgo Caltavuturo (Friddani)
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L'Antico Borgo Caltavuturo, in origine un feudo denominato Friddani, nome dal quale ne deriva anche la contrada sito nel territorio di Piazza Armerina, esteso circa 1715 ettari di terra con annesso un fabbricato di circa 10.000 mq. di coperture con tre corti interne, una villa ed il giardino attiguo, una chiesa, abbeveratoio e diverse strutture annesse, è una struttura che risale al 1400 circa e da tale data si susseguirono diverse investiture di nobili.
La prima investitura ufficiale risale al 9 luglio 1453 di Pietro De Modica che ebbe da Re Alfonso lettera Viceregina di conferma dei feudi di Friddani e Consorto per se ed i suoi eredi e successori dal suo corpo leggittimamente discendente con servizio militare di onze 20 per ciascun cavallo armato (conservatoria Mercedes copie Vol 1730 anno 1453 fog 553 I° conservato Archivio di Stato di Palermo); mentre la seconda investitura avviene il 8 giugno 1725 (III indiz. Chiarandà Giuseppe); Il 15 giugno 1731 IX indiz. prende altra investitura (Conservatoria di registro Vol 1163 Fog 74) fino al 30 settembre 1775 (IX indiz. fa testamento in notar Giacomo Procacciante di Caltagirone vedi processo n° 9711 in persona di Michele Chiarandà Calascibetta conservato nella Filza 1681 protonotaro del Regno); il 25 Febbraio 1777 X Indiz. Michele Chiarandà si investe di Friddani (vedi Vol 1174 Conservatoria di Registro).
Dell'antico feudo di Friddani sono stati investiti della Baronia ben 26 Baroni fino al 1810 e successivamente a tale data non esistono più investiture.
Il feudo di Friddani, originariamente era esteso con una superficie di 500 salme della abolita misura locale, pari ad ettari 1715. I proprietari che, nel tempo, si sono susseguiti avevano l'obbligo verso la corona di pagare 120 onze di tassa annuale, e di fornire 120 cavalieri armati in caso di guerra, infatti, da quel luogo partirono i 120 cavalieri armati per l'ultima crociata e vennero benedetti davanti la chiesa, attualmente esistente. Detti cavalieri armati per raggiungere la Terra Santa stranamente si imbarcarono a Bari.
Il Feudo ai tempi del Barone Don Michele Chiarandà veniva adibito interamente ai fini degli allevamenti di ovini e bovini. Dopo l'acquisto da parte del Barone e Duca di Montalto Arcangelo Alù, vennero da quest'ultimo intraprese opere di miglioramento fondiario mediante la trasformazione di circa salme 200 di terreni ad oliveti, mandorleti e vigneti pari ad ettari 686 circa. Ciò viene rilevato da una copia di deliberazione presa dalla giunta municipale nella seduta del 18 marzo 1902 ai tempi in cui il Signor Commendatore Benedetto Dr. Giordano sindaco del vicino Comune di Barrafranca.
Il Feudo in questione rimase integro fino al 1955, quando con legge regionale venne deciso l'esproprio forzato dei feudi in Sicilia, da distribuire ai contadini ex giornatai senza terra ed agli ex combattenti della seconda guerra mondiale, per un totale di ettari 04.75.00 circa per ogni assegnatario. Per i primi anni fu un successo che durò fino al 1963, quando la nota cronaca crisi dell'agricoltura e l'errata impostazione economica e sociale, determinò specie nel Sud, una inarrestabile emigrazione biblica verso il Nord dell'Europa in particolare in Germania, Francia, Inghilterra e Belgio. Infatti la tanto desiderata riforma agraria non consentì più agli assegnatari di potere soddisfare le esigenze delle loro famiglie e quindi si videro costretti a ricercare nuove possibiltà di lavoro più remunerativo per il mantenimento delle loro famiglie le rimesse mensili di questi lavoratori contribuirono ed ancora contribuiscono al progresso economico e sociale del Comune di Barrafranca. L'Antico Borgo fu nobile dimora del Barone Don Michele Chiarandà di Caltagirone (1837), poi del Barone e Duca di Montalto Don Arcangelo Alù Baglio e i suoi eredi (1963) e successivamente pervenuto alla famiglia Caltavuturo, attualmente gli ultimi proprietari della gran parte del fabbricato ancora esistente, ove vi hanno svolto e vi svolgono l'attività imprenditoriale agricola.
La prima investitura ufficiale risale al 9 luglio 1453 di Pietro De Modica che ebbe da Re Alfonso lettera Viceregina di conferma dei feudi di Friddani e Consorto per se ed i suoi eredi e successori dal suo corpo leggittimamente discendente con servizio militare di onze 20 per ciascun cavallo armato (conservatoria Mercedes copie Vol 1730 anno 1453 fog 553 I° conservato Archivio di Stato di Palermo); mentre la seconda investitura avviene il 8 giugno 1725 (III indiz. Chiarandà Giuseppe); Il 15 giugno 1731 IX indiz. prende altra investitura (Conservatoria di registro Vol 1163 Fog 74) fino al 30 settembre 1775 (IX indiz. fa testamento in notar Giacomo Procacciante di Caltagirone vedi processo n° 9711 in persona di Michele Chiarandà Calascibetta conservato nella Filza 1681 protonotaro del Regno); il 25 Febbraio 1777 X Indiz. Michele Chiarandà si investe di Friddani (vedi Vol 1174 Conservatoria di Registro).
Dell'antico feudo di Friddani sono stati investiti della Baronia ben 26 Baroni fino al 1810 e successivamente a tale data non esistono più investiture.
Il feudo di Friddani, originariamente era esteso con una superficie di 500 salme della abolita misura locale, pari ad ettari 1715. I proprietari che, nel tempo, si sono susseguiti avevano l'obbligo verso la corona di pagare 120 onze di tassa annuale, e di fornire 120 cavalieri armati in caso di guerra, infatti, da quel luogo partirono i 120 cavalieri armati per l'ultima crociata e vennero benedetti davanti la chiesa, attualmente esistente. Detti cavalieri armati per raggiungere la Terra Santa stranamente si imbarcarono a Bari.
Il Feudo ai tempi del Barone Don Michele Chiarandà veniva adibito interamente ai fini degli allevamenti di ovini e bovini. Dopo l'acquisto da parte del Barone e Duca di Montalto Arcangelo Alù, vennero da quest'ultimo intraprese opere di miglioramento fondiario mediante la trasformazione di circa salme 200 di terreni ad oliveti, mandorleti e vigneti pari ad ettari 686 circa. Ciò viene rilevato da una copia di deliberazione presa dalla giunta municipale nella seduta del 18 marzo 1902 ai tempi in cui il Signor Commendatore Benedetto Dr. Giordano sindaco del vicino Comune di Barrafranca.
Il Feudo in questione rimase integro fino al 1955, quando con legge regionale venne deciso l'esproprio forzato dei feudi in Sicilia, da distribuire ai contadini ex giornatai senza terra ed agli ex combattenti della seconda guerra mondiale, per un totale di ettari 04.75.00 circa per ogni assegnatario. Per i primi anni fu un successo che durò fino al 1963, quando la nota cronaca crisi dell'agricoltura e l'errata impostazione economica e sociale, determinò specie nel Sud, una inarrestabile emigrazione biblica verso il Nord dell'Europa in particolare in Germania, Francia, Inghilterra e Belgio. Infatti la tanto desiderata riforma agraria non consentì più agli assegnatari di potere soddisfare le esigenze delle loro famiglie e quindi si videro costretti a ricercare nuove possibiltà di lavoro più remunerativo per il mantenimento delle loro famiglie le rimesse mensili di questi lavoratori contribuirono ed ancora contribuiscono al progresso economico e sociale del Comune di Barrafranca. L'Antico Borgo fu nobile dimora del Barone Don Michele Chiarandà di Caltagirone (1837), poi del Barone e Duca di Montalto Don Arcangelo Alù Baglio e i suoi eredi (1963) e successivamente pervenuto alla famiglia Caltavuturo, attualmente gli ultimi proprietari della gran parte del fabbricato ancora esistente, ove vi hanno svolto e vi svolgono l'attività imprenditoriale agricola.
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