Firenze Etrusca - Villa Arnina e Camarte (Comune di Firenze)
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L’ipotesi dell’esistenza di una “Firenze etrusca”, precedente alla città romana, è stata caldeggiata e tentata nel passato da diversi studiosi di cose fiorentine.
Fino a qualche decade addietro si riteneva che gli Etruschi fossero arrivati nella valle dell’Arno in epoca recente (si fa per dire) IV-III secolo a.C. dall’Etruria meridionale, ossia le grandi città etrusche di Tarquinia, Cere, Vulci, Veio, nonché Chiusi, avrebbero irradiato la loro cultura procedendo verso nord per vie interne della Toscana.
Invece, alla luce delle scoperte archeologiche avvenute nell’agro fiorentino risulterebbe che gli Etruschi risalirono l’Arno con le loro navi già nell’VIII secolo a.C., all’inizio del loro sviluppo come civiltà, inserendo delle teste di ponte lungo le pendici appenniniche della valle di Firenze prima di fare il balzo verso la pianura Padana.
Sappiamo che l’Arno era una via fluviale molto importante (1) per i traffici dell’Etruria antica, poiché era navigabile dalla foce ben oltre Firenze, come dimostrano gli scali fluviali di Empoli vecchia, Signa e quello “recente” di Figline. Alla foce dell’Arno esisteva in età etrusca la città di Pisa: abitati etruschi sono stati localizzati lì vicino sulle rive del lago di Massaciuccoli e a San Rocchino presso Viareggio.
Per mezzo dell’Arno giunse la colonizzazione etrusca nella pianura fiorentina. Con le scoperte archeologiche avvenute a Quinto, Sesto Fiorentino, Comeana, Artimino e recentemente a Gonfienti nel pratese, è aumentata la testimonianza storica dimostrante l’intensità della vita etrusca lungo le pendici appenniniche dell’Arno in età antica; insomma, gli Etruschi abitarono la valle di Firenze molto prima dei Romani, avendo diversi villaggi pedemontani i cui abitanti, dediti al commercio e all’agricoltura, prolificarono sotto l’egemonia di ricche famiglie principesche.
Così, dopo i ritrovamenti archeologici (avvenuti nel ‘900) relativi al periodo artistico e culturale “orientalizzante”, effettuati in Piazza Signoria, si ripropone una origine etrusca di Firenze nel vero senso della parola.
Guardando una carta topografica di Firenze noteremo che intorno a Piazza della Repubblica le strade si dipartono a scacchiera; nel quadro che si forma, Via Cerretani, Proconsolo, Vacchereccia-Terme, Tornabuoni, abbiamo visivamente il quadrato della città romana edificata tra il 30 e il 15 a.C.(2). Come era nelle loro abitudini i romani costruivano le loro città in terreni vergini; ma per “Florentia” non fu così: essi non sapevano che lì, molti secoli addietro, c’era già stato un abitato arcaico Villanoviano con relativa necropoli, che erano stati ricoperti dalla ghiaia e dalla sabbia per le continue alluvioni dell’Arno e quindi invisibili già in epoca romana.
Secondo la “leggenda”, il condottiero romano Silla distrusse Florentia Tuscorum, municipio “fiorentissimo” nella valle dell’Arno, intorno all’80 a.C. (3). Però se diamo credito alla “leggenda”, la Firenze posteriore a questo fatto non poteva essere il Villaggio Villanoviano. Forse c’era già una città di stirpe etrusca? Dove si trovava?
Se osserviamo con attenzione la stessa carta del centro di Firenze, si scopre, anche se adesso meno accentuata, una situazione di quadratura delle strade, analoga a quella menzionata sopra: ossia il reticolato urbano di via dell’Anguillara, Benci, Malenchini – Saponai, Castellani – Leoni. Questo fazzoletto di Firenze, dietro Palazzo Vecchio, ha fatto pensare, per la sua planimetria quasi ortogonale e in linea con il corso dell’Arno, ad una possibile origine etrusca.
Questo luogo, dove l’Arno dilaga nella pianura, si prestava bene ad un porto fluviale, vuoi per gli stanziamenti collinari vicini, sia perché all’incrocio degli itinerari terrestri provenienti da Volterra e Arezzo, grosse Lucumonie etrusche.
Seguendo un’ ipotesi confortata dalle sagge riproduzioni dell’architetto Corinto Corinti (cartolina n.31, anno 1925) e dalle leggende narrateci dagli storici del Duecento-Trecento, vedi Ricordano Malispini (Storia Fiorentina, cap. XVIII): “E ab antico, dov’è oggi Fiorenza, si avea due ville, la prima si chiamava Villa Arnina, l’altra Camarzia” ossia, c’erano due città.
Il Mugnone nel suo antico percorso nel tratto fiorentino, prima delle deviazioni obbligate dall’uomo per l’accrescersi di Firenze, scendeva da Piazza della Libertà sull’attuale Via Cavour, arrivava in Piazza S. Marco, qui curvava verso Piazza SS. Annunziata percorrendo la direttrice Via de’ Servi, Piazza del Duomo, Via Cerretani per raggiungere l’Arno tra il Ponte a S.Trìnita e il Ponte alla Carraia. Ma questo torrente aveva un altro braccio in quel fossato che da dietro il Duomo, Via del Proconsolo, Via de’ Leoni, Via Castellani, raggiungeva l’Arno in Piazza de’ Giudici.
Questo braccio del Mugnone servirà in seguito come fossato addossato alle mura di levante del primo quadrato romano, quasi a dividere la città romana da quella che era stata e forse lo era ancora in quel momento (30 a.C.) terra etrusca. In riva all’Arno, separati dal Mugnone, si maturarono i destini dei due popoli, fino alla loro unione.
E’ solo in queste città e non il altre località che potrebbero essere identificate le leggendarie Villa Arnina e Villa Camarzia ricordate dallo storico Malispini.
Tralasciando le rivalità tra Fiesole e Firenze e l’epopea del condottiero romano Fiorino (Re di Firenze), gli Etruschi arrivarono molto prima dei Romani nella valle di Firenze.
Tutta la zona a sinistra del braccio del Mugnone dietro Palazzo Vecchio è sempre stata ricca di acqua, tanto più importante per un agglomerato etrusco, anche per la sua valenza magico sacrale.
E non solo. Lì vicino c’è ancora una via che porta il nome di Via dell’Acqua e dove questa immette in Via dell’Anguillara era ubicato un pozzo ricchissimo dove i fiorentini del Medioevo attingevano con le loro”mezzine”. Un altro pozzo era ubicato in Via de’ Castellani.
Gli scavi archeologici di Piazza Signoria ci hanno tramandato una età favolosamente antica di Firenze. Sono stati trovati frammenti ceramici prodotti in Grecia (a Corinto e ad Argo) nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.; sono i più antichi reperti fittili greci rinvenuti nella Toscana settentrionale. Ma non è tutto: nella stessa occasione sono stati recuperati reperti riferibili all’Età del Bronzo, che retrodatano la presenza dell’uomo a Firenze al secondo millennio a.C.
Non possiamo determinare con esattezza quando il Sacerdote etrusco, con l’aratro a cui erano aggiogati, secondo il rito, un toro bianco e una bianca giovenca, segnò ove doveva venir scavato il solco, e vi gettò la zolla sulla quale sarebbero sorte le mura.
Il Sacerdote (TRUTNUTH) determinando astrologicamente il centro della città, metteva questa in accordo con l’Universo. Misurando la posizione delle strade, votava le città alle forze celesti, creando un “universo” sul terreno, dove effettuare i sacrifici che l’avrebbero sottratta alle forze infernali: ossia il FANUM SACNICLA, il luogo sacro per il Tempio del Nume Tutelare, dove adesso si troverebbe la chiesa di S.Remigio.
L’agrimensura rispondeva ai canoni d’una rettangolazione perfetta in cui le due grandi arterie principali si tagliavano ad angolo retto, appunto il Cardo Massimo e il Decumano Massimo che, in seguito, ebbero grande importanza nella pianificazione del campo militare romano.
Il Pomerium (perimetro) dell’abitato civile della cittadina etrusca, reticolato Benci, Malenchini, Saponai, Castellani, Leoni con Via dell’Anguillara, aveva una lunghezza di 1100 metri. Il Cardo Massimo si trovava sulla direttrice Via de’ Magalotti e Via della Mosca e il Decumano Massimo nella Via Vinegia che allora si prolungava fino a Via de’ Benci. La quadratura della centuriazione avveniva esattamente nella Piazza S.Remigio dove si trovava il Foro e il Tempio.
La città avrà avuto delle abitazioni molto semplici ad un solo piano, poggianti su uno zoccolo in blocchi di pietra squadrati dove erano alzati muri in mattoni d’argilla cruda, fatti seccare al sole, oppure pareti a graticcio, fatto cioè di un intreccio di pali, travi di legno e canne. Un corridoio di ingresso conduceva nel cortile centrale scoperto da dove si entrava in dei vani più piccoli, riservati alla cucina, dispensa, stanze da lavoro e camere da letto.
Alla luce di questa ipotesi di lavoro, potremo assegnare come data approssimativa alla fondazione della “Florentia Etruscorum” il VI secolo a.C., periodo di generale sviluppo della civiltà etrusca nella piana di Firenze, come dimostrano i numerosi e ricchi stanziamenti collinari e la divisione centuriata della pianura ad Ovest di Firenze.
Questa della centuriazione ricalca una sistemazione idrogeologica ed astronomica perfettamente allineata con la cittadina etrusca: una geniale soluzione di un vasto programma di bonifica agraria effettuato dagli Etruschi prima della colonizzazione romana della vallata. Infatti, la differenza di 25° tra l’orientamento dell’impianto urbano di Firenze Romana e quello della divisione centuriata del territorio potrebbe derivare proprio dall’esistenza del piccole centro etrusco.
Quando in questa zona di Firenze nel II secolo d.C. si estese il quartiere dei Greci e Orientali provenienti dall’Anatolia e la costruzione dell’Anfiteatro, delle deperibili case etrusche non c’era più traccia alcuna, perché anche in questo caso, le continue alluvioni dell’Arno avevano cancellato tutto; ma a giudicare dalle vie attuali, ne fu mantenuto in parte il percorso primordiale.
Comunque, è confermato storicamente che in questa zona di Firenze nel Medioevo, sul fiume Arno, esisteva il “Porto de’ Fiesolani”. Sappiamo della perfetta navigabilità dell’Arno in epoca antica (4) e tale situazione presuppone una attrezzatura per l’imbarco e lo scarico delle merci. Le più antiche memorie fiorentine ci parlano di uno scalo fluviale situato tra Piazza de’ Giudici e Piazza Mentana presso quello che sarà dopo, nel XIII secolo la Porta de’ Buci “De’ Foderi (5) i navaiaoli qui vadunt per Arnum ad Florentiam”, rilegge negli statuti della città di Pisa (6); lo scalo de’ Foderi sull’Arno è il legittimo successore del Porto Etrusco, ciò è testimoniato anche da un documento antichissimo del 1162 che si riferisce alla vendita di una casa “in loco qui vocatur a la fonte al porto prope fluvio Arno” (7).
Purtroppo pochi e inadatti sono stati gli studi degli strati archeologici effettuati in questa zona, per poter chiarire definitivamente quanto esposto sopra e nemmeno si può sperare in saggi di prova futuri, dopo le critiche che furono sollevate intorno alle ricerche effettuate nella Piazza Signoria e zone limitrofe.
Comunque qualcosa fu localizzato per nostra soddisfazione: - nel 1875 nel costruendo Palazzo della Borsa si trovò un gigantesco muro che per la sua struttura doveva trattarsi di opera etrusca (8); e ancora nel 1901, nel gettare le fondazioni del monumento in Piazza Mentana, apparve il piano superiore di un gigantesco muro in calcestruzzo il cui scopo non poteva che essere quello di protezione al porto fluviale (9).
Concludendo, i dotti umanisti del passato hanno sempre considerato Firenze sorta in conseguenza delle Leggi Agrarie, sotto “la fulgida stella di Cesare” come un destino che si sarebbe realizzato, come fu, in una splendida prodigiosa carriera; ma, se pur a piccoli gradi, si dovrà probabilmente sfatare questo concetto perché prima dei romani, gli Etruschi avevano già colonizzato con un loro stanziamento la “Città di Firenze”.
Enio Luigi Pecchioni
1) CAPUTO G. – I Prodomi storici di Fiesole, estratto – Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1972.
2) MUSEO FIRENZE COM’ERA – Alle origini di Firenze, Dalla preistoria alla città romana, fascicolo della mostra 1996/1997.
3) FLORO LUCIO ANNEO – Epitone, II, 9: dove Floro parla di Ferentino e non di Florentia, come erroneamente riportato da diversi storici.
4) CASSIODORO – Variae, V, 17 e 20
5) I Foderi, sono gli zatteroni formati dai tronchi degli alberi provenienti dal Casentino per essere poi inviati sempre via d’Arno fino a Pisa.
6) DIPLOMI PISANI, Statuti Inediti della Città di Pisa, III, pag.1163, ed. Boanini 1848-49.
7) LOPES PEGNA M. – Firenze dalle orini al Medioevo, Firenze 1974 pag. 153.
8) GAZZETTA DEL POPOLO, Firenze, 3 Agosto 1875
9) GIORNALE DEGLI SCAVI, 27 Agosto 1901
Fonte:
www.mediaframe.it/txt_firenzeetrusca.htm
Fino a qualche decade addietro si riteneva che gli Etruschi fossero arrivati nella valle dell’Arno in epoca recente (si fa per dire) IV-III secolo a.C. dall’Etruria meridionale, ossia le grandi città etrusche di Tarquinia, Cere, Vulci, Veio, nonché Chiusi, avrebbero irradiato la loro cultura procedendo verso nord per vie interne della Toscana.
Invece, alla luce delle scoperte archeologiche avvenute nell’agro fiorentino risulterebbe che gli Etruschi risalirono l’Arno con le loro navi già nell’VIII secolo a.C., all’inizio del loro sviluppo come civiltà, inserendo delle teste di ponte lungo le pendici appenniniche della valle di Firenze prima di fare il balzo verso la pianura Padana.
Sappiamo che l’Arno era una via fluviale molto importante (1) per i traffici dell’Etruria antica, poiché era navigabile dalla foce ben oltre Firenze, come dimostrano gli scali fluviali di Empoli vecchia, Signa e quello “recente” di Figline. Alla foce dell’Arno esisteva in età etrusca la città di Pisa: abitati etruschi sono stati localizzati lì vicino sulle rive del lago di Massaciuccoli e a San Rocchino presso Viareggio.
Per mezzo dell’Arno giunse la colonizzazione etrusca nella pianura fiorentina. Con le scoperte archeologiche avvenute a Quinto, Sesto Fiorentino, Comeana, Artimino e recentemente a Gonfienti nel pratese, è aumentata la testimonianza storica dimostrante l’intensità della vita etrusca lungo le pendici appenniniche dell’Arno in età antica; insomma, gli Etruschi abitarono la valle di Firenze molto prima dei Romani, avendo diversi villaggi pedemontani i cui abitanti, dediti al commercio e all’agricoltura, prolificarono sotto l’egemonia di ricche famiglie principesche.
Così, dopo i ritrovamenti archeologici (avvenuti nel ‘900) relativi al periodo artistico e culturale “orientalizzante”, effettuati in Piazza Signoria, si ripropone una origine etrusca di Firenze nel vero senso della parola.
Guardando una carta topografica di Firenze noteremo che intorno a Piazza della Repubblica le strade si dipartono a scacchiera; nel quadro che si forma, Via Cerretani, Proconsolo, Vacchereccia-Terme, Tornabuoni, abbiamo visivamente il quadrato della città romana edificata tra il 30 e il 15 a.C.(2). Come era nelle loro abitudini i romani costruivano le loro città in terreni vergini; ma per “Florentia” non fu così: essi non sapevano che lì, molti secoli addietro, c’era già stato un abitato arcaico Villanoviano con relativa necropoli, che erano stati ricoperti dalla ghiaia e dalla sabbia per le continue alluvioni dell’Arno e quindi invisibili già in epoca romana.
Secondo la “leggenda”, il condottiero romano Silla distrusse Florentia Tuscorum, municipio “fiorentissimo” nella valle dell’Arno, intorno all’80 a.C. (3). Però se diamo credito alla “leggenda”, la Firenze posteriore a questo fatto non poteva essere il Villaggio Villanoviano. Forse c’era già una città di stirpe etrusca? Dove si trovava?
Se osserviamo con attenzione la stessa carta del centro di Firenze, si scopre, anche se adesso meno accentuata, una situazione di quadratura delle strade, analoga a quella menzionata sopra: ossia il reticolato urbano di via dell’Anguillara, Benci, Malenchini – Saponai, Castellani – Leoni. Questo fazzoletto di Firenze, dietro Palazzo Vecchio, ha fatto pensare, per la sua planimetria quasi ortogonale e in linea con il corso dell’Arno, ad una possibile origine etrusca.
Questo luogo, dove l’Arno dilaga nella pianura, si prestava bene ad un porto fluviale, vuoi per gli stanziamenti collinari vicini, sia perché all’incrocio degli itinerari terrestri provenienti da Volterra e Arezzo, grosse Lucumonie etrusche.
Seguendo un’ ipotesi confortata dalle sagge riproduzioni dell’architetto Corinto Corinti (cartolina n.31, anno 1925) e dalle leggende narrateci dagli storici del Duecento-Trecento, vedi Ricordano Malispini (Storia Fiorentina, cap. XVIII): “E ab antico, dov’è oggi Fiorenza, si avea due ville, la prima si chiamava Villa Arnina, l’altra Camarzia” ossia, c’erano due città.
Il Mugnone nel suo antico percorso nel tratto fiorentino, prima delle deviazioni obbligate dall’uomo per l’accrescersi di Firenze, scendeva da Piazza della Libertà sull’attuale Via Cavour, arrivava in Piazza S. Marco, qui curvava verso Piazza SS. Annunziata percorrendo la direttrice Via de’ Servi, Piazza del Duomo, Via Cerretani per raggiungere l’Arno tra il Ponte a S.Trìnita e il Ponte alla Carraia. Ma questo torrente aveva un altro braccio in quel fossato che da dietro il Duomo, Via del Proconsolo, Via de’ Leoni, Via Castellani, raggiungeva l’Arno in Piazza de’ Giudici.
Questo braccio del Mugnone servirà in seguito come fossato addossato alle mura di levante del primo quadrato romano, quasi a dividere la città romana da quella che era stata e forse lo era ancora in quel momento (30 a.C.) terra etrusca. In riva all’Arno, separati dal Mugnone, si maturarono i destini dei due popoli, fino alla loro unione.
E’ solo in queste città e non il altre località che potrebbero essere identificate le leggendarie Villa Arnina e Villa Camarzia ricordate dallo storico Malispini.
Tralasciando le rivalità tra Fiesole e Firenze e l’epopea del condottiero romano Fiorino (Re di Firenze), gli Etruschi arrivarono molto prima dei Romani nella valle di Firenze.
Tutta la zona a sinistra del braccio del Mugnone dietro Palazzo Vecchio è sempre stata ricca di acqua, tanto più importante per un agglomerato etrusco, anche per la sua valenza magico sacrale.
E non solo. Lì vicino c’è ancora una via che porta il nome di Via dell’Acqua e dove questa immette in Via dell’Anguillara era ubicato un pozzo ricchissimo dove i fiorentini del Medioevo attingevano con le loro”mezzine”. Un altro pozzo era ubicato in Via de’ Castellani.
Gli scavi archeologici di Piazza Signoria ci hanno tramandato una età favolosamente antica di Firenze. Sono stati trovati frammenti ceramici prodotti in Grecia (a Corinto e ad Argo) nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.; sono i più antichi reperti fittili greci rinvenuti nella Toscana settentrionale. Ma non è tutto: nella stessa occasione sono stati recuperati reperti riferibili all’Età del Bronzo, che retrodatano la presenza dell’uomo a Firenze al secondo millennio a.C.
Non possiamo determinare con esattezza quando il Sacerdote etrusco, con l’aratro a cui erano aggiogati, secondo il rito, un toro bianco e una bianca giovenca, segnò ove doveva venir scavato il solco, e vi gettò la zolla sulla quale sarebbero sorte le mura.
Il Sacerdote (TRUTNUTH) determinando astrologicamente il centro della città, metteva questa in accordo con l’Universo. Misurando la posizione delle strade, votava le città alle forze celesti, creando un “universo” sul terreno, dove effettuare i sacrifici che l’avrebbero sottratta alle forze infernali: ossia il FANUM SACNICLA, il luogo sacro per il Tempio del Nume Tutelare, dove adesso si troverebbe la chiesa di S.Remigio.
L’agrimensura rispondeva ai canoni d’una rettangolazione perfetta in cui le due grandi arterie principali si tagliavano ad angolo retto, appunto il Cardo Massimo e il Decumano Massimo che, in seguito, ebbero grande importanza nella pianificazione del campo militare romano.
Il Pomerium (perimetro) dell’abitato civile della cittadina etrusca, reticolato Benci, Malenchini, Saponai, Castellani, Leoni con Via dell’Anguillara, aveva una lunghezza di 1100 metri. Il Cardo Massimo si trovava sulla direttrice Via de’ Magalotti e Via della Mosca e il Decumano Massimo nella Via Vinegia che allora si prolungava fino a Via de’ Benci. La quadratura della centuriazione avveniva esattamente nella Piazza S.Remigio dove si trovava il Foro e il Tempio.
La città avrà avuto delle abitazioni molto semplici ad un solo piano, poggianti su uno zoccolo in blocchi di pietra squadrati dove erano alzati muri in mattoni d’argilla cruda, fatti seccare al sole, oppure pareti a graticcio, fatto cioè di un intreccio di pali, travi di legno e canne. Un corridoio di ingresso conduceva nel cortile centrale scoperto da dove si entrava in dei vani più piccoli, riservati alla cucina, dispensa, stanze da lavoro e camere da letto.
Alla luce di questa ipotesi di lavoro, potremo assegnare come data approssimativa alla fondazione della “Florentia Etruscorum” il VI secolo a.C., periodo di generale sviluppo della civiltà etrusca nella piana di Firenze, come dimostrano i numerosi e ricchi stanziamenti collinari e la divisione centuriata della pianura ad Ovest di Firenze.
Questa della centuriazione ricalca una sistemazione idrogeologica ed astronomica perfettamente allineata con la cittadina etrusca: una geniale soluzione di un vasto programma di bonifica agraria effettuato dagli Etruschi prima della colonizzazione romana della vallata. Infatti, la differenza di 25° tra l’orientamento dell’impianto urbano di Firenze Romana e quello della divisione centuriata del territorio potrebbe derivare proprio dall’esistenza del piccole centro etrusco.
Quando in questa zona di Firenze nel II secolo d.C. si estese il quartiere dei Greci e Orientali provenienti dall’Anatolia e la costruzione dell’Anfiteatro, delle deperibili case etrusche non c’era più traccia alcuna, perché anche in questo caso, le continue alluvioni dell’Arno avevano cancellato tutto; ma a giudicare dalle vie attuali, ne fu mantenuto in parte il percorso primordiale.
Comunque, è confermato storicamente che in questa zona di Firenze nel Medioevo, sul fiume Arno, esisteva il “Porto de’ Fiesolani”. Sappiamo della perfetta navigabilità dell’Arno in epoca antica (4) e tale situazione presuppone una attrezzatura per l’imbarco e lo scarico delle merci. Le più antiche memorie fiorentine ci parlano di uno scalo fluviale situato tra Piazza de’ Giudici e Piazza Mentana presso quello che sarà dopo, nel XIII secolo la Porta de’ Buci “De’ Foderi (5) i navaiaoli qui vadunt per Arnum ad Florentiam”, rilegge negli statuti della città di Pisa (6); lo scalo de’ Foderi sull’Arno è il legittimo successore del Porto Etrusco, ciò è testimoniato anche da un documento antichissimo del 1162 che si riferisce alla vendita di una casa “in loco qui vocatur a la fonte al porto prope fluvio Arno” (7).
Purtroppo pochi e inadatti sono stati gli studi degli strati archeologici effettuati in questa zona, per poter chiarire definitivamente quanto esposto sopra e nemmeno si può sperare in saggi di prova futuri, dopo le critiche che furono sollevate intorno alle ricerche effettuate nella Piazza Signoria e zone limitrofe.
Comunque qualcosa fu localizzato per nostra soddisfazione: - nel 1875 nel costruendo Palazzo della Borsa si trovò un gigantesco muro che per la sua struttura doveva trattarsi di opera etrusca (8); e ancora nel 1901, nel gettare le fondazioni del monumento in Piazza Mentana, apparve il piano superiore di un gigantesco muro in calcestruzzo il cui scopo non poteva che essere quello di protezione al porto fluviale (9).
Concludendo, i dotti umanisti del passato hanno sempre considerato Firenze sorta in conseguenza delle Leggi Agrarie, sotto “la fulgida stella di Cesare” come un destino che si sarebbe realizzato, come fu, in una splendida prodigiosa carriera; ma, se pur a piccoli gradi, si dovrà probabilmente sfatare questo concetto perché prima dei romani, gli Etruschi avevano già colonizzato con un loro stanziamento la “Città di Firenze”.
Enio Luigi Pecchioni
1) CAPUTO G. – I Prodomi storici di Fiesole, estratto – Accademia Nazionale dei Lincei, Roma 1972.
2) MUSEO FIRENZE COM’ERA – Alle origini di Firenze, Dalla preistoria alla città romana, fascicolo della mostra 1996/1997.
3) FLORO LUCIO ANNEO – Epitone, II, 9: dove Floro parla di Ferentino e non di Florentia, come erroneamente riportato da diversi storici.
4) CASSIODORO – Variae, V, 17 e 20
5) I Foderi, sono gli zatteroni formati dai tronchi degli alberi provenienti dal Casentino per essere poi inviati sempre via d’Arno fino a Pisa.
6) DIPLOMI PISANI, Statuti Inediti della Città di Pisa, III, pag.1163, ed. Boanini 1848-49.
7) LOPES PEGNA M. – Firenze dalle orini al Medioevo, Firenze 1974 pag. 153.
8) GAZZETTA DEL POPOLO, Firenze, 3 Agosto 1875
9) GIORNALE DEGLI SCAVI, 27 Agosto 1901
Fonte:
www.mediaframe.it/txt_firenzeetrusca.htm
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