Palazzo Gondi (Comune di Firenze)
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Piazza di San Firenze, 1-2
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Il palazzo, tra i più importanti del centro storico fiorentino, nasce dall’incarico conferito nel 1490 a Giuliano da Sangallo dal ricco mercante Giuliano di Lionardo Gondi che, in quest’area, aveva negli anni precedenti acquistato varie case dai Giugni, dagli Asini, dall’Arte della Mercatanzia e dallo stesso Comune. Dal testamento dello stesso Giuliano redatto nel 1501 si può dedurre che in tale data il nuovo palazzo fosse già abitato, benché non ancora terminato e, nonostante il documento obblighi gli eredi a portarlo a perfezione (non è chiaro se estendendosi sul lato sinistro o su quello destro), i desideri del testatore non furono ascoltati. A questa data (e fino al 1870) il palazzo si presentava su tre piani distribuiti per sei assi, con due portoni, a guardare la piazza, essendo il fianco sull’attuale via de’ Gondi chiuso da un altro fabbricato. Alcuni lavori vennero affidati alla fine del Seicento all’architetto Antonio Maria Ferri (1686), a interessare comunque solo la parte posteriore dell’edificio, in particolare tesi a definire nuove scuderie e un nuovo quartiere con una ricca alcova, realizzata tra il 1710 e il 1711 in occasione del matrimonio tra Angiolo Gondi e Elisabetta Cerretani, arricchita da interventi dei pittori Matteo Bonechi e Lorenzo Del Moro e con stucchi di Giovanni Battista Ciceri. Negli anni di Firenze capitale, al fine di allargare via de’ Gondi, vennero espropriate alcune case di proprietà della famiglia alla quale, tuttavia, venne concessa la possibilità di intervenire su questo lato per conferire nuova e diversa monumentalità alla propria residenza e, se vogliamo, di portare a compimento l’opera iniziata dall’avo Giuliano. Il fianco sinistro del palazzo fu così aggiunto da Giuseppe Poggi tra il 1870 e il 1874: più in particolare a questi anni risale l’ultimo asse di finestre e la terza porta sul lato sinistro del fronte principale, e l’intero fianco sulla nuova via, compreso lo scudo che si staglia sull’angolata con l’arme della famiglia, il tutto con l’obiettivo di armonizzare il nuovo con le preesistenze (anche grazie a una attenta scelta dei pietrami impiegati), tanto da risultare il palazzo assolutamente omogeneo nel disegno dei due fronti. Agli anni sessanta del Novecento risalgono vari interventi di sistemazione interna su progetto dell’architetto Emilio Dori, comunque conclusi nel 1965. Il piano terreno, segnato da una ‘panca di via’ in pietra, si presenta caratterizzato da ricorsi di bugne a cuscino, con tre portali incorniciati ad arco e piccole finestre quadre. Il primo piano è a bugne piatte e l’ultimo a paramento liscio, ambedue con finestre centinate (in origine spartite a croce guelfa e lunetta soprastante) che ripetono la forma dei portali. All’ultimo piano le finestre sono più alte, in modo da compensare visivamente l’accorciamento prospettico. Il tutto è coronato da un elegante cornicione a mensole di modesto aggetto, sopra il quale è un belvedere a colonne posto in asse con il portone al n. 2 (varie modifiche al piano attico sono state attuate nel 1954). Oltre il portone al n. 1 (e si vedano i due bei ferri portabandiera ai lati) si accede all’elegante e armonioso cortile (interessato da un cantiere di restauro nel 2007), a tre e a due svelte arcate per lato su colonne con capitelli finemente scolpiti, a lungo occupato da un fioraio e che, “più che essere un compromesso tra l’esterno e l’interno e segnare il passaggio dalla vivacità della strada alla quiete della casa, qui sembra già far parte dell’appartamento, e ci si stupisce di non trovarvi qualche mobile che l’arredi” (Gino Chierici). Al centro è una graziosa fontana a doppia tazza del 1652, alimentata dall’acqua della fontana del Nettuno di piazza della Signoria. Sotto il portico si sviluppa una rampa di scale con balaustri a foglie d’acanto e si trova un’antica statua togata, proveniente forse dal vicino teatro romano. In una sala al primo piano la letteratura segnala un ricco soffitto intagliato e un grandioso camino, riconducibile al Sangallo. Si veda anche via de’ Gondi 2-4. Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
www.palazzospinelli.org/architetture/
Fonte:
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
www.palazzospinelli.org/architetture/
Articolo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Gondi
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