Palazzo Guicciardini (Comune di Firenze)

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Nel Quattrocento erano in questa posizione alcune case dei Capponi che, confiscate a seguito del coinvolgimento di Roberto di Piero Capponi nella seconda congiura dei Pucci del 1575, vennero l’anno dopo donate dal granduca al suo protetto conte Pandolfo de’ Bardi di Vernio. Di questo periodo recano testimonianza alcune pitture allusive alla storia di quest’ultima famiglia ancora in loco (e che Ginori Lisci avvicina a Bernardino Poccetti). In questi tempi, tuttavia, questo come gli altri edifici confinanti presentavano il fronte principale su via Santo Spirito, mentre verso il lungarno si estendevano orti e rimesse. Un diverso rapporto con il fiume è già ben documentato dall’incisione dello Zocchi che, per quanto riguarda il nostro edificio, documenta la presenza di un fronte a tre assi aperto alla luce del lungarno, a indicare un importante intervento di ampliamento e rifacimento della fabbrica che Leonardo Ginori Lisci ipoteticamente mette in relazione con il matrimonio di Carlo de’ Bardi con Margherita Malaspina del 1742. Nel 1810, con l’estinzione di questo ramo della famiglia, il palazzo venne lasciato in eredità ai Guicciardini, diventando residenza di quel ramo del ceppo detto appunto ‘Guicciardini del Lungarno’. Ad alcuni primi lavori fatti negli anni immediatamente successivi e che portarono ad ampliare la facciata a sei assi, seguì attorno alla metà dell’Ottocento un intervento radicale di trasformazione della fabbrica promosso dal conte Carlo, che volle voltare decisamente il palazzo alla luce del lungarno, con il trasferimento delle scuderie, delle rimesse e delle cucine (già verso l’Arno) su via Santo Spirito, e dell’ingresso principale e delle sale di rappresentanza sul fiume. I complessi lavori si protrassero per vari anni sotto la direzione di Giuseppe Poggi e, oltre ad interessare gli interni e il prezioso giardino interno, ridisegnarono la facciata conferendole le caratteristiche attuali. Il fronte fu portato a sette assi, fu inserito un secondo portone per recuperare la simmetria dell’insieme, e ampliato il balcone. Negli anni di Bertarelli il palazzo era sede del R. Automobile Club. Per quanto riguarda il giardino, che fra Settecento e Ottocento fu tra i più noti di Firenze grazie alle piante rare qui riunite (tra cui la prima Magnolia grandiflora proveniente da Londra e un Gynko biloba), questo si presenta ancora oggi secondo il disegno voluto dal Poggi: in particolare è da segnalare l’invenzione di una montagnola che si alza fino al primo piano, a coprire una grotticina artificiale. A coprire questo dislivello si snoda un sentiero, affiancato da aiuole cinte da basse siepi geometriche, che conduce fino ad una terrazza, con una notevole vista sui lungarni, sia verso il ponte alla Carraia sia verso quello di Santa Trinita. Nel punto più alto si trova un piccolo ninfeo a ridosso della parete, con pietre spugnose e conchiglie. Sul fronte che guarda al lungarno è uno scudo con l’arme dei Guicciardini (d’azzurro, a tre corni di caccia d’argento, imboccati e guarniti d’oro e legati di rosso, ordinati l’uno sull’altro). Per ulteriori informazioni si vedano le note e le immagini pubblicate da Ginori Lisci.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini

www.palazzospinelli.org/architetture/
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Coordinate:   43°46'7"N   11°14'54"E
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