Palazzo di Ludovico Capponi (Palazzo Calamini) (Comune di Firenze)
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Lungarno Guicciardini, 1
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In questo luogo esistevano probabilmente già nel Trecento case di proprietà dei Capponi volte verso i Fondacci di Santo Spirito (si veda a questa via al n. 4). Nel Cinquecento le proprietà erano passate ai Vettori, il cui rapporto di parentela con i primi era stato rafforzato con il matrimonio, peraltro contrastato, celebrato nel 1557 tra Maddalena Vettori e Ludovico Capponi. Quest’ultimo, sul lato di via Santo Spirito, eresse in memoria dell’unione una nuova facciata, promuovendo anche negli interni importanti lavori, tra i quali la realizzazione di un grande salone con un maestoso camino eseguito nel 1563 da “maestro Lexandro di Corbignano scarpellino”, interamente affrescato con scene relative ai fasti della famiglia, in buona parte eseguite da Bernardino Poccetti e comunque realizzate sotto la sua direzione tra il 1583 e il 1590. Dello stesso Bernardino Poccetti erano i graffiti che arricchivano il cortile del palazzo, documentati da una tavola del Lasinio (1789). Fu questo il periodo di maggiore splendore del palazzo, anche grazie alle ulteriori pitture che andarono ad arricchire i suoi ambienti eseguite dagli artisti prediletti dai Capponi (Jacopo da Pontormo, Bronzino, Girolamo Macchietti e altri), e all’intervento di altre maestranze di altissimo livello (Leonardo Ginori Lisci segnala due tavoli realizzati dall’intarsiatore Marco del Tasso). Questo già magnifico palazzo fu oggetto di ampliamenti, databili alla fine del Cinquecento (presumibilmente attorno al 1598 in occasione del matrimonio tra Bernardino Capponi e Elisabetta Salviati) e nella seconda metà del Seicento, negli anni di Vincenzo Capponi. Per quanto riguarda l’affaccio sul lungarno, questo è già documentato da una incisione dello Zocchi (quando la proprietà era ormai passata per via ereditaria ai Riccardi) che ce lo mostra con i canonici tre piani organizzati su quattro assi, con portone sormontato da una balcone, sviluppato verso via de’ Coverelli tramite una bassa costruzione. Nel 1764 risulta affittato al Nunzio di Sua Santità monsignore Manciforte, nel 1775 vi alloggiò il marchese di Barbontan, ministro plenipotenziario di S.M. Cristianissima. Con le sfortune economiche incorse ai Riccardi ai primi dell’Ottocento, il palazzo passò a un certo Forlin (1803) e, nel 1809, fu acquistato da Bartolomeo Cenami di Lucca, grande scudiero della granduchessa Elisa di Toscana. Possesso nel 1828 di Giovanni di Gaetano Bonaccorsi, dopo altri passaggi di proprietà (negli anni di Federico Fantozzi è indicato come palazzo Calamini dicendolo usato come “Uffizio delle Diligenze Toscane”) e la sua trasformazione in lussuoso Hotel ((Hotel Royal de la Toscane, Hotel des Iles Britanniques), il palazzo passò ai conti Mannucci. “E’ difficile determinare la data esatta del suo completamento sul lungarno, ma una dura critica che il Carocci fece in proposito ci fa supporre che il completamento stesso ebbe luogo poco prima del 1880, quando la facciata sul lungarno fu raddoppiata da 4 a 8 assi, fu costruito un secondo balcone simile al primo, e fu tinto tutto l’intonaco con un colore rosso mattone, che a Firenze non si era mai visto” (Ginori Lisci). In nota, tuttavia, lo stesso Ginori indica due vedute conservate nel Museo di Firenze com’era che anticiperebbero i lavori al 1844 e al 1864. Nella guida di Federico Fantozzi del 1842, d’altra parte, l’ingresso a quello che era allora l’Hotel Royal de la Toscane è indicata proprio dal lato del Lungarno. Nel 1938, dopo ulteriori passaggi di proprietà (Garneri indica per i suoi anni le proprietà Dewitt, Leonetti e Parenti), il palazzo fu acquistato dai conti Bulgarini d’Elci di Siena, Al tempo di Ginori una parte del palazzo, compreso il salone del Poccetti, era affittato al Collegio degli Ingegneri di Firenze. Sul fronte, recentemente restaurato e ancora caratterizzato da una tinteggiatura color rosso mattone, è un grande scudo con l’arme dei Capponi (trinciato di nero e d’argento). Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
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