Faenza

Italy / Emilia-Romagna / Faenza /

[modifica] L'antichità
Le origini della città si perdono nella mitologia. Pare, infatti che i coloni attici che, risalendo l'Adriatico, fondarono Ravenna, si fossero spinti nell'entroterra fondando l'insediamento di Foentia. La città crebbe come centro commerciale sotto etruschi e celti grazie alla posizione favorevole offertale dall'incrocio fra il fiume Lamone, la Via Salaria che attraverso gli Appennini portava il sale in Etruria e Campania e la strada che poi i romani avrebbero lastricato e chiamato Aemilia. In seguito alla conquista romana nel II secolo a.C. fu colonia d'insediamento (Faventia, che significa "la favorita degli dei") e si sviluppò grazie alla produzione agricola, tessile e ceramica. Qui, nel 82 a.C. il sillano Quinto Cecilio Metello Pio sconfisse l'esercito del populares Gneo Papirio Carbone, durante le guerre civili della tarda repubblica romana. Decaduta a partire dal II secolo d.C., è ricordata dalle cronache per la battaglia combattutasi nel 542, nella quale Totila e l'esercito ostrogoto sconfissero i Bizantini. Al VII secolo risale la prima cinta muraria, costruita per difendere la città dai Longobardi.
[modifica] Il Medioevo
Per approfondire, vedi la voce Manfredi (famiglia).
Fu nuovamente prospera a partire dall'VIII secolo. Dominata in epoca alto-medioevale dai vescovi, divenne nel XII secolo libero comune. Nel 1141 vennero eletti i primi consoli, nel 1155 il podestà. Il Comune inizialmente fu fedele all'imperatore, e questo trova conferma anche dalla visita di Federico Barbarossa che qui si fermò per diverso tempo con tutta la sua corte. Le cronache riportano che nel gennaio 1164 si tenne una quintana in onore del Barbarossa.
Nel 1226 Faenza cambiò completamente bandiera, aderendo alla seconda Lega Lombarda (unica tra le città romagnole). La reazione imperiale fu dura: Federico II la cinse d'assedio, ma senza esito. Nel periodo guelfo la città fu spesso contrastata dalla ghibellina Forlì. Nel 1237 Federico II sconfisse la Lega Lombarda. Faenza fu ceduta alla famiglia ghibellina degli Accarisi, che cacciarono i Manfredi. Ma questi ultimi ripresero il potere. Nel 1239 Faenza era l'unica città guelfa di Romagna [3].
Nel 1241 la città manfreda tornò nelle mire dell'imperatore. Federico II la pose di nuovo sotto assedio e la prese, dopo un'inattesa resistenza di sette mesi. Risultò decisivo l'aiuto dei ghibellini forlivesi e del loro capitano, Teobaldo Ordelaffi. In questa occasione, federico, trovatosi a corto di risorse, fece coniare dalla zecca di Forlì degli augustali in cuoio, che rimborsò poi in oro, dopo la vittoria su Faenza.
Ma, dopo la sconfitta di Federico II, nel 1248, la città passò sotto l'egemonia di Bologna, principale potenza guelfa della regione. Nello stesso anno entrò in città il primo capitano del popolo nominato da Bologna: "Rainerius Laçari'". Con la fine del dominio bolognese sulla Romagna negli anni settanta, Faenza, che era stata fino ad allora una città guelfa, effettuò un improvviso cambio di campo. Nel 1274, infatti, il podestà, della famiglia Accarisi, si alleò con Guido da Montefeltro, comandante dei ghibellini di Romagna, e cacciò i Manfredi in esilio. Nel 1282 Papa Martino IV incaricò Giovanni d'Appia (Jean d'Eppes), uomo d'armi francese, di riportare la città sotto il dominio pontificio. Entrato in Romagna scendendo dalla valle del Tevere, si diresse verso Faenza. Nottetempo, gli aprì le porte della città Tebaldello dei Zambrasi, famiglia ghibellina. Dante Alighieri, suo contemporaneo, nella Divina Commedia collocò Tebaldello nel nono cerchio dell'Inferno come "traditore della patria". Di lui rimane famoso il versetto:
« Tebaldello, ch’aprì Faenza quando si dormia »
(Inf. XXXII, 122)
Oltre a Tebaldello, altri personaggi di Faenza furono menzionati nella Divina commedia. Faentino è, infatti, Frate Alberigo dei Manfredi, collocato nella terza zona dell'ultimo cerchio dell'inferno, quello dei traditori degli ospiti, al canto XXXIII, ed è l'ultimo peccatore (quindi il peggiore) a dialogare con Dante. Frate Alberigo è condannato da Dante al supplizio infernale in seguito ad un tradimento perpretato nei confronti di suoi stessi consanguinei, durante una cena di riconciliazione, la famosa cena delle Frutta del Malo Orto. L'onore della città è riscattato nel XXI canto del Paradiso dove compare Pier Damiani.


La cinquecentesca Porta delle Chiavi, unica superstite delle porte urbane, denominata così dal dono delle chiavi della città a Papa Pio IX nel 1857
Nel 1290 Faenza passò sotto il potere di Maghinardo Pagani, signore di Susinana, che approfittò della divisione fra guelfi e ghibellini. Maghinardo si ritagliò un ruolo molto importante nella storia della città e si dimostrò un ottimo politico ed un astuto stratega.
Faenza aggiunse la massima fioritura sotto la signoria dei Manfredi (dal 1313, e in particolare di Carlo II Manfredi, sotto il quale venne rinnovato il centro urbano con la costruzione della cattedrale e del palazzo del popolo). In epoca rinascimentale divenne celebre per la produzione di oggetti in ceramica, esportati in tutta Europa. Per questo motivo il toponimo stesso è diventato sinonimo di maiolica in molte lingue, tra cui il francese (faïance) e l'inglese (faience). Galeotto Manfredi, fratello di Carlo II Manfredi, che a lui succedette, armi alla mano, alla guida della città, rimane famoso per la congiura ordita nei suoi confronti, ad opera della stessa moglie Francesca Bentivoglio; la tradizione vuole che la moglie fosse accecata dall'invidia nei confronti del vero amore di Galeotto, Cassandra Pavoni. Più realisticamente è facile pensare che il vero motivo dell'assassinio sia da cercare nei rapporti fra il signore di Faenza e Bologna. Nel 1500 la città fu assediata dalle truppe mercenarie di Cesare Borgia, alle quali resistette per 6 mesi guidata dal sedicenne Astorgio Manfredi, poi catturato a tradimento e imprigionato a Roma dal Valentino. Pochi anni dopo il corpo del giovane signore fu ritrovato nelle acque del Tevere. All'assedio di Faenza il Guicciardini, che non esalta certo il Valentino come l'amico Machiavelli, dedica un passo della sua Storia d'Italia:
« Il Valentino era pieno di sommo dolore che, avendo oltre alle forze Franzesi uno esercito molto fiorito di capitani e soldati Italiani (...), e avendosi promesso, co' suoi concetti smisurati, che né mari né monti gli avessino a resistere, gli fusse oscurata la fama de' principii della sua milizia da uno popolo vivuto in lunga pace, e che in quel tempo non aveva altro capo che un fanciullo »
(Francesco Guicciardini, "Storia d'Italia",1540)
Nel 1502 giunse a Faenza, su invito del Borgia, Leonardo da Vinci. Il genio toscano realizzò il progetto di una rete di gallerie sotterranee da usare in caso di emergenza. Non si sa se la rete fu realizzata[4] poiché nel 1503, con la morte del padre papa Alessandro VI, crollò l'effimero regno del Borgia.
Faenza fu brevemente occupata dai veneziani (1509/1510); successivamente entrò a far parte dello Stato della Chiesa.
[modifica] Il dominio pontificio e l'età napoleonica
Durante il governo di Guicciardini della Romagna pontificia, la città gode di particolare favore, tanto che lo storico vi soggiornò per quasi tutto il 1525. È in questa fase che Faenza attrae tanti perseguitati religiosi dell'Europa del nord e dell'est tanto da essere definita città protestante.
La Chiesa non tardò a prendere le necessarie contromisure. Infatti dopo il concilio di Trento, è sede del Tribunale della Santa Inquisizione per la Romagna, che porta via dalla città gli immigrati e gli artisti stranieri immigrati negli anni precedenti.


Evangelista Torricelli dal frontespizio di Lezioni accademiche d'Evangelista Torricelli.
Nel 1608, la città diede i natali al noto fisico e matematico Evangelista Torricelli discepolo di Galileo e inventore del barometro.
Nella seconda metà del XVIII secolo Faenza divenne un'importante centro del neoclassicismo italiano. Nel 1797 vicino a Faenza, sul fiume Senio, si combatté la battaglia decisiva (ma dall'esito scontato) fra le milizie pontificie e l'esercito di Napoleone. Abbiamo un piacevole resoconto della battaglia nelle memorie di Monaldo Leopardi, il padre di Giacomo:
« "Tutte le milizie pontificie ascendevano a circa diecimila uomini [racconta Leopardi senior], e un quarto di questa gente si era adunata a poco a poco in Faenza. Imola, perché troppo vicina a Bologna, erasi abbandonata, e la resistenza doveva farsi sul fiume [Senio] che corre fra le due città suddette. (...) Il giorno 2 di febbraio del 1797, alla mattina, i Francesi attaccarono, forti di circa diecimila uomini. I cannoni del ponte spararono, e qualche Francese morì. Ben presto però l'inimico si accinse a guadare il fiume; e vistosi dai popolani che i Francesi non temevano di bagnarsi i piedi: "Addio", si gridò nel campo. "Si salvi chi può" e tutti fuggirono per duecento miglia, né si fermarono sino a Fuligno. Non esagero, ma racconto nudamente quei fatti che accaddero in tempo mio, e dei quali vidi alcuna parte. Un tal Bianchi, maggiore di artiglieria, venne imputato di avere caricati i cannoni con li fagiuoli. Ho letto la sua difesa stampata, e sembra scolpato bastantemente; ma il fatto dei fagiuoli fu vero, e questa mitraglia figurò nella guerra fra il Papa e la Francia" »
(Monaldo Leopardi, "Autobiografie",1833)
Nel 1767 Faenza diede i natali al conte Filippo Severoli, che partecipò alle guerre napoleoniche come generale della divisione italiana nella Grande Armée. Si distinse particolarmente tanto da essere onorato dallo stesso Bonaparte con il titolo di conte di Hanover e dalla presenza del suo nome scolpito sull'Arco dell'Étoile, unico italiano presente.
Scrive Antonio Paolucci in occasione della mostra sull'età neoclassica tenuta a Palazzo Milzetti nel 2009: "Il momento più alto nella storia artistica di Faenza si colloca negli anni che stanno fra il 1780 e il 1815. In quegli anni la città romagnola dialogava con il mondo, era uno snodo di avanguardia lungo l'asse europeo delle arti che aveva i suoi estremi cronologici da una parte nella Roma del "Goethezeit" e quindi della Kauffmann, di Füssli, di Flaxman, di Piranesi, dall'altra nella Parigi della Rivoluzione e dell'Impero e nella Milano del Regno Italico. In quegli anni la piccola città moltiplica palazzi che portano i nomi della nobiltà locale (Laderchi, Gessi, Conti, Cavina, Milzetti); palazzi che sono quanto di più squisito la civiltà neoclassica abbia prodotto in Europa."
Sotto l'occupazione napoleonica Faenza fu sede, tra il 1803 e il 1815, dell'unico liceo del dipartimento del Rubicone, che comprendeva l'intera Romagna, grazie all'impegno dell'intellettuale faentino Dionigi Strocchi (che diresse dal 1806 al 1809) e dell'amico Vincenzo Monti.
[modifica] Dall'Unità nazionale ad oggi


Nenni con il Guardaportone di Montecitorio
Nel 1881, su 36.042 abitanti vi erano cinque ragionieri, otto medici e sei avvocati residenti a Faenza.
Nel 1891 nacque a Faenza Pietro Nenni, leader storico del socialismo italiano, considerato tra i padri della repubblica.
Nel 1895 il Conte Carlo Zucchini, anima instancabile per molti anni delle associazioni cattoliche faentine, condusse le forze politiche cattoliche e liberali alla guida della città, stabilendo un tale preponderanza che per Faenza venne coniata l’espressione di "isola bianca", per distinguerla dal resto della "rossa" Romagna dove prevalevano le forze socialiste e repubblicane.
Il punto di maggior splendore della Faenza post unitaria fu raggiunto nel 1908 con l'Esposizione Torricelliana, una manifestazione imponente che fu visitata ed inaugurata dal Re in persona portando Faenza alla ribalta nazionale. L'esposizione raccoglieva nelle sale dell'ex convento di San Maglorio i prodotti ceramici contemporanei (provenienti da tutta Europa). Insieme ad esse sono stati esposti tanti esemplari prodotti da antiche fornaci italiane. Conclusasi l'Esposizione grazie ai doni degli espositori nacque il Museo che è oggi famoso in tutto il mondo, con tanti visitatori e uno dei vanti della città.
Durante la seconda guerra mondiale Faenza fu bombardata più volte: il primo attacco si verificò il 2 maggio 1944. Il 13 maggio fu effettuato un secondo attacco. Nel corso di quel durissimo anno, la città fu colpita circa cento volte. I due terzi dell'abitato furono distrutti. Morì sotto i bombardamenti il vescovo, mons. Antonio Scarante. La città fu liberata dalle truppe neozelandesi il 16 dicembre 1944. Nella lotta partigiana si distinsero particolarmente:
Benigno Zaccagnini, che sarà il segretario della Democrazia Cristiana dal 1975 al 1980;
Silvio Corbari, che diede vita nel 1943 ad una formazione partigiana, passata alla storia come Banda Corbari; in seguito all'uccisione di Gustavo Marabini, console della milizia fascista, Silvio Corbari venne catturato ed in seguito impiccato a Castrocaro.
il calciatore Bruno Neri, dotato sportivo e coraggioso combattente, che trovò la morte tra le montagne di Tredozio, nei pressi dell'eremo di Gamogna.
Per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana, Faenza è stata decorata al valor militare ed è stata insignita della croce di guerra al valor militare.
A prova dell'influenza dell'arte Faentina, il 18 agosto 2006 il Premier del Québec Jean Charest annunciò il ritrovamento della prima colonia francese in Canada, quella di Charlesbourg-Royal[5], e che vi fu ritrovato un frammento di un piatto istoriato realizzato a Faenza tra il 1540 e il 1550, certamente di proprietà del comandante aristocratico della colonia.[6].
[modifica] Monumenti e luoghi di interesse

[modifica] Architetture religiose
Chiesa di San Girolamo all'Osservanza
Chiesa di Sant'Umiltà
Chiesa di Santa Maria dell'Angelo
Chiesa di San Rocco
Chiesa di San Giacomo della Penna
Chiesa di San Filippo Neri o del Suffragio
Chiesa dei Servi
Chiesa di Sant'Antonino
Oratorio della Santissima Annunziata
Chiesa di Santa Maria ad Nives
Chiesa di Sant'Agostino
Chiesa dei Santi Ippolito e Lorenzo
Chiesa di San Bartolomeo
Chiesa del Carmine
Chiesa di Sant'Antonio
Chiesa di San Francesco
Chiesa di San Domenico
Chiesa di San Sigismondo
Chiesa di San Giovanni di Dio
Chiesa di Santa Margherita
Chiesa di San Vitale
Chiesa di San Savino
Pieve di Sarna
Pieve di Corleto
Santa Maria Maddalena
[modifica] Duomo
Per approfondire, vedi la voce Duomo di Faenza.
[modifica] La chiesa della Commenda
La chiesa di Santa Maria Maddalena, conosciuta anche come "della Commenda" venne fondata nel XII secolo nel borgo Durbecco, in direzione di Forlì.
Per approfondire, vedi la voce Chiesa della Commenda.
[modifica] La chiesetta di San Lazzaro
La duecentesca chiesetta di San Lazzaro, a 4 km da Faenza, attualmente adibita a tempio ai caduti sulla strada.
Per approfondire, vedi la voce Chiesetta di San Lazzaro (Faenza).
chiesa del santissimo crocifisso
[modifica] Architetture civili


Il palazzo del podestà di Notte
[modifica] Piazza del Popolo


Piazza del Popolo di notte
« Appoggiato con la schiena ad una colonna egli guardava il Duomo. L'enorme portone di mezzo era socchiuso, e sull'arco del suo vano si agitava lievemente un drappo rosso, segnacolo di qualche festa religiosa in quel giorno; la scalinata di granito pareva più bianca nel sole, la fontana gorgogliava da tutti i propri zampilli. avvolta in un pulviscolo d'acqua tenue come un vapore. Tutto quel largo dinanzi al Duomo e sino in fondo alla piazza rimaneva deserto, nessun fiacchero stazionava ancora presso il caffè, l'omnibus del grande albergo era già ritornato dalla stazione; solo qualche bicicletta passava tratto tratto nel vuoto, silenziosamente. »
(Alfredo Oriani, "Vortice", 1899)
I maggiori monumenti della città sono raccolti nelle due piazze contigue cittadine, sistemate a partire dal 1313: "Piazza del Popolo" e "Piazza della Libertà". La prima accoglie gli edifici medioevali del "Palazzo del Podestà" e del "Palazzo del Municipio", mentre nella seconda sorge la cattedrale, di fronte ad essa il loggiato del "Portico degli Orefici", e a lato una fontana monumentale, con sculture in bronzo del XVII secolo.
All'ingresso della Piazza del Popolo sorge la Torre dell'Orologio, fedele ricostruzione post-bellica della torre seicentesca posta nell'incrocio tra il cardo e il decumano della Faventia romana.
[modifica] Il Voltone della Molinella


Il voltone della Molinella
Il Voltone della Molinella conduce dalla piazza principale, piazza del Popolo al teatro comunale Masini. La volta ad ombrello è decorata a grottesche da Marco Marchetti nel 1566.
[modifica] Il teatro Masini


Il teatro Angelo Masini
Il Teatro Masini, in piazza Nenni (già "della Molinella"), fu progettato e costruito tra il 1780 e il 1787 dall'architetto Giuseppe Pistocchi, su richiesta dell'Accademia dei Remoti, un cenacolo di intellettuali ed artisti faentini che si era costituito nel 1673. Esso conserva una struttura con pianta di ferro di cavallo, fornita di quattro ordini di palchi, separati da colonne di vario stile. La fascia superiore è arricchita da decorazioni plastiche e venti statue raffiguranti divinità dell'Olimpo.


Vista di platea e palchi del Teatro Masini
[modifica] Altri Edifici
Palazzo Mazzolani, in corso Mazzini 93, enorme e severa mole incompiuta, il palazzo fu iniziato alla fine del XVII sec., dotato di un atrio monumentale, è stato completato nella parte destra del fronte nel 1933-34, demolendo edifici preesistenti. Nel palazzo sono ospitati i depositi del materiale archeologico di proprietà dello Stato. Il complesso dei materiali conservati a Palazzo Mazzolani è estremamente interessante e copre un arco cronologico vastissimo, che va dalla preistoria alla tarda antichità.
Palazzo Zauli Naldi, in corso Matteotti 2, nel XVII secolo venne acquistato da un ramo della famiglia Naldi, dai quali passò, all'estinzione della casata, ai Conti Zauli, da allora Zauli Naldi. Esternamente è caratterizzato da un ampio porticato, detto "loggia della Pagnocca", perché vi veniva distribuito il pane offerto dalla famiglia ai poveri. La parte destra è stata edificata nel 1835 su progetto dell'ingegnere Filippo Antolini.
Palazzo Ferniani, in via Campidori all'angolo con via Naviglio, fu costruito verso la metà del XVIII secolo dai Conti Ferniani su progetto del faentino Gian Battista Boschi, coadiuvato dal bolognese Alfonso Torregiani. Nell'angolo del palazzo è posta la bella statua marmorea dell'Immacolata Concezione, opera dei bolognesi Ottavio e Nicola Toselli.
Palazzo Severoli, sito nella via omonima, costruito dai Conti Severoli, ospita affreschi di Felice Giani.
Palazzo Cavina, in via Castellani 22, fu costruito intorno al 1740 su progetto di Raffaele Campidori per la famiglia Naldi, acquistato agli inizi del XIX secolo dai Conti Cavina che chiamarono Felice Giani a decorarlo.
Palazzo Pasolini-Zanelli, in Corso Mazzini 52, edificato intorno al 1750.
Palazzo Laderchi, in corso Garibaldi 2, fu commissionato nel 1780 dal Conte Ludovico Laderchi all'architetto bolognese Francesco Tadolini, è sede del Museo del Risorgimento e dell'Età contemporanea. Splendidi sono i decori di Felice Giani della "Galleria di Psiche" (1794) e dello "Studiolo d'astronomia" (1797).
Palazzo Gessi, in corso Mazzini 54, costruito nel 1786 su progetto dell’architetto Giuseppe Pistocchi.
Palazzo Conti-Sinibaldi, in corso Mazzini 47, progettato da Giuseppe Pistocchi nel 1786 e con la galleria decorata da Felice Giani.
Palazzo Milzetti, in via Tonducci 15, il più importante palazzo neoclassico della regione, museo nazionale, con i decori di Felice Giani e l'architettura di Giuseppe Pistocchi.


Loggia di Palazzo Ricciardelli
Fondale di Palazzo Ricciardelli si trova in piazza II giugno. Piazza II giugno venne ottenuta con l'eliminazione di palazzo Ricciardelli dopo che venne bombardato nel 1944. L'antico palazzo venne ristrutturato nel 1840 da Pietro Tomba per i conti Ricciardelli. Fu acquistato nel 1842 dai fratelli Rossi di Castel Bolognese. L'unica cosa che resta del palazzo è il bellissimo attergato con il fondale a due ordini di logge. Quella superiore presenta l'archeggiatura a "serliana" diffuso da Sebastiano Serlio nel Cinquecento che fu ripreso poi da Pietro Tomba.
Palazzo Cattani, in via Severoli 33, venne ristrutturato nel 1855 dal Marchese Giuseppe Cattani su progetto dell'architetto d'origine ticinese Costantino Galli.
Palazzo Zucchini, in corso Mazzini 85, commissionato nel 1865 dal Conte Luigi Zucchini, viene realizzato su progetto dell’architetto ingegnere Antonio Zannoni, che rielabora ecletticamente i modelli dell'architettura neoclassica faentina. Il piano terreno è scandito da sei arcate, ai piani superiori sono presenti grandi lesene con capitelli corinzi che inquadrano le finestre e sorreggono un elaborato cornicione che riporta gli stemmi di famiglia.
Palazzo Gucci Boschi, in corso Matteotti 8-10, la cui elegante facciata eclettica, che celebra le battaglie del risorgimento di Solferino e del Volturno, fu realizzata per i conti Gucci Boschi dall'ing. Achille Ubaldini nel 1867.
Casa Valenti palazzo (del XIX secolo) fu progettato dall'ingegner Luigi Biffi con un'insolita forma neogotica ed è arricchito con pregevoli terrecotte.


Casa Valenti
[modifica] Il Borgo Durbecco
Dopo il fiume Lamone si trova il Borgo Durbecco i cui primi insediamenti risalgono al XI secolo e dove vi sono la chiesa della Ss. Annunziata, la chiesa di Sant'Antonino, la chiesa della Commenda e la porta delle Chiavi.
[modifica] Architettura militare
[modifica] La torre di Oriolo


La Torre di Oriolo
Presso il borgo collinare di Oriolo dei Fichi, in direzione sud-ovest, si trova un mastio manfrediano del XV secolo, a pianta esagonale e della tipologia architettonica detta "a doppio puntone".
[modifica] Aree naturali
Il territorio di Faenza presenta un ambiente agricolo, suddiviso tra i vigneti dei pendii collinari e i coltivati, con tracce dell'antica centuriazione romana in pianura.
Nella zona sono presenti il "Parco carsico della grotta Tanaccia" e il "Parco naturale Carné", vasta area verde dotata di centro visite e ristoro. Un percorso, tra boschi e ruderi di fortificazioni medievali, si svolge da Croce San Daniele a Ca’ Malanca, nell'alta Valle del Sintria. E proprio a Cà Malanca si trova il Museo della Resistenza, nel luogo dove si svolse un'importante battaglia, quando, nell'ottobre del '44, la 36° Brigata Garibaldi riuscì a rompere l'accerchiamento tedesco e a ricongiungersi con gli inglesi, pagando un prezzo di sangue altissimo.
Nearby cities:
Coordinate:   44°17'37"N   11°52'48"E