Palazzo Pazzi della Congiura (o Palazzo Pazzi Quaratesi, Palazzo delle Marchesane) (Comune di Firenze)

Italy / Toscana / Florence / Comune di Firenze / Via del Proconsolo

Eretto per volontà di Jacopo de’ Pazzi tra il 1458 e il 1469 in una zona già segnata da possessi della famiglia (tra cui una torre posta in angolo con borgo degli Albizi), il palazzo, già creduto o di Michelozzo di Bartolomeo o di Filippo Brunelleschi, è stato riconosciuto quale opera di Giuliano da Maiano, pur non escludendo che questi sia stato il raffinato estensore materiale di un progetto di paternità brunelleschiana. Al di là della questione attributiva la fabbrica è comunque da considerare, sia per il periodo di costruzione, sia per l’eleganza delle forme, sia per le dimensioni, tra le più importanti della città, modello per molte altre residenze dei ceti dirigenti della Firenze tardo quattrocentesca. Il palazzo, confiscato a seguito della congiura ordita dai Pazzi ai danni di Giuliano e di Lorenzo il Magnifico (1478, dove perse la vita lo stesso Jacopo), passò alla famiglia francese dei d’Estonville, poi ai Cybo (1487) che, come Cybo Malaspina, lo utilizzarono per tutto il Cinquecento come residenza fiorentina (a questo periodo risale la denominazione dell’edificio come palazzo delle Marchesane di Massa). Acquistato nel 1594 dagli Strozzi e quindi proprietà dei Quaratesi dal 1760 al 1843, passò per varie mani (nel 1850 qui era la sede del Tribunale della Suprema Corte di Cassazione) fino all’acquisto fattone dalla Banca di Firenze nel 1913, che ne affidò il ripristino con le conseguenti trasformazioni all’architetto Adolfo Coppedè (1913-1915), che tra l’altro chiuse con una copertura in ferro e ghisa il cortile quattrocentesco all’altezza del primo piano, in modo da renderlo utilizzabile per servizi all’utenza. A questo intervento risale il monumentale ingresso all’ascensore e vari dipinti e vetrate di Galileo e Chino Chini. Acquistato nel 1931 dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale è stato restaurato nel 1960, questa volta su base filologica e con la direzione dei soprintendenti Ugo Procacci e Guido Morozzi. Osservando la fabbrica da via del Proconsolo, si noti come al piano terra, bugnato, si contrappongano i più leggeri piani superiori, con bifore (sulle quali ricorre il motivo di una barca con le vele gonfiate dal vento, impresa della famiglia allusiva ai traffici marittimi) che si distendono sulle superfici intonacate, forse originariamente trattate a graffito. Le finestre del piano terreno sono da far risalire al Seicento, in sostituzione di altre aperture decisamente più piccole. Si veda sull’angolata il grande scudo con l’arme dei Pazzi (d’azzurro, a due delfini d’oro guizzanti in palo addossati, posti in mezzo a cinque crocette fioronate), attribuito a Donatello, copia dell’originale conservato nell’androne e restaurato nel 2000. Nel cortile è un elegante porticato con colonne includenti, nei capitelli, lo stemma di famiglia con i due delfini e il vaso con il fuoco sacro, allusivo all’impresa di Pazzino de’ Pazzi in Terrasanta (al proposito si vedano anche le note relative al palazzo Pazzi Vitali in borgo degli Albizi 28). Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.

Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini

www.palazzospinelli.org/architetture/
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Coordinate:   43°46'16"N   11°15'29"E
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