La Zona Settentrionale dell'Acropoli di Tirinto

La Zona settentrionale e le quote più basse della collina di Tirinto, detta Bassa Acropoli, furono fortificate per la prima volta all’inizio del 1400 a.C. (Alto Elladico IIIV1). Questa prima fortificazione fu sostituita nella terza fase di costruzione intorno alla metà del 1400 a.C.(Alto Elladico IIIV2) con uno muro di spessore di circa a 7 metri, sotto la scarpata naturale della collina fino ad incontrare quello precedente che cingeva da circa un centinaio di anni quello della Media ed Alta Acropoli. Nonostante gli scavi di prova effettuati in questo settore sia da Schliemann (1884) che dal Dragendorff (1913), che rintracciarono tracce di edifici e ceramiche degli inizi del Tardo Elladico, la parte della Città Bassa rimase ignorata dagli archeologi per decenni. Fino agli inizi del 1960, quando vennero alla luce, in occasione dei lavori di risanamento del lato ovest del muro, le rampe di accesso alle sorgenti sotterranee. Prevalse, quindi, l’opinione che l'intera area sotto l’Acropoli fosse inabitabile in epoca micenea e fu fortificata solamente per servire come rifugio degli abitanti delle terre che circondavano la Rocca, (contadini e pastori) in caso di un attacco e o di un assedio. Cosa che poi probabilmente avvenne durante gli attacchi e l’assedio dell’invasione dorica. Nei primi scavi del Servizio Archeologico greco (Verdelis N.) e poi dell’Istituto Archeologico Tedesco, (P. Grossmann e altri) sono venuti alla luce resti di quattro edifici di età micenea costruiti dopo la realizzazione del muro di fortificazione, distrutti nel periodo Medio Elladico IIIB e coperti da fitto strato di reperti archeologici databili intorno al periodo Medio Elladico IIIC. Questi nuovi dati hanno incrementato l’interesse scientifico per la Cittadella della Città Bassa e reso evidente la necessità dell'esplorazione sistematica di questa zona, al fine di trarre nuove conclusioni sullo sviluppo di questa area in epoca preistorica e dare soluzione anche alle molte domande rimaste senza risposta per decenni. Una ricerca sistematica è stata condotta negli anni 1976-1986 dal principale esponente di studi preistorici, in seno all’Istituto Archeologico tedesco, l’archeologo Klaus Kilian. Le indagini di Kilian realizzate con moderni metodi di scavo e di collaborazione interdisciplinare sono state di vitale importanza nel processo di approfondimento della conoscenza del periodo miceneo. Non solo ha spiegato la sequenza delle fasi di costruzione della Cittadella Bassa durante i periodi del Medio, Tardo Elladico e dell’era micenea, ma ha anche messo a punto un sistema quasi infallibile per la datazione della ceramica corrispondente. Inoltre ha messo in luce che il declino di Tirinto e il crollo del sistema palazziale non fu dovuto esclusivamente alla azione distruttiva dorica, fu conseguenza anche della forte attività sismica nel corso del 1300 a.C. La Cittadella Bassa fu collegata, tramite l’ampliamento nord della strada (50) esistente, nella Cittadella superiore, con due accessi. Il primo, un piccolo ingresso a cavallo tra il lato ovest della fortificazione tra la media e bassa cittadella. Come evidenziato dalle tracce dei cardini sulla soglia composta da un monolito; la seconda, un’apertura nella parte superiore della fortificazione nord, senza alcuna traccia di porta. L’apertura è protetta da un blocco in pietra sul lato est del muro posto molto più alto rispetto al livello esterno e l’accesso doveva essere possibile con una scala volante in legno. Nella seconda metà del 1400 a.C. (Alto Elladico IIIV2) dopo il completamento della fortificazione, in questa zona si concentrarono molte attività, quindi, i pochi resti delle attività artigianali dei periodi precedenti andarono perdute.
La Città Bassa fondata nel terrazzamento settentrionale fu completata con edifici aventi un unico piano. Furono allineati lungo le mura e separati da corridoi aperti nella direzione nord-sud. Nel complesso furono ritrovati dieci “condomini” (Edifici I-X), che servivano da abitazioni con annesse strutture di laboratorio per il trattamento dei metalli e materiali preziosi. La Camera 123 fu utilizzata forse come tempio e l’Edificio 6 fu denominato da Kilian “Casa della sacerdotessa”. Gli edifici di questo periodo furono distrutti da un devastante terremoto nel periodo Basso Elladico IIIV2 tardo (circa il 1200 a.C.). Dopo la distruzione, l’area fu pulita e ricostruita. Sullo strato delle rovine, furono impiantate nuove abitazioni e laboratori senza alcun criterio specifico, al contrario delle precedenti edificazioni. Tra gli edifici posti a sinistra vi è oggi un grande spazio aperto e si capisce quindi che furono abbandonate parecchie delle precedenti costruzioni. Il periodo Tardo Elladico IIIC (1200-1050 a.C.) durò molto più a lungo di quanto si fosse precedentemente creduto, perché durante lo scavo sotto l’Acropoli ci si rese conto che i danni permanenti degli incendi, a seguito del terremoto, avevano interessato una vasta zona di tessuto urbano comprendente circa 25 ettari. Nonostante la pessima ricostruzione successiva, fu recuperato, ed è oggi visibile, un edificio comprendente un megaron usato come santuario (Camera 117-110). Significativi oggetti di culto vi sono stati recuperati e catalogati tra i quali statuette di grandi dimensioni esposte oggi al Museo Archeologico di Nauplio. Nell’ultima fase del periodo Tardo Elladico IIIG (1070-1050 a.C.) vi fu graduale abbandono della zona sotto l’Acropoli. Solo pochi anni più tardi, all’inizio dell’Età del Ferro l’attività in questo settore della Cittadella cessò quasi del tutto.

Autore
Dr. Alkistis Papadimitriou – (Libera traduzione con note aggiunte dall’autore dal sito ODISSEUS del Ministero Ellenico della Cultura)
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