Palazzo Portinari Salviati (Cappella di Santa Maria Maddalena) (Comune di Firenze)
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Via del Corso, 6
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Erano qui in antico alcune case della famiglia Portinari che, tra il 1470 e il 1480, furono trasformate in un palazzo a due piani, forse ad opera di Michelozzo (Pampaloni). Tale edificio venne acquistato nel 1546 da Jacopo Salviati che provvide ad ingrandirlo a partire dal 1572: probabilmente i lavori terminarono nel 1578, forse sotto la direzione di Bartolomeo Ammannati o di Alessandro Allori. Tra il 1679 e il 1698 gli stessi Salviati, acquistate altre case e botteghe, prolungarono la facciata verso via dello Studio. Alla proprietà di questa famiglia sono legati alcuni fatti storici rilevanti: qui infatti abitò Maria Salviati, moglie di Giovanni dalle Bande Nere e madre del granduca Cosimo I, e venne ospitato, nel 1708, il re Federico IV di Danimarca (ma si vedano le note con vari aneddoti nel repertorio di Bargellini e Guarnieri). Venduto nel Settecento ai Ricciardi (1768), il palazzo passò per via ereditaria nel 1803 ai da Cepperello, quindi venne acquistato dal Comune di Firenze che vi ospitò il Liceo Ginnasio Fiorentino. Per questi anni è l’importante testimonianza di Federico Fantozzi, soprattutto in merito a quanto al tempo si era elaborato attorno agli uomini illustri che vi avevano abitato: “allorché fu ridotto alla presente grandezza sul disegno dell’architetto Bramante Lazzeri, vi restò incorporata la casa ove abitava nel 1576 Simone Ginga da Urbino, architetto al servizio del Granduca, e quella di Folco de’ Portinari, la di cui figlia Beatrice accese le prime scintille del sacro fuoco di Dante. Cosimo I vi ricevette la prima educazione, ed è fama che il di lui padre lo facesse gettare nelle sue braccia da una finestra, onde presagire da quell’esperimento la futura sorte del figlio (...). In alcune stanze terrene trovossi negli scorsi anni un grandioso laboratorio chimico, ed un privato istituto di Chimica, Fisica, Botanica, Geologia, Mineralogia, Algebra, Geometria e Meccanica, diretto dal prof. Andrea Cozzi il quale per la prima volta vi dette nel 1838 un pubblico esperimento d’illuminazione a gas con un apparecchio da esso semplicizzato e reso meno costoso e più sicuro”. Al tempo di Firenze capitale il palazzo venne individuato come sede del Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti e, per renderlo idoneo ad ospitarne gli uffici, fu ampliato su progetto dell’architetto Francesco Mazzei e dell’ingegner Nicola Nasi con un terzo piano dal lato di via dello Studio, per un totale di sedici stanze (lavori conclusi nel luglio 1866). Successivamente fu occupato dalla Cassa di Risparmio, dalle Scuole Pie dei padri Scolopi (1881), e quindi venne acquistato dalla Società Anonima Torrigiani (1918) che lo cedette al Credito Toscano nel 1921 come sede degli uffici della direzione generale. Questa lo fece restaurare affidando la direzione dei lavori all’architetto Giuseppe Castellucci (una ampia documentazione fotografica è nella raffinata pubblicazione promossa dallo stesso Credito Toscano nel 1924), provvedendo successivamente ad arredarlo e arricchirlo di pregevoli opere d’arte. Un ulteriore restauro fu attuato nel 1960. Sul fronte, che si presenta grandioso per estensione ma non particolarmente caratterizzato per il disegno, è una lapide che ricorda il passaggio dei Padri Scolopi (quando questi furono estromessi dal convento dei Gesuiti in via de’ Martelli), e un’altra, sormontata da uno scudo con l’arme dei Portinari, che rievoca tramite i versi danteschi la figura di Beatrice Portinari. Oltre alle molte opere d’arte mobili conservati negli interni, si segnala la presenza del piccolo cortile degli Imperatori, a portico su due lati con colonne trabeate, già ornato di busti di imperatori e con volte affrescate a figure e a grottesche e con un ciclo di Storie dell’Odissea di Alessandro Allori (1580). Nella cappellina del palazzo, dedicata a Santa Maria Maddalena, altri affreschi dell’Allori e, negli ambienti del piano nobile, di Tommaso Gherardini (1783), commissionati da Niccolò Maria Ricciardi Serguidi. Il palazzo appare nell’elenco redatto nel 1901 dalla Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti, quale edificio monumentale da considerare patrimonio artistico nazionale.
La cappella del palazzo fu voluta dal granduca Cosimo I, la cui madre era una Salviati, e fu interamente decorata da Alessandro Allori, con un ciclo di affreschi dedicati a S. Maria Maddalena e sull'altare una tavola raffigurante "Gesù fra Maria e Marta". Nel cortile interno è riportato un affresco staccato del XIV secolo con "Madonna col Bambino ed i Santi Giovanni Battista e Zanobi".
Fonti:
I Luoghi della Fede - Regione Toscana
Sito Web: web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
Ex sede di Banca Toscana, il palazzo è attualmente (estate 2010) oggetto di un intervento di restauro e rifunzionalizzazione, volto alla creazione e vendita di unità immobiliari e di spazi per uffici e attività commerciali.
La cappella del palazzo fu voluta dal granduca Cosimo I, la cui madre era una Salviati, e fu interamente decorata da Alessandro Allori, con un ciclo di affreschi dedicati a S. Maria Maddalena e sull'altare una tavola raffigurante "Gesù fra Maria e Marta". Nel cortile interno è riportato un affresco staccato del XIV secolo con "Madonna col Bambino ed i Santi Giovanni Battista e Zanobi".
Fonti:
I Luoghi della Fede - Regione Toscana
Sito Web: web.rete.toscana.it/Fede/ricerca.jsp?lingua=italiano
Repertorio delle Architetture Civili di Firenze
a cura di Claudio Paolini
sito web:
www.palazzospinelli.org/architetture/
Ex sede di Banca Toscana, il palazzo è attualmente (estate 2010) oggetto di un intervento di restauro e rifunzionalizzazione, volto alla creazione e vendita di unità immobiliari e di spazi per uffici e attività commerciali.
Articolo Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_Portinari-Salviati
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