Chiesetta-oratorio di San Benedetto Abate (Comune di Vicenza)
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Comune di Vicenza /
Stradella San Bendetto, 105
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Chiesa
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La piccola chiesaetta-oratorio (6 x 18 metri), al termine d’un vicolo cieco della stradella che di lei porta il nome, sorse dove esisteva un insediamento benedettino, dipendente dall'abbazia dei Santi Felice e Fortunato, la quale era proprietaria durante il Medioevo di buona parte dei terreni della zona, dove aveva bonificato e aveva sviluppato le coltivazioni agricole, e delle cui rendite aveva investito nel 1134 l'ospedale di Lisiera.
La località è nominata per la prima volta in un documento del 1160, quando un tale Urbetello donava all'abbazia quanto possedeva “… in villa braytesena et braytesenelle cum omni iure et honore …”; nel 1186 il vescovo Pistore rivendicava e otteneva la giurisdizione su di essa, togliendola ai benedettini.
Nel 1557 la chiesetta serviva 128 abitanti e aveva un suo camposanto, risalente almeno al XV sec. Nel 1700 fu abbellita e barocchizzata dalla famiglia dei nobili Tornieri, il cui stemma sormonta l'altare in marmo policromo. I Tornieri, patrizi vicentini che ottenere proprio alla metà del XVIII sec. il titolo comitale, eressero anche l’adiacente “Palazzon”, cioè la loro antica dimora, ora suddivisa in tanti appartamenti, ma con ancora ben riconoscibile sul frontone le stesse nove perle dello stemma della chiesetta.
In seguito la proprietà del complesso passò alla famiglia Fina.
Sebbene reiteratamente rimaneggiata sia all’interno che all’esterno (la piccola sacrestia a destra è un'aggiunta dei primi decenni del XIX sec.), conserva l’orientamento antico dell’altare rivolto a est, tipico delle chiese antiche.
Notevoli i due angeli (forse della scuola del Marinali) e la cornice a festoni floreali.
Il presbiterio è separato dalla navata e le due parti dell’edificio non sono perfettamente in asse. Sembra certo che la parte più antica sia l’abside semicircolare; più tardi fu aggiunto l’arco trionfale. Da notare le due statue: Sant'Ambrogio (vescovo di Milano, IV sec.) e San Bellino (vescovo di Padova, XII sec., invocato per la protezione dai morsi dei cani idrofobi). Il suo corpo, sepolto in una chiesetta poi travolta da una inondazione, fu poi miracolosamente recuperato. Questo spiega forse perché sia stato qui raffigurato. Le due statue si possono far risalire al secolo XVI.
Nel secolo XX ci furono due restauri: uno nel 1961 e l’ultimo nel 1996, che ha rimesso in luce l’abside semicircolare del XII secolo. Purtroppo è andata irrimediabilmente perduta la pala d’altare che doveva esservi ed è attestata ancora nel 1929 da un testimone oculare; dove sia finita nessuno lo sa, ma non è da escludersi che si trovi in una qualche collezione privata. Parimenti perduto è un affresco del XV sec. che copriva la parete destra, raffigurante la Madonna col Bambino. All'esterno della chiesetta-oratorio, infine, si trova il suo piccolo campanile, alto circa 15 metri, risalente al XVI sec. e di recente è stato consolidato grazie al contributo grazie al contributo filantropico di una banca vicentina.
La località è nominata per la prima volta in un documento del 1160, quando un tale Urbetello donava all'abbazia quanto possedeva “… in villa braytesena et braytesenelle cum omni iure et honore …”; nel 1186 il vescovo Pistore rivendicava e otteneva la giurisdizione su di essa, togliendola ai benedettini.
Nel 1557 la chiesetta serviva 128 abitanti e aveva un suo camposanto, risalente almeno al XV sec. Nel 1700 fu abbellita e barocchizzata dalla famiglia dei nobili Tornieri, il cui stemma sormonta l'altare in marmo policromo. I Tornieri, patrizi vicentini che ottenere proprio alla metà del XVIII sec. il titolo comitale, eressero anche l’adiacente “Palazzon”, cioè la loro antica dimora, ora suddivisa in tanti appartamenti, ma con ancora ben riconoscibile sul frontone le stesse nove perle dello stemma della chiesetta.
In seguito la proprietà del complesso passò alla famiglia Fina.
Sebbene reiteratamente rimaneggiata sia all’interno che all’esterno (la piccola sacrestia a destra è un'aggiunta dei primi decenni del XIX sec.), conserva l’orientamento antico dell’altare rivolto a est, tipico delle chiese antiche.
Notevoli i due angeli (forse della scuola del Marinali) e la cornice a festoni floreali.
Il presbiterio è separato dalla navata e le due parti dell’edificio non sono perfettamente in asse. Sembra certo che la parte più antica sia l’abside semicircolare; più tardi fu aggiunto l’arco trionfale. Da notare le due statue: Sant'Ambrogio (vescovo di Milano, IV sec.) e San Bellino (vescovo di Padova, XII sec., invocato per la protezione dai morsi dei cani idrofobi). Il suo corpo, sepolto in una chiesetta poi travolta da una inondazione, fu poi miracolosamente recuperato. Questo spiega forse perché sia stato qui raffigurato. Le due statue si possono far risalire al secolo XVI.
Nel secolo XX ci furono due restauri: uno nel 1961 e l’ultimo nel 1996, che ha rimesso in luce l’abside semicircolare del XII secolo. Purtroppo è andata irrimediabilmente perduta la pala d’altare che doveva esservi ed è attestata ancora nel 1929 da un testimone oculare; dove sia finita nessuno lo sa, ma non è da escludersi che si trovi in una qualche collezione privata. Parimenti perduto è un affresco del XV sec. che copriva la parete destra, raffigurante la Madonna col Bambino. All'esterno della chiesetta-oratorio, infine, si trova il suo piccolo campanile, alto circa 15 metri, risalente al XVI sec. e di recente è stato consolidato grazie al contributo grazie al contributo filantropico di una banca vicentina.
Articolo Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Bertesinella
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